Il premier ungherese attacca la Merkel: «Abbiamo pestato il formicaio mediorientale» E accusa le organizzazioni non governative di guadagnare dalla tratta del Mediterraneo
Eppure soltanto lui ha il coraggio di lanciare l’allarme: è in pericolo l’identità cristiana delle Nazioni. Ce la siamo andata a cercare, con l’ accoglienza indiscriminata, ma anche sostenendo le rivolte contro i regimi siriano e libico, ricorda il leader ungherese. Dopodiché, osserva, risulta piuttosto ridicolo lamentarsi delle conseguenze. Abbiamo aperto le porte al «cavallo di Troia del terrorismo», cioè all’ immigrazione. Ce l’avevano presentata come un rimedio agli effetti del calo demografico e invece «si è rivelata una falsa soluzione alla carenza di manodopera».
Qualcuno, in effetti, ha trovato un’ indubbia convenienza nel fenomeno e così «l’immigrazione si è rivelata sempre più come un business per le organizzazioni non governative».
Casomai, si potrebbero costruire «dei luoghi di raccolta sicuri sulle coste libiche». Ma quell’ ipotesi significherebbe l’ addio ai lauti guadagni da parte dei professionisti della tratta degli umani. E non si tratta di un monopolio esclusivo degli scafisti.
Ora vi sarà anche chi si sorprenderà del fatto che il partito Fidesz di Orbán sia stato accolto nel Ppe e tenterà di prendere le distanze dalle parole del suo leader e perfino chi griderà allo scandalo, dimenticando che, a ben vedere, sono le stesse identiche conclusioni alle quali si era giunti, appena due giorni prima, a un evento preparatorio e in qualche modo propedeutico, organizzato dalla Fondazione Adenauer, un organismo che più democristiano di così non ce n’è.
Sempre a Malta, e alla presenza del presidente della Commissione Esteri del Parlamento europeo, David McAllister, infatti erano riecheggiate le medesime accuse verso il cosiddetto mondo del volontariato, suscitandone le reazioni stizzite. Per urtarne la sensibilità era stato sufficiente che il senatore Mario Mauro, presidente dei Popolari per l’Italia, facesse riferimento all’audizione del 22 marzo, davanti alla Commissione Schengen, del procuratore capo di Catania, Carmelo Zuccaro, un magistrato che non si ritiene obbligato a indossare il paraocchi della solidarietà indiscriminata.
«Insieme a Frontex e alla Marina Militare stiamo cercando di monitorare queste Ong che hanno dimostrato di avere grandi disponibilità finanziaria», nel tentativo di «capire chi c’è dietro tutte queste organizzazioni umanitarie che sono proliferate in questi ultimi anni, da dove vengono tutti questi soldi che hanno a disposizione e soprattutto che gioco fanno», aveva rivelato il giudice. Insomma, i fatti ci sono e i sospetti per molti sono già certezze.
Tant’è che, secondo un rapporto di Frontex all’ Ue, ai migranti «verrebbero date chiare istruzioni prima della partenza sulla direzione da seguire per raggiungere le imbarcazioni Ong», le cui navi si spingerebbero spesso vicino la costa libica come dei taxi, ipotizzando accordi con i negrieri. Il dato di fatto è che i migranti portati dalle navi Ong al porto etneo sono aumentati del 30% negli ultimi quattro mesi del 2016 e del 50% nel 2017.
Se ne sta fuori perfino la mafia, che preferisce agire «dove ci sono i grandi flussi finanziari, come quelli per i centri di accoglienza e assistenza».