Da La bianca Torre di Ecthelion del 7/10/2017. Foto da articolo
Il Nobel per la Pace 2017 è stato assegnato a una “società in come collettivo”: l’ICAN, acronimo di International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, ovvero la rete di sigle nata nel 2007 a Melbourne, in Australia, e oggi riaccasatasi a Ginevra, che federa quante più organizzazioni non governative possibili (oggi 468 in 101 Paesi) attorno al miraggio del disarmo atomico globale. Alla sua guida c’è la 37enne svedese Beatrice Fihn, che pare avere le idee chiare stando al tweet del 4 ottobre in cui scrive «Donald Trump is a moron» (un deficiente), e otto sono le realtà italiane che vi afferiscono: l’Associazione italiana medicina per la prevenzione della guerra nucleare, Cormuse, Peacelink, Senzatomica, la sezione italiana della Wilpf (Women’s Internationl League for Peace and Freeom), la World Foundation for Peace, Rete Disarmo e l’Iriad (Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo).
Ora, il Nobel l’ICAN lo ha ottenuto per aver portato l’ONU ad approvare, il 7 luglio, con 122 voti, il Trattato per la messa al bando del nucleare. Ma, a parte i Paesi Bassi che hanno votato contro, il punto è che non è arrivato nemmeno un “crepa” dalle nove potenze nucleari mondiali: Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Russia, Israele, Cina, Pakistan, India e Corea del Nord, delle quali tra l’altro una, il Pakistan, sguazza non da oggi in acque infestate dal terrorismo e un’altra, la Corea del Nord, è al centro della più grave crisi atomica mondiale dal tempo dei missili sovietici a Cuba.
Tra i Paesi silenziosissimi c’è del resto anche l’Iran, cui Barack Obama ha spalancato la corsa al nucleare, e persino l’Italia, che non è un Paese nucleare, ma che ospita armi atomiche altrui (statunitensi, sin dalla fine della Seconda guerra mondiale) sul proprio territorio (ad Aviano, in provincia di Pordenone, e a Ghedi, vicino a Brescia) esattamente come Germania, Belgio, Paesi Bassi e Turchia.
Il nostro governo dice che non ha senso adottare un trattato che non coinvolge anzitutto le potenze nucleari. Vero. Ma forse questa risposta pilatesca è legata a questioni come il fatto che il nostro parlamento ha appena bocciato una mozione in cui si chiedeva al governo di rinunciare all’acquisto dei caccia F-35 di cui una parte è dotata del dispositivo che consente di trasportare, ed eventualmente sganciare, le bombe all’idrogeno B61.
Insomma, il Trattato per la messa al bando del nucleare votato dall’ONU vale tanto quanto predicare la castità agli eunuchi, e il Nobel all’ICAN pure.
Marco Respinti