Il 25 settembre, a Piacenza, nella cornice di Palazzo Galli — già residenza del governatore ducale e ora proprietà della Banca di Piacenza —, organizzato da Alleanza Cattolica, da Cristianità e dall’IDIS, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale, si è tenuto un convegno in onore di Giovanni Cantoni, fondatore di Alleanza Cattolica.
Ha aperto i lavori e moderato l’incontro il generale Ugo Cantoni, primogenito di Giovanni, che ha introdotto l’avvocato Corrado Sforza Fogliani, presidente del Comitato esecutivo della Banca ospitante, il quale ha intrecciato alcuni ricordi personali con gli inizi dell’attività associativa di Cantoni — suo coetaneo e compagno di liceo —, da lui definito un uomo dal pensiero e dai princìpi fermi, pur nell’apertura al confronto.
Dopo la relazione introduttiva di Ugo Cantoni (in questo numero, alle pp. 7-9), l’avvocato Gabriele Borgoni, della locale croce di Alleanza Cattolica, ha dato lettura dei messaggi di saluto delle autorità ai convegnisti. Il sindaco di Piacenza e presidente della Provincia, avvocato Patrizia Barbieri, ha sottolineato, anche a nome delle istituzioni che rappresenta, «l’importanza del tributo a un concittadino illustre, il cui contributo di altissimo profilo culturale e profonda, autentica fede ha lasciato un’eredità morale e una testimonianza di cui, in questa occasione, vengono rimarcati ulteriormente il valore e la coerenza.
«Studioso appassionato e di grande rigore, Giovanni Cantoni ha messo le proprie doti intellettuali al servizio della Chiesa e della comunità cristiana, affidando ad Alleanza Cattolica — che oggi onora la memoria del proprio fondatore — la costante attenzione per la formazione spirituale, mai disgiunta dalla dimensione sociale e politica. Questa stessa sensibilità, espressa nelle pagine della rivista “Cristianità” e nei numerosi scritti che, tra saggi e articoli giornalistici, hanno saputo diffondere in modo così incisivo il suo pensiero, ne ha sempre contraddistinto l’attività in ogni ambito.
«Grazie agli autorevoli relatori che interverranno, sono certa che emergerà non solo la pienezza e la solidità degli insegnamenti che Giovanni Cantoni ha saputo trasmettere, ma anche quell’approccio di rara umiltà, costante ricerca e amore per la verità cui è stato reso onore da tanti, nel ricordo, al momento della sua scomparsa».
S.E. mons. Gianni Ambrosio, vescovo emerito di Piacenza-Bobbio — che nel 2012 ha riconosciuto Alleanza Cattolica come associazione ecclesiale — ha ritenuto «un’opera buona approfondire la figura di Giovanni Cantoni. Come ho detto nell’omelia del funerale, sono grato al Signore per gli incontri che ho avuto con Giovanni e per la fede vigile e attenta che egli ha testimoniato fino all’ultimo.
«Ho ammirato la sua sapienza e la sua umiltà, il suo coraggio e la sua obbedienza al Signore e alla Chiesa. Il suo insegnamento è apologetico nel senso migliore del termine, capace di mostrare la ragionevolezza e la bellezza della verità cristiana e di smascherare i falsi idoli di turno. Il suo insegnamento merita di essere conosciuto e portato avanti».
Il suo successore nella diocesi, S.E. mons. Adriano Cevolotto, ha indicato nel convegno, «[…] che vede la presenza di autorevoli figure del pensiero cattolico italiano […], l’occasione per una riscoperta e una riattualizzazione del messaggio di Giovanni Cantoni nel contesto di una Chiesa chiamata a intraprendere un percorso sinodale secondo gli insegnamenti del Santo Padre Papa Francesco e nella fedeltà al Magistero Sociale della Chiesa, di cui Giovanni è stato attento studioso».
Ha quindi preso la parola il professor Mauro Ronco — docente emerito di diritto penale, presidente del Centro Studi Rosario Livatino, militante della prima ora di Alleanza Cattolica — con una relazione intitolata Giovanni Cantoni: una vita (in questo numero, alle pp. 11-28).
Su Giovanni Cantoni e la Chiesa anima della Contro-Rivoluzione è intervenuto, infine, il magistrato Domenico Airoma, reggente nazionale vicario di Alleanza Cattolica (in questo numero, alle pp. 29-40).
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Nella sessione pomeridiana, moderatadal dottor Francesco Pappalardo, direttore editoriale di Cristianità, si è svolta una tavola rotonda intitolata Pensare l’azione, cui hanno partecipato il dottor Ermanno Pavesi, di Alleanza Cattolica, il professor Eugenio Capozzi, ordinario di Storia Contemporanea all’Università degli Studi di Napoli «Suor Orsola Benincasa», il professor Giancarlo Cesana, leader storico di Comunione e Liberazione e del Movimento Popolare, il professor Massimo Gandolfini, presidente dell’Associazione Family Day-Difendiamo i Nostri Figli, e il dottor Salvatore Martinez, presidente del Rinnovamento nello Spirito Santo.
Francesco Pappalardo ha illustrato il titolo della tavola rotonda, ricordando che Giovanni Cantoni, pur coltivando il grande desiderio di una civiltà interamente cristiana, nel suo realismo sapeva che occorre conservare il contatto con il reale e agire non per il bene desiderato ma per quello possibile hic et nunc. Da qui il rifiuto di ogni frenesia e utopismo dell’azione. «Pensare l’azione» significa, infatti, che nessuna iniziativa può essere fruttuosa se non è scrupolosamente meditata, prima di essere organizzata e posta in atto.
Ermanno Pavesi ha rievocato l’incontro con Cantoni — avvenuto nel 1962 quando lo stesso Pavesi era un liceale —, i primi anni dell’attività associativa nella città di Piacenza, dove risiedevano entrambi, l’innovativa impostazione culturale di Cantoni, caratterizzata da un impianto dottrinale e politico di ampio respiro, radicato nella cultura cattolica del Paese, di cui erano prova, in quegli anni, la traduzione da parte di Cantoni di numerosi testi del mondo conservatore e contro-rivoluzionario internazionale e i contatti con personalità quali lo storico dell’arte austriaco Hans Sedlmayr (1896-1984), incontrato nel piccolo «cenacolo» piacentino.
Il professor Capozzi ha inserito la genesi di Alleanza Cattolica nella cesura rappresentata dal decennio 1960-1970, segnato da una rivolta generazionale e da una corrispondente reazione «moderata» e anticomunista. In tale contesto va inquadrata la formazione umana e culturale di Cantoni — avvenuta, a differenza di quella di molti esponenti della cultura di destra della sua epoca, dopo il crollo del fascismo e la fine della guerra — che, muovendo all’inizio degli anni 1960 da una radicale messa in discussione del Risorgimento, ha inteso contrastare la secolarizzazione in atto diffondendo una visione del mondo non pragmatica ma ispirata alla scuola contro-rivoluzionaria e in stretto collegamento con la dottrina sociale della Chiesa, mirante altresì alla formazione in tempi lunghi di una classe dirigente, non solo politico-partitica, all’altezza dei problemi del tempo e alternativa a quella democristiana dominante.
Giancarlo Cesana ha ripercorso l’esperienza di Comunione e Liberazione (CL), soprattutto quella degli anni 1970, osservando che la vera «liberazione» non può venire dalla rivoluzione, come si auspicava nel Sessantotto, bensì dalla «comunione». Perciò l’azione, secondo l’insegnamento di don Luigi Giussani, non deve nascere come reazione a una sfida ma venire dall’originalità del soggetto. Il percorso educativo ed esperienziale di CL — che è alla base anche della Compagnia delle Opere — mira a far sì che in ogni azione emerga la gloria umana di Cristo, cioè l’umanità rinnovata nella gloria di Cristo, l’opera senza la quale la fede è morta.
Massimo Gandolfini, partendo da un’analisi del decreto conciliare Apostolicam actuositatem, che ha dato autonomia e protagonismo al laicato, ricorda che i cattolici sono portatori della Verità, che va conosciuta e quindi testimoniata in modo militante, sia sul piano culturale sia su quello politico, soprattutto ora che la sovversione antropologica, d’ispirazione diabolica, sembra travolgere l’Occidente un tempo cristiano. Occorre avere il coraggio di intervenire contro il «politicamente corretto» e di difendere i cosiddetti «princìpi non negoziabili», di cui parlava Papa Benedetto XVI, anche creando una «comunione» fra le associazioni che si ritrovano in essi per influenzare o contaminare le forze politiche.
Salvatore Martinez, muovendo anch’egli dall’Apostolicam actuositatem, che ha favorito una singolare fase di sviluppo dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità, ha messo in evidenza la crisi della dimensione carismatica dei movimenti stessi, che non pensano più l’azione all’interno della «mistica delle relazioni», cioè il rimando all’altro per completarsi e definirsi, perché ogni carisma è dato per il bene comune. Bisogna ripensare l’evidenza pubblica di movimenti e realtà intermedie, che in Italia sono ancora ben organizzati, per sollecitare una risposta autentica e fraterna ai bisogni del nostro tempo. Giovanni Cantoni — di cui Martinez ha messo in evidenza il ministero ecclesiale e la forza profetica — ha intuito questa verità, che lascia a noi in eredità.
Ha concluso il convegno il dottor Marco Invernizzi, reggente nazionale di Alleanza Cattolica, con una relazione intitolata «Operai» della restaurazione: l’apostolato culturale di Alleanza Cattolica (in questo numero, alle pp. 41-52).
Al termine dei lavori i convegnisti hanno partecipato, nella cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina, alla Messa celebrata da S.E. mons. Antonio Suetta, vescovo di Ventimiglia-San Remo.
L’iniziativa è stata annunciata e ha avuto eco sui media nazionali e su vari siti internet.