Domenica 29 settembre 2002, organizzata da Alleanza Cattolica in Emilia e dai Gruppi Studenteschi Tertio Millennio, si è svolta un’iniziativa, nel quadro del progetto denominato Pellegrinaggio per l’Italia, inteso a visitare luoghi significativi della storia religiosa e civile per ricuperarne la memoria e prendere coscienza dell’identità nazionale italiana, premessa alla nuova evangelizzazione.
Meta del pellegrinaggio è stata la chiesa di San Valentino, una frazione in comune di Castellarano, provincia di Reggio Emilia e diocesi di Reggio Emilia-Guastalla. Nella piccola pieve si trova la tomba di un seminarista quattordicenne ucciso dai partigiani comunisti nel 1945, Rolando Rivi, la cui vicenda è ancora viva nella memoria dei singoli, ma è stata oscurata e quasi censurata in quella collettiva.
Rolando Rivi nasce a San Valentino il 7 gennaio 1931, in una famiglia di agricoltori. Nell’ottobre del 1942 entra nel seminario di Marola, a Carpineti, in provincia di Reggio Emilia. Da questo momento la sua vita è scandita dai ritmi dello studio e della preghiera. Ha un singolare attaccamento all’abito talare, considerato come segno di appartenenza a Cristo, e che perciò non lascia neppure quando, durante i rientri periodici a San Valentino a partire dal 1944, la situazione consiglierebbe la massima prudenza. La mattina del 10 aprile 1945 Rolando si apparta in un boschetto vicino a casa per pregare, vestito della sua inseparabile veste nera. Un gruppo di partigiani comunisti lo preleva e lo conduce alla propria base, alle Piane di Monchio, in provincia di Modena, dov’è trattenuto prigioniero con l’accusa di essere una “spia dei tedeschi e dei fascisti”. Come risulterà dal processo ai suoi persecutori, essi prima lo maltrattano, lo percuotono, l’insultano perché seminarista e lo scherniscono per la sua veste; infine decidono di eliminarlo e lo portano sull’orlo di una fossa già scavata. Rolando chiede di essere risparmiato, ma gli viene risposto con un calcio. Allora capisce qual è il suo destino e chiede un minuto per pregare, dopodiché due colpi di pistola lo fanno rotolare nella fossa. È il 13 aprile 1945: Rolando ha quattordici anni e tre mesi. Il suo parroco, insieme al padre, ritroverà il giorno dopo il corpo martoriato del piccolo “amico di Gesù”, sotto uno strato di terra e di foglie. Nel maggio successivo la salma di Rolando viene traslata nel cimitero di San Valentino e, da allora, anche il suo ricordo, come quello degli 87 sacerdoti e dei 5 seminaristi uccisi in Emilia, viene sepolto sotto uno strato di oblio.
In apertura dell’incontro il parroco, padre Giovanni Battista Colusso, dell’Istituto Missioni Consolata, ha salutato i numerosi convenuti, militanti di Alleanza Cattolica, amici di Cristianità e altri, presenti la sorella e il fratello del giovane seminarista, ricordando come stia crescendo presso il popolo fedele, anche al di fuori dei confini regionali e nazionali, una vera e propria “fama di santità” intorno al piccolo seminarista ucciso, in ragione anche di alcune guarigioni straordinarie di cui le autorità religiose sono informate.
Quindi l’avvocato Paride Casini, di Alleanza Cattolica, ha illustrato le ragioni di quadro dell’iniziativa.
Il momento della memoria è stato affidato al sacerdote diocesano don Alberto Camellini, che delle vicende legate a Rivi e al momento storico in cui si sono svolte è stato testimone diretto e ne ha tracciato una commovente rievocazione.
Infine, l’ingegner Guido Verna, pure di Alleanza Cattolica, ha svolto una riflessione dal titolo Da una memoria integra, l’integrità dell’identità nazionale.
Dopo gl’interventi, è stato recitato il rosario e celebrata la Messa. L’iniziativa ha avuto vasta eco sui mass media locali.