Ugo Cantoni, Cristianità n. 411 (2021)
Presentazione del convegno Per la maggior gloria di Dio, anche sociale. In memoria di Giovanni Cantoni (1938-2020), organizzato il 25-9-2021 a Piacenza, nella Sala di Palazzo Galli, da Alleanza Cattolica, da Cristianità e dall’IDIS, l’Istituto per la Dottrina e l’Informazione Sociale.
Ho accettato l’invito del reggente nazionale Marco Invernizzi nella consapevolezza che, se mai ci potesse essere il rischio di attribuirsi qualche opinabile merito in relazione ai propri figli, certamente non lo si può fare a proposito del proprio padre. Un figlio, infatti, non solo non può scegliere i propri genitori, ma neppure può aver parzialmente contribuito a formarli con la propria azione educativa.
Con questa premessa sono lieto di poter onorare la memoria di mio padre provando a comunicarvi ciò che ho visto in lui da figlio: un uomo fortemente concentrato su un fine, di cui ho compreso progressivamente la bellezza, in primo luogo attratto, fin da piccolo, dalla passione che lui dimostrava, senza retorica e senza riserve. Il suo obiettivo da sempre è stato la formazione di una Cristianità, cioè una civiltà, che inizia con un ambiente e si sviluppa in famiglie con la prospettiva che queste possano nel tempo dare forma a una società profondamente cristiana. Una civiltà che attinga i propri riferimenti spirituali da un cattolicesimo integrale vissuto pienamente e senza riserve nella Chiesa, cum Petro e sub Petro, e quelli culturali dal patrimonio della scuola cattolica contro-rivoluzionaria, di cui mio padre è stato, in senso figurato, non solo un «preside di facoltà» con grandi doti di reclutamento dei docenti, ma anche un esponente di primo piano, dotato di particolare ampiezza e chiarezza di prospettive.
Per questo sono convinto che l’obiettivo principale verso cui convergeva tutto il suo poliedrico operato, anche come traduttore, pubblicista, filosofo, storico, filologo, sia stato la promozione di Alleanza Cattolica e della sua famiglia spirituale, così come l’ha fatta crescere nel corso di oltre mezzo secolo di costante impegno personale. È molto rivelatore, a questo proposito, il modo in cui definiva costantemente l’Associazione quando la doveva presentare a qualcuno che non la conosceva: «siamo una piccola realtà». Con il verbo comunicava la propria partecipazione profonda e personale, con l’aggettivo «piccola» testimoniava il suo realismo e la sua umiltà, fatta di fedeltà senza eccezioni al vero fattuale, mentre con il sostantivo «realtà» descriveva pienamente la fierezza di non parlare di qualcosa di velleitario o di astratto, ma di riferirsi a qualcosa di concreto e attivamente operante.
Nella sua prospettiva e nella sua intenzione Alleanza Cattolica, per tutti coloro che in qualche modo ne fanno parte, era qualcosa di simile al cestino che ha salvato Mosè nelle acque del Nilo e, in occasione del suo settantesimo compleanno, le riconosceva, grato alla Provvidenza, il merito di essere stata la sua «talare», l’abito che lo aveva sempre protetto in un mondo pieno di distrazioni e tentazioni.
Potrebbe sembrare che mi sia allontanato dal tema proposto in esordio, ossia cosa ho visto in mio padre da figlio, ma in realtà con il passare degli anni ho compreso con sempre maggiore consapevolezza che ciò che lui ha fatto lo ha fatto da padre amorevole e previdente per i miei fratelli e per me, intesi non in modo esclusivo, ma come il suo «prossimo più prossimo». Perché il suo impegno, profuso senza riserve, ma anche senza ostentare la fatica e le difficoltà, anzi con una nota di fondo di serenità e di letizia, era ultimamente, ma realmente, volto a costruire intorno ai suoi figli un mondo «a misura d’uomo e secondo il piano di Dio».
Quando tornava a casa al termine delle tante attività di apostolato associativo, che occupavano completamente il tempo che gli restava oltre al lavoro, a mia madre che gli chiedeva quali temi avesse trattato rispondeva spesso, e solo apparentemente in modo evasivo: ho parlato di te, ed esprimeva così la sua convinzione che la vita familiare e l’apostolato fossero pienamente e, nella sostanza, indistinguibilmente condivisi fra gli sposi, anche se mia madre non ha mai svolto attività associative rilevanti esternamente e lui non ha mai gestito aspetti pratici della vita di casa. Il legame armonioso fra la sua famiglia e l’impegno nell’apostolato associativo è stato efficacemente reso fruibile fin dai primi anni di vita a me e ai miei fratelli con l’uso di farci chiamare gli amici — in tempi di social media è d’obbligo precisare amici vero nomine — che condividevano l’impegno associativo con l’appellativo di «zio», dando forma e voce al fatto che per lui e mia madre quelle persone erano veramente fratelli in Cristo. Ogni volta poi che qualcuno gli chiedeva cosa avrebbe fatto se l’esperienza di Alleanza Cattolica si fosse esaurita, rispondeva senza esitazione che lo stesso giorno avrebbe ricominciato tutto di nuovo con i suoi figli, mentre di fronte a sconfitte importanti come quelle referendarie sul divorzio e sull’aborto, rincuorava invariabilmente i suoi interlocutori ricordando che si trattava solo di battaglie perse che non cambiavano il «quadro grande», nel quale la Redenzione è già stata operata per tutti quelli che ne vogliono essere partecipi, anche impegnandosi a costruire una nuova civiltà cristiana.
Mio padre non ha lasciato testi specificamente autobiografici ma in un’occasione ha parlato in modo molto diretto di sé ed è con le sue parole che voglio concludere: «partecipo […] della Cristianità come alternativa all’Europa, a quell’Europa che vuole dimenticare di essere stata Cristianità; sono uno dei “nuovi poveri”, diseredati non solo di una condizione storica, ma anche defraudati della dottrina per riconquistarla; ma, per quanto mi riguarda, non mi sono lasciato prendere dalla disperazione e mi sono sforzato di ottemperare all’ingiunzione sapiente: “Aiutati che Dio ti aiuta”. Mi sono curato della mia miseria, volendo contribuire a curare anche quella altrui. Il Signore è giudice dell’intenzione, gli uomini del risultato» (1).
Se oggi siamo qui il nostro giudizio di uomini lo abbiamo già dato.
Note:
(1) Giovanni Cantoni, Nota a proposito della libertà religiosa, in Idem e Massimo Introvigne, Libertà religiosa, «sette» e «diritto di persecuzione». Con appendici, Cristianità, Piacenza 1996, pp. 7-58 (p. 54).