di Marco Invernizzi
Sono poche le buone notizie nel nostro tempo e pochissime in questi giorni, segnati dal diffondersi del coronavirus, che sta cambiando le nostre abitudini e soprattutto sta penetrando nel corpo sociale, infettando e uccidendo, e creando le condizioni per una débâcle economica e sociale di dimensioni difficili da immaginare, ma certamente molto gravi.
Ma una buona notizia c’è stata nei giorni scorsi e riguarda l’apertura agli storici degli archivi del Vaticano sul venerabile Pio XII (1876-1958, Pontefice dal 1939) e sul suo pontificato. Molti si sorprenderanno pensando che, con tutti i problemi di queste ore, sia inutile preoccuparsi del fatto che le informazioni su un Pontefice morto alla metà del secolo XX siano finalmente completamente disponibili al pubblico per volontà del regnante Pontefice Francesco.
Eppure la figura di Pio XII è una figura chiave non soltanto per il passato, ma forse soprattutto per il futuro della Chiesa e del mondo.
Papa Pacelli è stato accusato delle cose peggiori e da posizioni diverse. Di nobile famiglia, diplomatico della Santa Sede in Germania, dove poté comprendere la pericolosità del nazionalsocialismo, accusato nel dopo guerra di non avere denunciato la persecuzione contro gli ebrei in corso anche a Roma dopo l’8 Settembre, ma soprattutto accusato anche intra ecclesiam di essere stato troppo anticomunista, Pio XII è stato oggetto di calunnie, e rimane “sotto processo”, da parte di una cultura dominante di tendenza progressista diffusasi a partire dagli anni 1960 attraverso il film Il vicario e che ancora oggi domina.
Accanto all’accusa di anticomunismo, che oggi suona quasi risibile almeno in Occidente ma che fino al 1989 rappresentava l’accusa per eccellenza, quella che accomunava indebitamente le persone al fascismo e al nazionalsocialismo, e imputato di non avere preso posizione contro la tragedia del popolo d’Israele quando invece è ormai documentato che salvò migliaia di ebrei proprio per le possibilità che gli derivarono dalla scelta del silenzio, Pio XII è oggi un segno della continuità e della fedeltà a Dio della Chiesa nella storia.
La notizia che dal 2 marzo gli archivi che lo riguardano sono completamente disponibili agli storici è appunto una buona notizia e speriamo possa accelerare l’iter della sua causa di beatificazione. Occorre allora pregare affinché Pio XII, dieci anni dopo il riconoscimento dell’eroicità delle sue virtù, possa al più presto essere annoverato fra i beati e poi fra i santi del corpo di Cristo. Sarebbe il segno, ultimo ma fra i più importanti perché avversato da chi non la ama e la vuole divisa in partiti ideologici contrapposti, di come la Chiesa del Novecento abbia saputo resistere alla sfida del Male e lanciare una nuova evangelizzazione del mondo che le si era rivoltato contro, attraverso la santità dei vicari di Cristo, san Pio X (1903-1914), san Giovanni XXIII (1958-1963), san Paolo VI (1963-1978) e san Giovanni Paolo II (1978-2005).
Pio XII, l’austero Papa Pacelli membro della nobiltà romana, non soltanto seppe rischiare la vita ‒ si sa del disegno hitleriano di rapirlo ‒ per salvare molti ebrei dalla morte, ma seppe sempre stare vicino al proprio popolo, come testimonia la famosa fotografia che lo ritrae in preghiera dopo un bombardamento che colpì Roma durante la Seconda guerra mondiale. Al grande Pontefice tutta la Chiesa italiana deve allora rivolgersi oggi, nel momento di grande sofferenza che attraversa il mondo, in particolare l’Italia. Il coronavirus è una cosa seria e va affrontato con grande prudenza, eliminando le occasioni di contagio, prendendo tutte le precauzioni possibili, ma la Chiesa (tutti noi) non può limitarsi alla prudenza. La Chiesa ha un compito che nessuna altra realtà può svolgere al suo posto, quello di essere vicina al popolo con i suoi rappresentanti, anzitutto nella preghiera pubblica. La Chiesa può “chiudere” per prudenza certe celebrazioni se pericolose, ma non può rinunciare alla presenza accanto alla gente preoccupata e sofferente. Soltanto la Chiesa può svolgere questo compito e impedire che prenda il sopravvento un individualismo che vede nell’altro soltanto un trasmettitore potenziale del virus. È vero che ormai solo una minoranza di italiani è abituata a rivolgersi alla Chiesa e a entrare nelle chiese, ma proprio questi pochi hanno il diritto di non sentirsi abbandonati. E poi forse proprio allora, gli altri, i “lontani”, potrebbero trovare o ritrovare la strada della Verità che salva e che consola. Che il grande Papa Pio XII sappia suggerire le modalità giuste affinché la Sposa di Cristo possa essere questa irrinunciabile presenza.
Mercoledì, 5 marzo 2020