« Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata” » (Lc 19,41-44).
Gesù piange il peccato di Gerusalemme che è consistito nel non aver accolto la grazia stupefacente a lei fatta di aver avuto il dono della presenza del Messia. Rifiutando il Messia ha rifiutato la pace ed è venuta su di lei la guerra. Gesù prevede la distruzione della città ad opera dei romani che succederà meno di una generazione più tardi, nel 70 dopo Cristo. « Gesù ricorda il martirio dei profeti che erano stati messi a morte a Gerusalemme [cfr. Mt 23,37 a]. Tuttavia, non desiste dall’invitare Gerusalemme a raccogliersi attorno a lui: “Gerusalemme. . . quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto!” (Mt 23,37 b). Quando arriva in vista di Gerusalemme, Gesù piange sulla città ed ancora una volta manifesta il desiderio del suo cuore: “Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, la via della pace! Ma ormai è stata nascosta ai tuoi occhi” (Lc 19,41-42) » (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 558). « [Gesù] è la nostra pace » (Ef 2,14) se non lo accogliamo non è che per questo siamo puniti, ma rimaniamo in preda alla violenza che è in noi.
La nostra violenza attira altra violenza e questo ci distrugge. È la vicenda di ogni realtà umana e anche della nostra vita. Rifiutare (o anche solo dimenticare) la presenza di Dio nella nostra vita vuol dire condannarsi a non capirla più e sprofondare nelle tenebre in cui sono libere di scatenarsi le forze distruttive più tenaci. Le tenebre possono essere scacciate solo dalla luce e l’odio dall’amore. Luce e amore che l’uomo da solo non sa darsi. Il dolore di Gesù è l’anticipazione della sua sofferenza più intensa nella passione: il dolore nel vedere il suo amore rifiutato. Gesù è vicino, la sua misericordia ci è offerta sempre di nuovo. Stiamo attenti a non rifiutarla, a non riconoscere il tempo della sua visita. Dobbiamo piangere sulla nostra Europa perché si è dimenticata (anzi… rifiuta) di essere stata visitata? No! Perché siamo ancora in tempo per fare memoria. Però il tempo stringe…