All’inizio del 2021 il Papa ribadisce che «la pace si può costruire se cominceremo ad essere in pace con noi stessi – in pace dentro, nel cuore – e con chi ci sta vicino, togliendo gli ostacoli che impediscono di prenderci cura di quanti si trovano nel bisogno e nell’indigenza», che sono innanzitutto culturali.
di Michele Brambilla
A mezzogiorno del 1 gennaio Papa Francesco torna a rivolgersi ai fedeli cattolici di tutto il mondo dopo 48 ore di apprensione, segnate da una dolorosa sciatalgia che lo ha obbligato a rimanere a letto. Il discorso per l’Angelus sottolinea che «iniziamo il nuovo anno ponendoci sotto lo sguardo materno e amorevole di Maria Santissima, che la liturgia oggi celebra come Madre di Dio. Riprendiamo così il cammino lungo i sentieri del tempo, affidando le nostre angosce e i nostri tormenti a Colei che tutto può». L’anno 2020 ha visto dilagare la piaga del Covid-19, pertanto «è proprio alla cura del prossimo e del creato che è dedicato il tema della Giornata Mondiale della Pace, che oggi celebriamo: La cultura della cura come percorso di pace. I dolorosi eventi che hanno segnato il cammino dell’umanità nell’anno trascorso, specialmente la pandemia, ci insegnano quanto sia necessario interessarsi dei problemi degli altri e condividere le loro preoccupazioni».
Ognuno di noi è chiamato ad essere operatore di pace, «e la pace si può costruire se cominceremo ad essere in pace con noi stessi – in pace dentro, nel cuore – e con chi ci sta vicino, togliendo gli ostacoli che impediscono di prenderci cura di quanti si trovano nel bisogno e nell’indigenza. Si tratta di sviluppare una mentalità e una cultura del “prendersi cura”, al fine di sconfiggere l’indifferenza, di sconfiggere lo scarto e la rivalità – indifferenza, scarto, rivalità –, che purtroppo prevalgono» nella cultura contemporanea. Bisogna «togliere questi atteggiamenti» individualisti: il Papa ribadisce con forza che «la pace mai è asettica, no, non esiste la pace del quirofano [spagnolo: “sala operatoria”]. La pace è nella vita: non è solo assenza di guerra, ma è vita ricca di senso, impostata e vissuta nella realizzazione personale e nella condivisione fraterna con gli altri. Allora quella pace tanto sospirata e sempre messa in pericolo dalla violenza, dall’egoismo e dalla malvagità, quella pace messa in pericolo diventa possibile e realizzabile se io la prendo come compito datomi da Dio», una vocazione.
«Sulla soglia di questo inizio, a tutti rivolgo il mio cordiale augurio di un felice e sereno 2021. Ognuno di noi cerchi di far sì che sia un anno di fraterna solidarietà e di pace per tutti; un anno carico di fiduciosa attesa e di speranze, che affidiamo alla protezione di Maria, madre di Dio e madre nostra», che nell’accogliere la vita nascente di Cristo con tenerezza ha dato a tutti l’esempio. Il Papa ringrazia cortesemente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella per gli auguri al Pontefice, inseriti all’interno del discorso alla nazione italiana del 31 dicembre; fa riferimento «alla Marcia virtuale di ieri sera, organizzata dall’Episcopato italiano, Pax Christi, Caritas e Azione Cattolica» dedicata alla pace; esprime preoccupazione per la recrudescenza in atto in Yemen e depreca il rapimento di mons. Moses Chikwe, vescovo ausiliare di Owerri, in Nigeria, rapito assieme al suo autista il 27 dicembre.
Sabato, 2 gennaio 2021