Di Sergio di Benedetti da Libero del 18/04/2024
Questa storia è narrata dalla parte dei perdenti e non, come quasi sempre accade, da quella dei vincitori. Parleremo infatti di Giovanni Piccioni, nato il 17 maggio 1798 a San Gregorio, frazione di un paese che oggi si chiama Acquasanta Terme (Ascoli Piceno) da Giovanbattista ed Anna Fabiani, entrambi agricoltori. Lo zio paterno di Giovanni, Marco, è il Parroco di Castel Trosino (altra frazione oggi inglobata nel Capoluogo) e tutta la famiglia si stabilisce presso di lui. Giovanni avrà così la possibilità di leggere e scrivere e di ricevere quella formazione cattolica che lo accompagnerà tutta la vita. Da molti anni intanto, a supporto delle truppe ufficiali, in molte località dello Stato Pontificio vengono autorizzate forze para-militari ben addestrate e pronte ad intervenire nelle emergenze e Giovanni in breve raggiunge il grado potenziale di “Maggiore” grazie ad un fisico prestante, alle indubbie capacità oratorie ed agli addestramenti assimilati attraverso le truppe regolari. Sposato con Angela Caponi dalla quale avrà 9 figli, Giovanni già a partire dai moti risorgimentali del 1831 si impegna con successo per il pronto ripristino del territorio Pontificio. Nel 1847 si trasferirà nella frazione di Rocca di Montecalvo dove sarà eletto Priore dalla Curia Pontificia. Gli avvenimenti della Repubblica Romana (febbraio/luglio 1849) lo porteranno alla riconquista di Ascoli Piceno attraverso riservisti papalini giunti da tutti i paesi dell’alta valle del Tronto. Al riguardo, Giovanni riceverà una medaglia ed una modesta pensione a dimostrazione dell’alta considerazione di Pio IX. Insediato a San Gregorio il suo quartier generale, Giovanni riprenderà la sua vita di contadino ma, nel contempo, continuerà a mantenere l’allerta in considerazione delle febrillazioni sempre più crescenti che porteranno all’Unità d’Italia. E dopo la battaglia di Castelfidardo (18 settembre 1860) che arride al generale Enrico Cialdini contro le truppe pontificie comandate dal generale francese Christophe de Lamoricière, Giovanni comprende che la sorte è segnata e che lui ed i suoi soldati d’appoggio alle truppe regolari, saranno inesorabilmente definiti “Briganti”. Scioglie dunque i suoi uomini da qualunque impegno morale mentre tre dei suoi cinque figli maschi vengono arrestati od uccisi e lui è braccato. Aggregato a due sacerdoti in partenza per le missioni in Africa, Giovanni viene tradito proprio dal personaggio che gli sta procurando i documenti falsi per l’espatrio. Catturato nei pressi della stazione di San Benedetto del Tronto, viene condannato a 16 anni di reclusione nel 1866 e morirà neanche due anni dopo. Gettato in una fossa comune della Fortezza Malatesta di Ascoli, oggi Giovanni è stato riabilitato ed una targa apposta nel 1993 ricorda le sue gesta in difesa del Papato.