Di san Michele ci parla più volte la Scrittura. Egli è «uno dei primi principi», è «il principe grande», il difensore degli eletti al momento del giudizio universale, è un «arcangelo». Nell’Apocalisse è scritto: «Allora avvenne una guerra nel cielo. Michele e i suoi angeli combattevano contro il dragone. Il dragone e i suoi angeli ingaggiarono battaglia, ma non poterono prevalere e nel cielo non vi fu più posto per loro. E il gran dragone fu precipitato, l’antico serpente, che si chiamava diavolo e Satana, il seduttore del mondo intero…» (Apoc. XII, 7-9). Nella prima lettera di san Paolo ai Tessalonicesi (IV, 16) si parla di un arcangelo evocatore dei morti nel giorno della resurrezione e del giudizio universali: la tradizione esegetica identifica, generalmente, questo non meglio identificato arcangelo con san Michele.
Ricordarlo oggi vuol dire prima di tutto ricordare che della schiera gloriosa dei santi fanno parte anche gli angeli, che sono al tempo stesso fuori della storia ma pronti ad intervenire nella storia degli uomini su ordine di Dio. Oggi, si sa, gli angeli non vanno più molto di moda: sono considerati appartenenti ad un Cristianesimo magico-sacrale non più adatto agli «uomini moderni». Sono fuori moda e suscitano sorrisi di compatimento quanto e forse più degli stessi diavoli. Noi speriamo, invece, di ritrovarci con loro, in cielo, a contemplare Dio. Ma, tra questi angeli, san Michele è qualcosa di più particolare: combatte per noi, ci difende (defende nos in proelio, difendi noi nel combattimento), ci protegge, ci condurrà, se lo meriteremo, in Paradiso. È – come l’arte cristiana lo ha spesso rappresentato – una sorta di cavaliere celeste. Numerosi sono in tutta la Cristianità i santuari a lui dedicati: basti ricordare quello di Mont Saint-Michel in Francia e quello del Gargano. Infine, il suo nome, che in ebraico significa «Chi come Dio?», pone una domanda che gli uomini di oggi sembrano avere volutamente accantonato, in uno sforzo assurdo e temerario di divinizzazione dell’uomo.
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, p. 46
Mercoledì, 29 maggio 2019