« Una voce! L’amato mio! Eccolo, viene saltando per i monti, balzando per le colline. L’amato mio somiglia a una gazzella o ad un cerbiatto. Eccolo, egli sta dietro il nostro muro; guarda dalla finestra, spia dalle inferriate. Ora l’amato mio prende a dirmi: “Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto! Perché, ecco, l’inverno è passato, è cessata la pioggia, se n’è andata; i fiori sono apparsi nei campi, il tempo del canto è tornato e la voce della tortora ancora si fa sentire nella nostra campagna. Il fico sta maturando i primi frutti e le viti in fiore spandono profumo. Àlzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia, nei nascondigli dei dirupi, mostrami il tuo viso, fammi sentire la tua voce, perché la tua voce è soave, il tuo viso è incantevole” » (Ct 2,8-14).
Oggi ascoltiamo con umiltà e fede un brano tratto dal Cantico dei Cantici. Il Cantico è un poema d’amore. Non un amore “platonico”, cioè astratto ed esistente solo in un mondo lontano dal nostro mondo umano, ma un amore molto concreto. Perché Dio ha voluto che un testo così concreto – letto direttamente in ebraico, per chi lo conosce a sufficienza, svela dei tratti che sono letteralmente “a luci rosse”? Per farci capire che il suo amore per noi è reale, ed essendo degli uomini in anima e corpo, molto concreto.
Niente è più concreto di un amore tra un uomo e una donna. Ci sono però dei caratteri che ci fanno capire – e tutti i commentatori ebrei e cristiani lo hanno capito subito – che questo amore, pur essendo assolutamente vero e concreto , è “diverso”. Dio ci chiama ad un amore non astratto, ma più grande. Infinitamente più grande. Un amore “sublimato”. Non nel senso di “annullato”, ma nel senso che si libra oltre il limite dell’occhio (sub – limen). Com’è questo amore? Per capirlo bisogna provarlo e per provarlo bisogna lasciarsi catturare da lui. Bisogna pregare. Pregare nel senso di “lasciarsi amare”. Questo amore ha dei tratti paradossali. Noi siamo delle creature, davanti a Lui siamo dei “niente”. Ma se corrispondiamo al suo amore noi lo rendiamo felice!