« Siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male. Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo! » (1Ts 5,16-24).
Per il cristiano la gioia non è un optional, ma un dovere: « questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi ». Ma allora, dicono alcuni, con la vostra gioia voi sostenete che “tutto va bene”, chiudete gli occhi davanti al male che c’è nel mondo, alla “crisi della Chiesa”. Non volete vedere l’evidenza delle tante e tante cose che non vanno intorno a noi. Mi ricordo qui di due versetti che sembrano apertamente contraddittori nel libro dei Proverbi: « Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza, per non divenire anche tu simile a lui. Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza, perché egli non si creda saggio » (Pr 26,4-5).
Evidentemente la contraddizione non c’è. Bisogna cioè capirli e interpretarli. « Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza », cioè non accettare i suoi principi, il suo modo di ragionare, perché diventeresti stolto come lui. « Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza », rispondigli dall’alto della tua fede per mostrare allo stolto che i suoi argomenti sono solo delle stupidaggini, così gli farai una carità. La gioia del cristiano non è la gioia del mondo! È una gioia che viene da una fede viva, cioè piena di amore. Il cristiano vede il male attorno a lui, per tanti versi lo vede più degli altri.
Non gira con gli occhi foderati di salame… Ma è nella gioia perché sa tutto questo male può essere vinto. La sua gioia che viene dall’alto, e dall’amore, non lo spinge ad essere pigro e ignavo… “Se tutto va bene posso starmente tranquillo nel mio cantuccio a farmi gli affari miei”. No! Se il male può essere vinto allora vale la pena combattere la buona battaglia, con la gioia che viene dalla speranza. « Non rispondere allo stolto secondo la sua stoltezza », il cristiano non si sforza di dimostrare che non tutto il male che viene additato è veramente male, lasciandosi avviluppare dai cavilli ridicoli dello stolto. « Rispondi allo stolto secondo la sua stoltezza »: a volte mostra l’evidenza della stupidità, perché lo stolto non si monti la testa a suo danno. Se uno gli dice che Allah non è il vero Dio, che “Allah non esiste”, gli mostra pazientemente che questa è una bestemmia, perché Allah è solo il nome di Dio in arabo. Se un arabo islamico dice báqarah intende una vacca, non un bue o un asinello. Cosi se dice Allah intende Dio e non un’altra cosa.
Sia una vacca che Dio sono realtà raggiungibili dalla nostra conoscenza naturale (cfr. Rm 1,20 e concilio ecumenico Vaticano I). Il fatto di non avere la fede soprannaturale non distrugge la conoscenza naturale. Neppure la luce della fede la distrugge, ma la perfeziona facendoci intravvedere la vita intima di Dio, costituita dalle relazioni di tre Persone che si amano così tanto da costituire un’unità perfettissima. Superiore all’unità intravvista dal mussulmano. Il cristiano perciò ama e si sforza di diffondere questo amore attorno a sé. « Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono ». Esamina il credo islamico e constata che ci sono diverse cose buone: un Dio unico e creatore, l’obbligo della preghiera, il digiuno religioso, ecc. Ma non si ferma lì, a partire da questo si sforza di mostrare e dimostrare che Dio è amore. So, anche per esperienza personale, che è a partire soprattutto da questa scoperta che avvengono le conversioni di mussulmani. Le quali sono molto più numerose di quanto comunemente si crede. Spaventarsi davanti alle difficoltà (che esistono!) e diffondere questa paura vuol dire cedere nel cuore e nella mente all’eresia pelagiana, per cui la grazia di Dio in fondo non esiste, perché si riduce al buon esempio che Gesù ci ha dato con la sua vita. No!
La nostra fede cattolica ci insegna che Gesù non ci ha dato solo un esempio di vita, ma la sua stessa vita, che anche noi possiamo e dobbiamo rivivere. Con la potenza della sua vita di amore tutto diventa possibile. 2+2 fa 4, ma 2+2+Dio fa l’infinito…