Da Avvenire del 28/07/2020
«Per rispondere in modo adeguato – se mai ce ne fosse davvero bisogno in questo particolare momento storico – al problema teoricamente posto da chi paventa una crescita dell’ ‘omofobia’ vanno esplorate strade normative diverse da quelle dell’inserimento di nuovi reati, specie se implicano valutazioni diretta o indiretta di tipo etico». È l’appello ai parlamentari che si stanno occupando del ddl Zan sottoscritto da una cinquantina di associazioni di area cattolica tra cui Age Milano, Alleanza Cattolica, Difendere la vita con Maria, Family day-Difendiamo i nostri figli, Associazione Nonni 2.0, Pro Vita & famiglia, Centro Studi Livatino, Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento per la vita e tante altre.
Fuori discussione l’impegno a difendere e valorizzare del vita dei più deboli. Totalmente d’accordo su «rimedi contro forme di violenza, anche a causa dell’orientamento sessuale, perché la persona è sempre ‘sacra’ e segno di un Destino infinito» ma pretendere il carcere «per una non meglio precisata ‘istigazione alla discrminazione’ per motivi fondati sull’omosessualità e sulla cosiddetta ‘identità di genere’ – si legge nell’appello a cui – non è rimedio utile e svela obiettivi ben diversi». Sotto accusa è la matrice culturale della proposta di legge Zan «che dichiara espressamente lo scopo antropologico, volendo affermare come ‘diritto inviolabile’ il diritto all’’ identità di genere’, cioè a quella ‘percezione di sé rispondente a un genere anche diverso da quello biologico’», spiegano i firmatari. Secondo questa visione, si sostiene ancora, «la realtà non esisterebbe, perché esisterebbe solo la volontà dell’uomo, autoreferenziale misura di tutte le cose che si erge contro tutto il reale». Proprio come il Capaneo dantesco a cui si oppone lo «sguardo curioso, positivo e rispettoso verso la realtà, di cui la differenza fra i generi femminile e maschile è uno degli elementi più evidenti e significativi». Invece la proposta di legge Zan – si legge ancora – vuole spingere «sul crinale dell’emarginazione penale chi è affascinato da una concezione dell’uomo e della natura diversa da quella di Capaneo». Non solo – si ipotizza nel documento – se venisse approvata una legge simile «ogni associazione Lgbt potrà mandare in Procura qualsiasi comportamento ritenuto incoerente con le proprie convinzioni e il tarlo della delazione diffusa devasterà la comunità italiana». E sarà impossibile – si dice ancora – «intervenire in un’assemblea di classe per opporsi ai corsi gender o distribuire volantini contro il diritto alla genitorialtà omosessuale». L’obiettivo è chiaro: imporre con la forza della legge penale «una specifica e opposta opzione antropologica». Da qui la richiesta ai parlamentari di fermarsi per cambiare con urgenza lo strumento normativo.
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