
Di Andrea Morigi da Libero del 06/07/2019. Foto redazionale
È
un meccanismo insito nelle leggi a discriminare le famiglie italiane.
Assegni per i figli a carico, sussidi per i pannolini, bonus bebé e
provvidenze varie sono legati al reddito percepito dai genitori e al
loro patrimonio.
Sembra tutto perfettamente coerente con il dettato
costituzionale. L’art. 53 della Carta fondamentale della Repubblica
Italiana recita che «tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche
in ragione della loro capacità contributiva» e «il sistema tributario è
informato a criteri di progressività». Quindi coloro che hanno più
possibilità economiche godono di minore assistenza dallo Stato.
Curiosamente
non accade lo stesso con altri incentivi, in particolare quelli che
riguardano l’industria automobilistica. Chi vuole rottamare un veicolo
per acquistarne uno nuovo, riceve uno sconto uguale per tutti, senza
considerazioni ulteriori per la sua condizione. Mica si possono far
differenze: l’importante è smerciare vetture e non farle rimanere sui
piazzali del concessionario. Così si pagano gli stipendi agli operai
invece di mandarli in cassa integrazione a zero ore.
Si tratta sempre
di denaro pubblico, distribuito ultimamente con il pretesto della
tutela ambientale. Si favorisce chi circola con motori meno inquinanti e
manda allo sfasciacarrozze il vecchio macinino causa di emissioni
dannose per il clima e di riscaldamento globale.
Per l’industria dei
figli, invece, si applica il metodo dell’ antica ordalìa. Per essere
resi degni di una qualsiasi agevolazione, un padre e una madre devono
presentare l’Isee, che è una seccatura tremenda poiché costringe a
rivolgersi a un intermediario, perlopiù un centro di assistenza fiscale,
con una sfilza di documenti che attestino la miserevole condizione in
cui versa la famiglia. Se i conti correnti sono in rosso e il mutuo o
l’affitto ti strozzano, sei disoccupato o precario con una paga da fame,
allora ti abbuonano qualche briciola sulle spese, sotto forma di dote
scuola o di esenzione da ticket e gabelle varie.
In pratica, una
coppia che lavora, ha una casa di proprietà e ha deciso di mettere al
mondo quattro-cinque-sei figli, non riceve nulla dalle istituzioni, i
cui rappresentanti cianciano di solidarietà e poi, quando c’è da
investire sulla crescita della popolazione, e quindi anche sullo
sviluppo economico, tirano il freno a mano. Nel frattempo l’ Italia è
entrata in un inverno demografico da cui non sa come uscire.
