« Stefano intanto, pieno di grazia e di potenza, faceva grandi prodigi e segni tra il popolo. Allora alcuni della sinagoga detta dei Liberti, dei Cirenei, degli Alessandrini e di quelli della Cilìcia e dell’Asia, si alzarono a discutere con Stefano, ma non riuscivano a resistere alla sapienza e allo Spirito con cui egli parlava. […]. E così sollevarono il popolo, gli anziani e gli scribi, gli piombarono addosso, lo catturarono e lo condussero davanti al sinedrio. […]. All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano. Ma egli, pieno di Spirito Santo, fissando il cielo, vide la gloria di Dio e Gesù che stava alla destra di Dio e disse: “Ecco, contemplo i cieli aperti e il Figlio dell’uomo che sta alla destra di Dio”. Allora, gridando a gran voce, si turarono gli orecchi e si scagliarono tutti insieme contro di lui, lo trascinarono fuori della città e si misero a lapidarlo. E i testimoni deposero i loro mantelli ai piedi di un giovane, chiamato Saulo. E lapidavano Stefano, che pregava e diceva: “Signore Gesù, accogli il mio spirito”. Poi piegò le ginocchia e gridò a gran voce: “Signore, non imputare loro questo peccato”. Detto questo, morì » (At 6,8-10.12; 7,54-60).
Stefano è un ebreo “ellenista”, cioè proveniente dalla diaspora di lingua greca, probabilmente dall’Egitto. Il cuore della sua testimonianza è il valora del Tempio. Esso è un’opera dell’uomo e nasce dal tentativo di costruire una casa per Dio. Dio però non può abitare in una casa costruita da mani di uomo. « Così dice il Signore: “Il cielo è il mio trono, la terra lo sgabello dei miei piedi. Quale casa mi potreste costruire? In quale luogo potrei fissare la dimora? Tutte queste cose ha fatto la mia mano ed esse sono mie – oracolo del Signore. Su chi volgerò lo sguardo? Sull’umile e su chi ha lo spirito contrito e su chi trema alla mia parola » (Is 66,1-2).
Con la venuta di Gesù è arrivato il vero e nuovo Tempio. Un Tempio veramente universale, perchè può essere in ogni luogo, là dove incontra cuori fedeli ed umili pronti ad accoglierlo. Un’accoglienza vera comporta la disponibilità a rivivere la sua vita, ed è proprio quello che fa Stefano che dona la vita per i fratelli come ha fatto Gesù. Per questo è venerato come proto-martire, il primo dei testimoni di Gesù.