di Marco Invernizzi
Nei giorni successivi alla Pasqua, la liturgia ci presenta la lettura degli Atti degli Apostoli, che sono l’inizio della storia della Chiesa. In essi appare con evidenza come la persecuzione sia una caratteristica originaria della Sposa di Cristo, una, santa, apostolica, cattolica e … perseguitata, fin dalle origini. Quando cesseranno le persecuzioni, dopo l’Editto di Milano nel 313, cominceranno le eresie, una sorta di autopersecuzione che accompagnerà la Chiesa per secoli, peraltro senza impedire l’annuncio e la diffusione della fede nell’Europa che diventerà cristiana. Sarà con la Riforma protestante e poi con la Rivoluzione del 1789, che la Chiesa conoscerà ancora sia la persecuzione (soprattutto durante l’epoca delle ideologie, 1789-1989) sia le eresie “interne”, come giansenismo e modernismo.
Nel corso del Novecento, la Chiesa ha conosciuto il maggior numero di martiri della sua storia, e ancora oggi i cristiani sono i più perseguitati al mondo, in particolare in Medio Oriente e in Asia, dove è avvenuta la mattanza di Pasqua, nello Sri Lanka.
La persecuzione ci è stata annunciata da Gesù («hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi», Gv 15, 18-21) e deve essere ricordata. Essa è una conseguenza del fatto che Cristo è il Salvatore del mondo, l’unico, e noi cristiani non possiamo dimenticarlo. Il servo di Dio mons. Luigi Giussani parlava di una “pretesa” cristiana, che è semplicemente vera, conseguente alla realtà dell’Incarnazione, che i cristiani devono comunicare con amore e mitezza, ma che non devono dimenticare, pena perdere il senso del loro essere cristiani.
Il fatto che Cristo sia l’unico nel quale la verità si manifesti nella sua interezza non ci fa dimenticare che la Chiesa insegna il valore universale della libertà religiosa, come principio fondamentale del bene comune, non perché tutte le religioni siano uguali, ma perché ogni comunità abbia il diritto di professare liberamente la propria religione.
Il martirio dei cristiani accaduto in Sri Lanka è stato un ennesimo atto contro la libertà religiosa delle minoranze, avvenuto in un Paese complesso dal punto di vista religioso, con il 68% di buddisti, il 13% di induisti, il 9% di cristiani, quasi tutti cattolici, e circa la stessa percentuale di musulmani (cfr. la scheda Sri Lanka nel Rapporto 2018 sulla libertà religiosa nel mondo a cura dell’Aiuto alla Chiesa che soffre). Bisogna notare come anche buddisti e induisti conoscano il fenomeno del fondamentalismo, che in alcuni casi diventa violento e anche terroristico. Il Paese infatti ha conosciuto fino a pochi anni fa una lunga guerra civile, cominciata dopo l’indipendenza nel 1948, fra la maggioranza di etnia cingalese (buddista) e la minoranza tamil (induista), mentre i cristiani sono la minoranza più perseguitata perché appartengono a entrambe le etnie, manifestando così l’universalità della fede cristiana, capace di penetrare in ogni ambito etnico e culturale.
Seppure con un certo ritardo la strage di Pasqua è stata rivendicata dallo Stato islamico (Is). Il governo del Paese ritiene che la responsabilità sia da attribuire a due gruppi islamici locali: il National Thowheed Jamath (Ntj) e il Jamaat-ul-Mujahideen, che però avrebbero agito col sostegno di forze straniere (cfr. il sito asianews.it).
Proprio in una situazione come questa appare l’importanza dell’atteggiamento di rispetto verso le religioni sostenuto da decenni dal Magistero della Chiesa. Soltanto mettendone in luce gli aspetti positivi, sarà possibile aiutare le religioni a liberarsi dai rispettivi fondamentalismi e a convivere nella pace. Perché se è vero, come hanno insegnato soprattutto Benedetto XVI e Francesco, che ci può essere un uso falso e violento della religione, è altrettanto vero che ogni “seme del Verbo” può essere l’inizio della strada che conduce alla pienezza della Verità, in Cristo.
Certo, oggi apparentemente non ci rimane che piangere oltre trecento morti innocenti, assassinati da un terrorismo islamista, accecato da un odio profondo e che lascia senza parole. Eppure, il loro sacrificio di martiri cristiani sarà il seme di nuovi cristiani, come diceva Tertulliano, se noi in Europa smetteremo di nascondere la Croce, come scriveva Alfredo Mantovano sul Giornale del 23 aprile, quella Croce per la quale sono morti in Sri Lanka i nostri fratelli nella fede.
Bisogna però interrogarsi sulle caratteristiche di questo odio. Da dove viene? E soprattutto dove ci vuole portare? A un conflitto religioso generalizzato, che impedisca la convivenza e la libertà di professare pubblicamente la propria religione?
Non dobbiamo mancare di prudenza. La libertà religiosa va protetta con la forza della legge e va fatta rispettare. Il terrorismo può essere battuto come dimostra la sconfitta militare dello Stato islamico in Iraq e Siria, dopo anni di dura guerra. Ma sarebbe un’illusione pensare di potere garantire la pace soltanto con la forza militare e con la diplomazia politica. Questo odio ha un’altra origine, che è oltre l’umano, e ci ricorda l’opera del demonio. Soltanto la preghiera che ricorda la morte in Croce di Gesù ci permetterà di vincere perché «La nostra battaglia … non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potenze, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti» (Ef 6,12).
Mercoledì, 24 aprile 2019