« Il Signore Dio chiamò l’uomo e gli disse: “Dove sei?”. Rispose: “Ho udito la tua voce nel giardino: ho avuto paura, perché sono nudo, e mi sono nascosto”. Riprese: “Chi ti ha fatto sapere che sei nudo? Hai forse mangiato dell’albero di cui ti avevo comandato di non mangiare?”. Rispose l’uomo: “La donna che tu mi hai posto accanto mi ha dato dell’albero e io ne ho mangiato”. Il Signore Dio disse alla donna: “Che hai fatto?”. Rispose la donna: “Il serpente mi ha ingannata e io ho mangiato”. Allora il Signore Dio disse al serpente: “Poiché hai fatto questo, maledetto tu fra tutto il bestiame e fra tutti gli animali selvatici! Sul tuo ventre camminerai e polvere mangerai per tutti i giorni della tua vita. Io porrò inimicizia fra te e la donna, fra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. […]. L’uomo chiamò sua moglie Eva, perché ella fu la madre di tutti i viventi » (Gen 3,9-15.20).
«Io porrò inimicizia tra te e la donna, tra la tua stirpe e la sua stirpe: questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno» (Gn 3,15). Questo versetto è stato definito il “Protoevangelo”, il primissimo annuncio della salvezza. In esso sono racchiusi tutti gli elementi essenziali dell’economia (cioè della strategia) disposta da Dio per salvare l’uomo. Innanzitutto si parla di una inimicizia. Una inimicizia non qualsiasi, ma a morte. Il termine ebraico אֵיבָהindica nella Bibbia sempre una inimicizia fra persone (non si tratta quindi del serpente in quanto animale) e una inimicizia « abituale, implacabile e profonda, di quelle che […] non si soddisfano se non con lo spargimento di sangue (Nm 35,21-22; Ez 25,15; 35,5) » (F. Asensio).
Questa inimicizia si situa a tre livelli: 15a tra il serpente e la donna; 15b tra la stirpe del serpente e la stirpe della donna; 15c tra il serpente e la stirpe della donna. Il serpente è il diavolo: cfr. Sap 2,24; Gv 8,44; Ap 12,9; 20,2. Chi è «la donna»? Qui ci troviamo davanti ad un senso letterale che immediatamente sembra indicare Eva, ma rimanda con assoluta evidenza oltre Eva verso una “nuova Eva”. Infatti Eva non sarà poi ricordata nella tradizione ebraica con particolare enfasi come nemica del Demonio. Potrebbe indicare anche la donna in senso collettivo: tutte le donne. Anche qui però nasce lo stesso problema. Il senso del testo è teologico-profetico, è un vaticinio.
L’esegesi razionalista, che lo vorrebbe soltanto una “eziologia”, cioè un racconto per spiegare l’inimicizia fra gli uomini e i serpenti, coglie semplicemente il luogo originario dell’espressione (il suo Sitz im Leben) e non certamente il suo utilizzo nel contesto, perché qui sarebbe semplicemente risibile. Sarebbe come se uno chiedesse: “vieni ad ascoltare la conferenza sulla fisica quantistica?” e, ricevendo questa risposta “no, il gioco non vale la candela”, ne ricavasse che la fisica quantistica è un gioco ed ha a che fare con le candele… Non dobbiamo evidentemente confondere il Sitz im Lebenoriginario, dal suo uso successivo, per così dire “proverbiale” in un altro contesto. Che l’espressione « [la donna] ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno » avesse il valore di un modo di dire, di un proverbio, è molto probabile. Che riguardasse originariamente il rapporto conflittuale tra la donna e i serpenti che si infilavano nella tenda beduina è altrettanto probabile. Ma qui è inserito in un contesto teologico-profetico e assume un significato che va ben al di là della lotta tra le donne e i serpenti, come l’esempio del gioco e della candela, il cuiSitz im Leben è un tempo in cui non c’era luce elettrica e giocare di notte ‘costava’ candele, ci aiuta a capire. In realtà chi sia questa donna lo si capisce chiedendosi il significato di « stirpe » (ebr. זֶרַע = ‘seme, sperma, stirpe’). La stirpe di questa donna schiaccerà il capo al serpente.
La Vulgata traduce « ipsa » ‘lei’ e la LXX « αὐτός », ‘lui’ (maschile e non neutro, come dovrebbe essere se si riferisse a stirpe). Si tratta di traduzioni-interpretazioni (ogni traduzione lo è, che lo voglia o no). Infatti da un punto di vista grammaticale l’ebraico non può essere tradotto così. Tuttavia sono interpretazioni esatte. Se la stirpe della donna schiaccia il capo al serpente è la Donna che lo fa. La donna è qui vista come una גְּבִירָה = signora, padrona, regina. Se il re vince, la regina vince. I LXX spostano l’attenzione sul fatto che questa stirpe non è solo una collettività, ma è soprattutto « uno ». Si tratta quindi di un senso pieno che l’agiografo non poteva capire in tutta la sua pienezza. Noi oggi sappiamo ormai con certezza dall’insegnamento della Chiesa che la stirpe è Gesù e la Donna Maria. Questo è senso letterale pieno. Qualunque altra interpretazione cozza contro difficoltà insormontabili.
Stirpe può avere un senso singolare o collettivo. I due sensi si armonizzano. Basta confrontare alcuni testi del NT. 1 Cor 15,25: «Bisogna infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi». Gesù mediante la Croce e la potenza della Risurrezione che dalla Croce si effonde ha sconfitto il Demonio. Però continua a sconfiggerlo nella storia attraverso il suo Corpo che è la Chiesa. Fino all’esito finale, quando tutti i suoi nemici saranno « schiacciati ». Noi partecipiamo a questa vittoria: Gesù infatti « trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che ha di sottomettere a sé tutte le cose » (Fil 3,21). Con la Risurrezione lo Spirito si diffonde innanzitutto nel corpo fisico di Cristo per poi diffondersi in quello mistico. La configurazione al corpo glorioso è in atto. Si compirà nell’ultimo giorno. Un senso collettivo ha anche la « stirpe del serpente ». Sono i seguaci di Satana: angeli e uomini. Il verbo usato per descrivere la battaglia originata dall’inimicizia è שׁוּף = ‘schiacciare, colpire’. Viene giustamente tradotto in due modi diversi: schiaccerà, insidierai.
Vediamo la scena: una donna schiaccia la testa di un serpente e lui (contemporaneamente) cerca di morderla al calcagno. Un serpente schiacciato, più su del calcagno non va… Dico “cerca”, perché “sciuf” non vuol dire mordere. La battaglia è terribile ma i colpi non sono uguali: da una parte c’è la vittoria, dall’altra disperati tentativi di contrastarla. Notiamo poi che Dio dice: « Io porrò ». Questa inimicizia la pone Dio. Solo Dio la può porre. Solo lui può far sì che chi è entrato in amicizia con il Diavolo (questo è il peccato) possa rompere questo “incantesimo”. Se siamo della stirpe di Gesù, siamo per ciò stesso figli di Maria e anche noi riceviamo il potere di schiacciare satana sotto i nostri piedi (cfr. Rm 16,20).