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“Procure responsabili”

24 Maggio 2017 - Autore: Alfredo Mantovano

Finora ci si รจ occupati dei giornalisti che divulgano intercettazioni. Ma il vero problema sta nella fonte

Partiamo da tre dati obiettivi. Il primo: a parole pochi negano che la divulgazione di brani, sintesi o trascrizioni integrali di conversazioni intercettate prive di rilievo penale, o addirittura prive di attinenza alle indagini, abbia assunto da decenni connotazioni selvagge. Puรฒ capitare che – nonostante le affermazioni di principio- taluno sulla scena politica utilizzi pezzi di intercettazioni, ma il tempo รจ galantuomo: prima o poi viene il suo turno, si rende conto di quanto fa male, e pretende come gli altri che il sistema cambi. Il secondo dato obiettivo: l’esigenza c’รจ, ma il testo no. E’ un po’ come la nuova legge elettorale. Nel disegno di legge sul processo penale la riforma delle intercettazioni รจ contenuta in una delega al governo, con l’indicazione di criteri non particolarmente stringenti. Immaginiamo che diventi legge prima dell’estate (ci vuole molta immaginazione): vuol dire che su un tema cosรฌ cruciale la definizione del testo vero avverrร  a legislatura scaduta, senza una discussione reale, col semplice passaggio per un parere – se ci si riesce – dalle commissioni competenti: un po’ poco. Non รจ detto che l’incertezza dipenda esclusivamente dalla difficoltร  di conciliare posizioni antitetiche: se fosse cosรฌ, sarebbe incoerente col coro unanime di richieste di modifica. Una significativa concausa del blocco รจ l’obiettiva difficoltร  a trovare un punto di equilibrio fra le indagini, l’onorabilitร  e la privacy, e prima ancora l’altrettanto obiettiva difficoltร  a individuare filtri non aggirabili. Vi รจ un terzo dato. La conversazione intercettata puรฒ essere diffusa senza ragione o perchรฉ viene passata ai media illegalmente, o perchรฉ viene comunque usata a sostegno di provvedimenti giudiziari, per es. una ordinanza di custodia cautelare. In entrambi i casi arriva al giornalista perchรฉ il magistrato che ne dispone o la consegna in prima persona, o permette che altri alle sue dipendenze la girino, o la inserisce fra gli atti soggetti a deposito. Il nocciolo della questione non รจ quindi colpire il giornalista: รจ come impedire che avvenga la trasmissione degli atti. Finora la discussione ha riguardato il confezionamento di filtri, ma si rischia di finire come per la legittima difesa: qualsiasi rettifica della norma non impedisce nรฉ il trauma del processo per chi si รจ trovato di fronte a un aggressore, nรฉ l’arbitrio interpretativo. E se si affrontasse la questione nell’ottica della piena assunzione di responsabilitร  da parte del capo dell’ufficio giudiziario? Mi spiego. Come tutti sanno, nel 2006 sono intervenute significative modifiche nell’ordinamento giudiziario; una di queste ddl n. 106, rende evidente il tratto funzionalmente gerarchico del procuratore della Repubblica. Costui – dice l’art. 1 c o. 2 – “assicura il corretto, puntuale ed uniforme esercizio dell’azione penale ed il rispetto delle norme sul giusto processo da parte del suo ufficio”; “con l’atto di delega – art. 2 co. 2 – per la trattazione di un procedimento (…) puรฒ stabilire i criteri ai quali il delegato deve attenersi nell’esercizio della stessa“; “puรฒ determinare – art. 4 – i criteri generali ai quali i magistrati addetti all’ufficio devono attenersi nell’impiego della polizia giudiziaria“; cura – art. 5 – “i rapporti con gli organi di informazione”, vigilando su improprie divulgazioni di notizie. Qualche procuratore della Repubblica – pochi, per la veritร  – ha adottato nel proprio ufficio circolari sulle intercettazioni, per disciplinare, fra l’altro, l’uso dei brogliacci o l’eliminazione delle conversazioni non rilevanti. Queste iniziative non hanno dato risultati del tutto soddisfacenti, ma segnano un punto di inizio, e segnalano che l’assunzione di una responsabilitร  sul punto รจ possibile. Il passo successivo potrebbe essere il seguente: poichรฉ ogni quattro anni – e poi dopo due quadrienni ai fini della assunzione di altri incarichi direttivi – il procuratore della Repubblica รจ sottoposto a una valutazione da parte del Csm, per l’esito positivo di essa si potrebbe rendere esplicito e “pesante”, ovviamente con norma di legge, che quell’ufficio non sia stato protagonista di indebite propalazioni. Non รจ una responsabilitร  oggettiva, ed รจ qualcosa di piรน di una culpa in vigilando. Intanto รจ un modo per indurre ogni capo di Procura ad adottare chiare direttive sulle intercettazioni (la stessa nuova norma potrebbe prevederlo); se le violazioni ci fossero egualmente sarebbero sintomo di scarsa efficacia dello strumento adottato, con conseguenze per la permanenza a capo di quell’ufficio, ovvero di infedeltร  da parte del pm o della polizia giudiziaria: che perรฒ a quel punto sarebbe preciso dovere/interesse del procuratore individuare per non pagare al posto di altri. Non รจ una soluzione infallibile. Ma รจ lo sforzo di sforzo di spostare il tiro dalla ricerca di un maggior rigore normativo sulle regole procedurali delle intercettazioni – finora non ha dato risultato, e con i tempi residui della legislatura rischia di non darne piรน – al rafforzamento del profilo deontologico, con una tipizzazione di comportamenti. Senza entrare nel terreno della libertร  di stampa e delle fonti, ma rendendo “la” fonte per eccellenza, per lo meno quanto alla individuazione del titolare dell’ufficio, il soggetto chiamato a esercitare le proprie responsabilitร .

Alfredo Mantovano

Da “Il Foglio” del 23 maggio 2017. Foto FanPageย 

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