Da Avvenire del 05/05/2022
Molti, molti di più. Durante il 2021 sono stati 5.316 i casi di pedopornografia trattati dalla Polizia postale, sarebbe a dire più 47% rispetto all’anno precedente (3.243 nel 2020). Ed è in aumento anche il numero dei minori approcciati sul web dagli adulti abusanti, cioè 531, in maggioranza con un’età inferiore ai tredici anni (338 minori, quasi il 64%, dei quali 306 nella fascia dieci/tredici anni). Non basta, crescono i casi di adescamento online dei bimbi nella fascia zero/ nove (32 casi). Numeri che vengono fuori dall’approfondimento sull’adescamento on line, fenomeno cresciuto con la pandemia, lanciato ieri alla vigilia della Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia (il 5 maggio), con la pubblicazione di un dossier dati e di una guida per i genitori, nell’ambito della collaborazione tra la Polizia di Stato e Save the Children.
I dati, è stato spiegato, «rappresentano purtroppo solo la punta dell’iceberg di un fenomeno sommerso, che fatica a venire alla luce ». I pedofili o groomer (adulti adescatori interessati a minori), che sfruttano la rete e i suoi servizi per entrare in contatto con bambini e bambine, ragazzi e ragazze, sono stati 208, pari al 15% del numero complessivo degli indagati per lo scambio di materiale pedopornografico (1.421 adulti). Percentuale che corrisponde ad adulti con capacità criminale e modus operandi complessi, basati su una conoscenza accurata dei linguaggi, delle abitudini d’uso e delle fragilità proprie delle vittime, tale da poter consentire loro di entrare in contatto, condurre l’interazione diretta e governare i rapporti sulla rete con le bambine, i bambini e gli adolescenti.
L’accordo tra la Polizia di Stato e Save the Children – sancito dal Protocollo d’intesa per la tutela dei minori e la prevenzione degli abusi on line, siglato il 5 febbraio dello scorso anno – ha l’obiettivo di favorire l’accesso dei minori a un ambiente on line più sicuro, di prevenire i rischi connessi a un utilizzo non consapevole della rete (tra cui il cyberbullismo), di contrastare gli abusi sessuali on line, promuovendo attività di prevenzione, segnalazione ed emersione precoce di potenziali abusi. «La pandemia ha imposto a bambini e adulti un cambiamento repentino di molte abitudini», è stato ancora spiegato: milioni di utenti, anche piccolissimi, hanno dovuto ricorrere al web per proseguire molteplici attività quotidiane, dal lavoro allo studio. Così gli effetti complessivi «hanno investito anche il mondo della devianza online, incrementando la presenza di pedofili, pedopornografi e adescatori». Col risultato che «un numero crescente di bambini, bambine e adolescenti sono stati approcciati sul web da soggetti adulti, interessati a intraprendere conversazioni sessuali, a ricevere da loro immagini private, a commettere abusi online sino ad arrivare a richiedere incontri sessuali off-line».
Del resto già due settimane fa don Fortunato Di Noto aveva commentato il report annuale della sua associazione Meter: la «pedofilia e pedopornografia on line ormai è inarrestabile», aveva detto. Il 2021 ha dimostrato che «internet resta una landa senza legge, nella quale si può fare davvero di tutto». E denunciando come da qualche anno c’è un nuovo fenomeno, «la cosiddetta infantofilia, ossia l’abuso e lo stupro di bambini tra zero e due anni».
Il sacerdote di Avola era andato avanti: «Gli strumenti di cui disponiamo sono ormai ampiamente insufficienti». E dopo? «Dopo c’è la procedura, ci sono le norme… che non sono mai uguali da Paese a Paese. O qui ci diamo una mossa, capendo che è una pandemia globale della violenza, o non ne usciremo mai».