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Nicaragua, Ortega libera ed esilia 2 vescovi, 15 sacerdoti, 2 seminaristi. C’è Álvarez

16 Gennaio 2024 - Autore: Alleanza Cattolica

Di Andrea Gagliarducci da Acistampa del 15/01/2024

Non aveva accettato di andare in esilio prima del processo che lo aveva condannato per alto tradimento. Ma il vescovo di Matagalpa Rolando Álvarez ha accettato però la mediazione della Santa Sede, che è in corso già dallo scorso luglio, e il 14 gennaio è stato annunciato che lui, un altro vescovo e altri 15 sacerdoti e due seminaristi incarcerati erano stati portati dal Nicaragua verso il Vaticano. Le prime foto del loro arrivo in Vaticano, accolti dal Cardinale Pietro Parolin, stanno già circolando, senza una attirbuzione precisa. 

La Santa Sede, che è senza personale diplomatico a Managua – prima il nunzio, poi tutto il personale della nunziatura sono stati espulsi, e l’ambasciata del Papa è sguarnita da marzo dello scorso anno – ha così concluso una difficile opera di mediazione con il governo di Daniel Ortega, che tra l’altro non ha mancato nel corso di questi mesi di attaccare la Chiesa, fino a chiedere di avere una parola sulla nomina dei vescovi.

Con il vescovo Álvarez, viene scarcerato anche il vescovo Isidoro Mora di Siuna, che era detenuto dallo scorso dicembre. Il governo del Nicaragua ha comunicato il trasferimento con una nota stampa in cui ringrazia Papa Francesco, la Segreteria di Stato vaticana e in particolare il Cardinale Parolin, Segretario di Stato, e il suo gruppo di lavoro, per “il coordinamento molto rispettoso e discreto realizzato per rendere possibile il viaggio in Vaticano”.

Oltre ai vescovi Álvarez e Mora, sono stati liberati ed esiliati:Oscar José Escoto Salgado; Jader Danilo Guido Acosta; Pablo Antonio Villafranca Martínez; Carlos José Avilés Cantón; Héctor del Carmen Treminto Vega; Marcos Francisco Díaz Prado; Fernando Isaías Calero Rodríguez; Silvio José Fonseca Martínez; Mikel Salvador Monterrey Arias; Raúl Antonio Zamora Guerra; Miguel Agustín Mantica Cuadra; Jhader Antonio Hernández Urbina; Gerardo José Rodríguez Pérez; Ismael Reineiro Serrano Gudiel; José Gustavo Sandino Ochoa; Tonny Daniel Palacio Sequeira y Alester de Jesús Sáenz Centeno.

Il governo sandinista di Ortega che la scarcerazione e il trasferimento all’estero sono stati raggiunti “in ottemperanza agli accordi di buona fede e buona volontà che cercano di promuovere la comprensione e migliorare la comunicazione tra Santa Sede e Nicaragua, per la pace e il bene”.

Il comunicato conclude: “Riconosciamo le possibilità del dialogo franco, discreto, prudente e molto serio, un dialogo responsabile e attento, che ha reso possibile arrivare oggi a questo giorno di lode al Dio di tutti, che ci illumina e guida per continuare a coltivare la confidenza, e per aumentare, a partire dalla fede e dalla tranquillità dello spirito e al diritto alla giustizia e alla vita delle famiglie nicaraguensi”.

Papa Francesco, durante il suo discorso di inizio anno al corpo diplomatico dell’8 gennaio, aveva detto: “Desta ancora preoccupazione la situazione in Nicaragua: una crisi che si protrae nel tempo con dolorose conseguenze per tutta la società nicaraguense, in particolare per la Chiesa Cattolica. La Santa Sede non cessa di invitare ad un dialogo diplomatico rispettoso per il bene dei cattolici e dell’intera popolazione”. Le parole del Papa, viste con il senno di poi, erano un segnale al governo Ortega che il dialogo già intrapreso poteva e doveva andare avanti.

Non è la prima volta che avviene una liberazione simile. Già nell’ottobre 2023, dodici sacerdoti imprigionati furono inviati dal Nicaragua a Roma.

I vescovi arrestati

Tra le persone ora in arrivo a Roma c’è, come detto, il vescovo di Matagalpa, che fu messo agli arresti domiciliari già all’inizio di agosto 2022 insieme a sacerdoti, seminaristi e un laico. Quindi, due settimane dopo, la polizia del Nicaragua irruppe nella casa di Álvarez, prelevò il vescovo e lo porto a Managua.

Il 10 febbraio 2023, in un processo molto contestato, Álvarez è stato condannato a più di 26 anni di carcere con l’accusa di essere traditore della patria. È stato da allora recluso in una prigione conosciuta come “La Modelo”, che ospita soprattutto prigionieri politici.

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