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Perché votare sì domenica ai referendum per l’autonomia

18 Ottobre 2017 - Autore: Marco Invernizzi

Ci sono mille motivi per votare a favore dell’autonomia in Lombardia e in Veneto, domenica prossima. Sono motivi molto concreti, importanti per il cittadino e importanti anche per chi non è Lombardo o Veneto, perché si tratta di dare un segnale che possa portare tutto il Paese ad indossare il federalismo come abito che dia forma politica alla nazione italiana.

Io ne voglio ricordare uno soltanto di questi motivi, che sicuramente non è fra quelli che sono maggiormente utilizzati in questi giorni precedenti il referendum.

Lo Stato unitario italiano è nato male. Nel 1861 la nazione italiana venne costretta a indossare un vestito costituzionale che non era adatto al corpo della nostra patria: le venne imposto infatti un centralismo statale che contraddiceva la sua storia e le sue tradizioni locali, molte e complementari. Un centralismo che, invece di unire, divise e creò fin da subito la “questione meridionale”, che ancora oggi affligge il Paese. Un Sud umiliato e sottomesso che ha smesso di crescere e un Nord strappato alle sue radici comunali e federali. Il tutto poi sradicato dalle radici cristiane, innestando un conflitto con la Chiesa che solo in parte il Concordato del 1929 riuscirà a risolvere.

Errori di questo tipo si pagano nel tempo, se non si provvede a rettificarli. I governi italiani non lo hanno mai fatto: sia l’Italia liberale, sia quella fascista, sia quella nata dopo la Seconda guerra mondiale non hanno mai voluto affrontarli. Ideologie diverse, ma sempre centraliste. Fino all’indomani del crollo del Muro di Berlino parole come federalismo e sussidiarietà erano confinate ai margini di ogni dibattito politico, poi vennero finalmente “sdoganate” ma non si riuscì a invertire la rotta centralista. Oggi ci viene offerta un’occasione per ricordare allo Stato italiano che nessuno vuole distruggerlo, nonostante la sua brutta storia, ma semplicemente correggerlo, dando un segnale nella prospettiva di una maggiore autonomia delle regioni, e non soltanto delle due in questione.

Un voto per la sussidiarietà e il federalismo. Ecco perché è giusto domenica prossima andare a votare e votare SI.

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Info Marco Invernizzi

Marco Invernizzi nasce a Milano nel 1952. Nel 1977 si laurea in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi su Il periodico "Fede e Ragione" nell'ambito della storia del Movimento Cattolico italiano dal 1919 al 1929, relatore il professor Luigi Prosdocimi. Dopo gli studi universitari continua ad approfondire, in modo non puramente intellettualistico - dal 1972 milita in Alleanza Cattolica, della quale è stato responsabile per la Lombardia e per il Veneto fino al 2016-, le vicende del movimento cattolico in Italia. Ha pubblicato, fra l'altro, L'Unione Elettorale Cattolica Italiana. 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici(Cristianità, Piacenza 1993); La Chiesa, la politica, il potere attraverso i secoli (contributo a Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, a cura di Franco Cardini, Piemme, Casale Monferrato 1994); e, con altri, I Papi del nostro secolo, parte prima Da Leone XIII a Pio XII (Italica Libri/Editoriale del Drago, Milano 1991); e Guida introduttiva alla storia della Chiesa cattolica (Mimep-Docete, Pessano [Milano]). Collabora a Cristianità e ad altre riviste e quotidiani. Dal 1989 conduce a Radio Maria la trasmissione settimanale La voce del Magistero. Nella linea di quanto già edito si pone Il movimento cattolico in Italia dalla fondazione dell'Opera dei Congressi all'inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), un'opera di sintesi in cui viene ripercorsa la storia del movimento cattolico, con particolare attenzione alle sue espressioni politiche, dalla Breccia di Porta Pia alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Dal 28 maggio 2016 è Reggente Generale di Alleanza Cattolica.

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