di Michele Brambilla
È in particolare il Vangelo di san Luca, dice Papa Francesco nell’udienza generale del 9 gennaio, a parlare di Gesù in preghiera: «Infatti, è soprattutto questo Vangelo, fin dai racconti dell’infanzia, a descrivere la figura del Cristo in un’atmosfera densa di preghiera. In esso», per di più, «sono contenuti i tre inni che scandiscono ogni giorno la preghiera della Chiesa: il Benedictus, il Magnificat e il Nunc dimittis», che vengono letti rispettivamente durante le Lodi (mattino), i Vesperi (pomeriggio) e la Compieta (sera).
Nella catechesi odierna l’attenzione del Pontefice si appunta precisamente sul “Gesù orante”. «Gesù prega. Nel racconto di Luca, ad esempio, l’episodio della trasfigurazione scaturisce da un momento di preghiera» molto intenso, al quale è permesso di assistere solo agli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni (cfr Lc 9,28-36). «Ma ogni passo della vita di Gesù è come sospinto dal soffio dello Spirito che lo guida in tutte le azioni». Il Papa si limita a elencare i momenti salienti: «Gesù prega nel battesimo al Giordano, dialoga con il Padre prima di prendere le decisioni più importanti, si ritira spesso nella solitudine a pregare, intercede per Pietro che di lì a poco lo rinnegherà. Dice così: “Simone, Simone, ecco: Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno” (Lc 22,31-32)». E aggiunge: «questo consola: sapere che Gesù prega per noi, prega per me, per ognuno di noi perché la nostra fede non venga meno».
Il pregare di Gesù non è mai estemporaneo o disincarnato, la Sua è sempre una preghiera “attiva”. «La preghiera di Gesù pare attutire le emozioni più violente, i desideri di vendetta e di rivalsa, riconcilia l’uomo con la sua nemica acerrima, […] che è la morte», poiché «perfino la morte del Messia è immersa in un clima di preghiera, tanto che le ore della Passione appaiono segnate da una calma sorprendente». Viene quindi da chiedersi se questo modello di preghiera sia davvero possibile all’uomo fragile e peccatore.
La risposta è “si”, se «da questa richiesta […] nasce» davvero «un insegnamento abbastanza esteso, attraverso il quale Gesù spiega ai suoi con quali parole e con quali sentimenti si devono rivolgere a Dio». Le parole di Cristo «[…] insistono sugli atteggiamenti del credente che prega. Per esempio, c’è la parabola dell’amico importuno, che va a disturbare un’intera famiglia che dorme perché all’improvviso è arrivata una persona da un viaggio e non ha pani da offrirgli». Viene accontentato proprio perché non si arrende facilmente. «E subito dopo fa l’esempio di un padre che ha un figlio affamato. […] “Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce?” (Lc 11,11). E tutti voi avete l’esperienza quando il figlio chiede, voi date da mangiare quello che chiede, per il bene di lui».
Da questo prezioso intervento del Santo Padre si possono trarre, quindi, due insegnamenti importantissimi: bisogna pregare sempre. Il Padre conosce i bisogni dell’uomo e non lo priva mai del necessario, né vuole però diventare schiavo delle nostre pretese. Rassicura il Pontefice: «Quante volte abbiamo chiesto e non ottenuto – ne abbiamo l’esperienza tutti – quante volte abbiamo bussato e trovato una porta chiusa? Gesù ci raccomanda, in quei momenti, di insistere e di non darci per vinti. La preghiera trasforma sempre la realtà, sempre. Se non cambiano le cose attorno a noi, almeno cambiamo noi, cambia il nostro cuore», ed è in genere il miracolo più grande. Tutti temi approfonditi da padre Raoul Plus, S.I. (1882-1958), nel suo volume Come pregare sempre. Principi e pratica dell’Unione con Dio (trad. it., 4a ed., Sugarco, Milano 2009).