« Siamo infatti collaboratori di Dio, e voi siete campo di Dio, edificio di Dio. Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come un saggio architetto io ho posto il fondamento; un altro poi vi costruisce sopra. Ma ciascuno stia attento a come costruisce. Infatti nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si trova, che è Gesù Cristo. E se, sopra questo fondamento, si costruisce con oro, argento, pietre preziose, legno, fieno, paglia, l’opera di ciascuno sarà ben visibile: infatti quel giorno la farà conoscere, perché con il fuoco si manifesterà, e il fuoco proverà la qualità dell’opera di ciascuno. Se l’opera, che uno costruì sul fondamento, resisterà, costui ne riceverà una ricompensa. Ma se l’opera di qualcuno finirà bruciata, quello sarà punito; tuttavia egli si salverà, però quasi passando attraverso il fuoco. Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi » (1Cor 3,9-17).
La Chiesa è descritta spesso come un edificio: Mt 16,18; Ap 21,14; Ef 2,20-22; 1Tm 3,15. Questo edificio è fatto di pietre, ma è costruito con pietre viventi, cioè con persone, delle quali evidentemente la più importante è Gesù: Lui è la pietra angolare, il fondamento. Gesù è il fondamento principale, ma a livello basilare sono posti anche gli Apostoli: « sopra il fondamento degli apostoli e dei profeti, avendo come pietra d’angolo lo stesso Cristo Gesù » (Ef 2,20) e il primo di loro, Pietro: « E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa » (Mt 16,18).
La Gerusalemme celeste infatti è posta su dodici basamenti, che sono gli Apostoli: « Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell’Agnello » (Ap 21,14). Le chiese (edifici) costruite dai cristiani nei secoli hanno sempre tratto da questa immagine ispirazione per il loro simbolismo: la pianta molto spesso è a forma di croce, un chiaro riferimento alla croce di Cristo da cui la Chiesa scaturisce come dalla sua fonte. A volte riproduce la figura perfetta del cerchio, simbolo del Paradiso, come la basilica di santo Stefano Rotondo a Roma sul colle Celio. Sempre però un elemento strutturale fondamentale è l’unità dell’insieme: un corpo senza una qualche unità tra le sue parti è un corpo morto. L’amore all’unità non è dunque un fatto solo estetico o marginale, ma è qualcosa di fondamentale. Ogni divisione è un attentato alla vita profonda della Chiesa e il senso vero dell’«ecumenismo» è questo e solo questo.
L’unità della Chiesa è un aspetto strutturale del suo mistero, è un concetto misterioso e in quanto concetto umano è solo “analogico”, è cioè una partecipazione al mistero dell’Unità di Dio che si dà in molti modi: « […] la Chiesa è in Cristo come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano » (Concilio ecumenico Vaticano II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 1). Non è possibile essere cristiani e cattolici oggi senza desiderare concretamente di ristabilire l’unità piena di tutti i cristiani e senza operare per questo fine. Nel mio libro “Oralità e magistero” (2014) mi sono sforzato di dimostrare che la Chiesa e la sua autorità rimandano ad un realismo fondamentale e strutturale.
I termini “Chiesa” e “autorità della Chiesa”o si riferiscono a “questa” Chiesa concreta che esiste oggi e all’autorità di “queste” persone concrete che sono il papa Francesco e i vescovi in comunione con lui, oppure sono solo parole vuote. Una prova evidente di quello che dico è il fatto che chi, in nome di una “crisi” della Chiesa (detto en passant, la Chiesa è sempre stata “in crisi”, cfr. proprio la 1Cor) rifiuta questa Chiesa concreta, a) pratica di fatto una antiapologetica sistematica e capillare, sforzandosi di trovare continuamente motivi per dimostrare che l’autorità attuale della Chiesa induce sempre in errore; b) ricorre a vere e proprie bestemmie, attribuendo il termine “neochiesa” o altri titoli ingiuriosi a quella che è « la Chiesa del Dio vivente, colonna e sostegno della verità » (1Tm 3,15); c) per condannare qualunque avvicinamento al Protestantesimo, accetta solo documenti scritti scelti da lui e rifiuta ogni autorità vivente che li discerna e li interpreti. Chi ostacola con le parole e con le opere lo sforzo ecumenico insegnato autorevolmente dall’ultimo concilio ecumenico, per quanto sta in lui, distrugge il Tempio di Dio e « Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi » (v. 17).