
Il report di Meter sulla pedofilia, catene di Sant’Antonio e chi ci casca, aberrazioni della PMA
di Luca Bucca
– Il 27 febbraio è stato presentato il report annuale 2024 su pedofilia e pedopornografia redatto dall’associazione Meter di don Fortunato Di Noto. Si tratta di un’opera meritoria perché accende i riflettori su un fenomeno non sempre monitorato con adeguata attenzione, in qualche caso anche volutamente, da parte di ambienti socio-culturali che si muovono in una zona grigia di trasgressione e rivendicazione di nuovi diritti. Si rimanda al testo integrale per l’approfondimento; in questa sede si evidenziano solo alcuni dati: in generale l’incremento dei casi denunciati, l’aumento di abusanti donne e di vittime neonati, il verificarsi di abusi virtuali nel metaverso e l’utilizzo dell’intelligenza artificiale a scopi criminali anche in questo ambito.
– Recentemente ha ripreso a girare sui social una vecchia “catena di Sant’Antonio”, adesso attribuita al presidente del Messico Claudia Sheinbaum, ma risalente almeno al 2016. Essa è stata a volte attribuita agli autori più disparati, in altri casi divulgata in forma anonima: ora è considerata una lettera contro il Presidente degli Stati Uniti Donald Trump e Elon Musk. Al di là della banalità del testo, la cosa che colpisce è la facilità con la quale in tanti, anche cattolici, hanno “abboccato”, rilanciando il messaggio senza nessun senso critico né verificandone prima la veridicità.
– Un esempio di quali aberrazioni comportino le pratiche della procreazione medicalmente assistita, dell’utero in affitto e della “donazione” di sperma è la notizia, resa pubblica il 18 febbraio scorso, che riguarda una trentottenne statunitense, Krystena Murray. Tramite fecondazione in vitro, e il seme di un soggetto anonimo con un fenotipo simile al suo (bianco, con i capelli biondi), ottiene una gravidanza. Nasce però un bambino di carnagione scura e, dalle indagini successive, emerge un errore della clinica, che ha impiantato nella donna un embrione destinato a un’altra coppia che aveva invece fatto ricorso alla fecondazione omologa. Dopo cinque mesi dalla nascita il bambino, nonostante la riluttanza della donna, è stato dunque affidato ai genitori biologici. Un antico adagio affermava che mater semper certa est. Oggi evidentemente non è più così.
Mercoledì, 5 marzo 2025