Di Marco Invernizzi da Tempi del 09/08/2021
In molti si stanno interrogando sulle ragioni del declino del cristianesimo in Occidente, sull’incapacità di una presenza pubblica significativa, anche in Italia. Fra costoro vi è Andrea Riccardi, storico e fondatore della Comunità di sant’Egidio, studioso annoverabile fra gli intellettuali “progressisti” del mondo cattolico, nella misura in cui queste categorie possono ancora oggi aiutare a distinguere e capire. Riccardi ha scritto un libro importante, spesso non condivisibile nelle sue conclusioni, ma che ha il merito di porre domande necessarie per il futuro del cattolicesimo italiano ed europeo: La Chiesa brucia? (Laterza). La domanda centrale parte dalla constatazione che la Chiesa vive una stagione di difficoltà e irrilevanza: «Si tratta di una delle tante crisi che il cristianesimo ha vissuto o di un definitivo declino?». Partendo dall’immagine simbolica dell’incendio nel 2019 della cattedrale di Notre-Dame di Parigi, il libro passa in rassegna le diverse ma simili crisi dei paesi europei, dalla Spagna alla Germania all’Italia, oltre appunto alla Francia.
Meglio crisi che declino
Il libro entra quindi nel cuore della crisi e ne analizza alcuni aspetti particolarmente significativi (crisi del maschio, fine del mondo rurale, perdita della memoria) per poi dedicare un lungo capitolo al pontificato di san Giovanni Paolo II (1978-2005) significativamente intitolato “eccezione o illusione?”. Il lungo periodo del Papa polacco ha restituito entusiasmo, tuttavia dopo di lui il declino è continuato, nonostante sul trono di Pietro si siano succeduti il più grande teologo del Novecento e un papa venuto «dalla fine del mondo», con un’impronta pastorale diversa dai predecessori. Il testo passa poi in rassegna alcuni aspetti della situazione della Chiesa italiana, a partire dall’irrilevanza durante la pandemia, quando ha dovuto subire una emarginazione che ha mostrato il segno del «declino cattolico». Pur mettendo in luce il grande ruolo pubblico assunto dal Papa, Riccardi nota come la sua richiesta di una trasformazione missionaria della pastorale, in particolare contenuta nell’Evangelii gaudium, non abbia avuto un grande seguito nella stessa Chiesa. E allora? «C’è futuro?», si chiede infine lo storico, ricordando comunque che la speranza teologale non può essere messa in discussione dalle vicissitudini storiche e che dalle crisi si può uscire, mentre nel declino ci si adagia e si scompare. Fin qui Riccardi. Il suo libro che aiuta a riflettere sulla presenza pubblica dei cattolici oggi. Ma mi permetto di aggiungere alcune riflessioni ulteriori.
1. La Chiesa anzitutto ha come scopo la salus animarum. Per questo essa è essenzialmente missionaria.
2. L’annuncio di Cristo salvatore non può rimanere senza un giudizio sulla storia e sulla vita, pubblica e personale. Quindi la fede deve diventare cultura e preparare la costruzione di una civiltà, una «società a misura d’uomo e secondo il piano di Dio», come disse san Giovanni Paolo II a Loreto nel 1985.
Il compito di una minoranza
3. Se le due premesse sono vere, perché il mondo cattolico europeo – quello italiano in particolare – stenta ad assumere le caratteristiche di un cristianesimo missionario, orientato all’apostolato ad personam, per costruire ambienti che permettano di rifare un tessuto cristiano della società paganizzata in cui viviamo? Perché, in sostanza, non si prende sul serio l’appello alla missione anche “interna” che i papi, almeno da Pio XII a Francesco, hanno continuamente ripetuto invitando le comunità cristiane a “uscire” per rivolgersi agli “ultimi più ultimi”, ai più lontani, cioè a coloro che non avendo il dono della fede non possiedono praticamente nulla? Spesso impegnati in sterili polemiche intraecclesiali, i cattolici europei si dimenticano di essere diventati (e da molto tempo) una minoranza, oltretutto spesso poco rilevante. Ma una minoranza vive in funzione della maggioranza da raggiungere, avvicinare, conquistare alla Verità che salva, affinché si compia quello sforzo missionario senza il quale l’Europa è destinata a scomparire, materialmente e spiritualmente.
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