« Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele”. Giovanni testimoniò dicendo: “Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare nell’acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio” » (Gv 1,29-34).
In questo brano san Giovanni il Battista fa – a proposito di Gesù – un’affermazione profetica che può essere considerata come il riassunto di tutto il mistero della salvezza: « Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! ». Chi è l’ “Agnello di Dio”? È l’agnello pasquale che rimane in Israele come “memoriale” [זִיכָּרוֹן zikkaron: oggetto, gesto, rito che rende di nuovo presente l’azione salvifica di Dio di cui è “memoria”] della Pasqua, cioè del passaggio miracoloso dalla terra d’Egitto alla Terra promessa, dal peccato alla salvezza (cfr. Es 12,3-14). È il servo sofferente profetizzato da Isaia: « Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca » (53,7).
È l’ « Agnello, in piedi, come immolato » di cui parla l’Apocalisse (5,6) che con la sua morte e resurrezione ha riportato la vittoria definitiva che lo mette in grado di prendere in mano i destini della storia umana e “risolverli”. « Dopo aver accettato di dargli il battesimo tra i peccatori [cfr. Lc 3,21; Mt 3,14-15], Giovanni Battista ha visto e mostrato in Gesù l’Agnello di Dio che toglie il peccato del mondo [cfr. Gv 1,29.36]. Egli manifesta così che Gesù è insieme il Servo sofferente che si lascia condurre in silenzio al macello [cfr. Is 53,7; Ger 11,19] e porta il peccato delle moltitudini [cfr. Is 53,12] e l’Agnello pasquale simbolo della redenzione di Israele al tempo della prima Pasqua [cfr. Es 12,3-14; e anche Gv 19,36; 1Cor 5,7]. Tutta la vita di Cristo esprime la sua missione: servire e dare la propria vita in riscatto per molti [cfr. Mc 10,45] » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 608). Il verbo greco tradotto con “toglie” è αἴρων, participio presente di αἴρω, che significa ‘portare su di sé’, ‘prendere sulle proprie spalle’ e ‘togliere di mezzo, eliminare’. Accogliamo l’Agnello di Dio nella nostra vita, crediamo in Lui, accettiamo di ri-vivere la sua stessa vita seguendolo ovunque vada (Ap 14,4). Incominciamo così a partecipare alle « nozze dell’Agnello » (19,7) che si concluderanno in cielo (21,9).