da Avvenire del 15/11/2020
Una lettera al Ministero della Salute da parte della Regione Piemonte per evidenziare tutti gli aspetti contraddittori delle nuove linee guida sull’aborto farmacologico. Le criticità emerse, dopo la valutazione dell’Avvocatura regionale su impulso dell’assessore Maurizio Marrone, sono di natura giuridica ma anche tecnico-sanitaria e renderebbero sostanzialmente inapplicabili gran parte delle regole volute a metà agosto dal ministro Speranza. La possibilità di ricevere la pillola Ru486 anche nei consultori, spiega il documento, è incompatibile con la legge 194, che invece «insiste su un ruolo dei consultori orientato a contribuire a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’interruzione della gravidanza, anche avvalendosi della collaborazione volontaria di idonee formazioni sociali di base e di associazioni del volontariato, che possono anche aiutare la maternità difficile dopo la nascita». Nelle strutture extraospedaliere poimanca «un collegamento funzionale con gli ospedali», ma anche locali idonei e strumentazione adeguata, ecografi graduati e personale formato per questo genere di attività.
D’altra parte, dice la lettera, il mifepristone (principio della Ru486) è classificato dall’Agenzia del farmaco Aifa come farmaco da assumersi in ospedale ed è quindi necessario «che vi sia una dotazione di ambienti e personale dedicato e che la donna possa raggiungere facilmente un ospedale in caso di sanguinamenti ed altri effetti collaterali importanti».
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