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“Pakistan con Asia Bibi in preghiera e digiuno”

27 Aprile 2018 - Autore: Alleanza Cattolica

Da Avvenire del 26/04/2018. Foto da Vaticannews

Si riapre alla speranza la lunga vicenda di Asia Bibi, cattolica pachistana incarcerata nell’estate 2009 e condannata a morte per blasfemia, la cui pena è sospesa dall’ottobre 2016 in attesa di una decisione finale della Corte Suprema. Pochi giorni fa il giudice Saqib Nisar, presidente della Corte, ha segnalato al capo del consiglio di difesa della donna, l’avvocato musulmano Saiful Malook, che sarebbe prossima l’udienza definitiva e ha garantito un impegno personale per arrivare alla sentenza.

Una decisione accolta con soddisfazione dalla stessa Asia Bibi, alla quale i familiari comunicato in carcere, dove si trova da 3.226 giorni, la disponibilità del giudice supremo. La detenuta ha anche chiesto a chi le è vicino nella situazione di estrema difficoltà in ci si trova di unirsi a lei domani in preghiera e digiuno. A riferirlo all’agenziaFides è stato Joseph Nadeem, responsabile della Ong Renaissance Education Foundation che sostiene la famiglia di Asia Bibi, costretta a vivere in clandestinità e lontano dal-la donna, se non per rare visite nel carcere femminile di Multan. Nella stessa provincia del Punjab dove la vicenda di Asia Bibi è nata da un diverbio con alcune vicine musulmane nel suo villaggio di Ittanwali che ha portato alla denuncia per oltraggio all’islam, ed è poi proseguita nelle prigioni di Nankana Sahib e Sheikhupura per complessivi 3.226 giorni.

«La nostra speranza e il nostro cuore sono con lei: venerdì (domani, ndr) ci uniremo alla speciale giornata di preghiera e digiuno con Asia Bibi, invocando Dio per la sua libertà e la pace», ha comunicato aFidesl’arcivescovo di Lahore, monsignor Sebastian Shaw. Una iniziativa che va raccogliendo la solidarietà e l’impegno di molti, tra cui il Consiglio episcopale del Pakistan, raggruppamento di Chiese e congregazioni protestanti che per voce del vescovo Khadim Bhutto, ha dichiarato di apprezzare «la decisione del presidente della Corte Suprema», definita«un passo necessario».Sottolineando però che ‘il giudice dovrebbe anche considerare gli altri casi di molte persone innocenti in in carcere da lungo tempo, che chiedono giustizia’. Un giudice, Saqib Nisar, che solleva perplessità tra gli attivisti cristiani per quelle che sembrano essere convergenze con i poteri forti, a partire dalle forze armate. Nazir Bhatti, presidente del Congresso cristiano del Pakistan, movimento di ispirazione protestante attivo nella denuncia della persecuzione verso i battezzati ha segnalato il rischio che i giudici supremi decidano non per la liberazione (che comunque aprirebbe a un orizzonte di insicurezza per la donna e la sua famiglia sottoposta nel tempo alle minacce degli estremisti religiosi) ma per un nuovo giudizio che costerebbe a Asia Bibi ancora una detenzione dai tempi incerti.

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