
Da Avvenire del 23/01/2020
Per scuotere la coscienza dei senatori basterà una manifestazione in piazza di ampio respiro come quella che ha riunito domenica scorsa decine di migliaia di persone nel centro di Parigi? A parere dei responsabili della cordata associativa francese contraria alla bozza di revisione bioetica voluta dal presidente Emmanuel Macron resta vivo il desiderio di suonare ancora la carica. L’esame in prima lettura del testo, cominciato martedì, è proseguito ieri al Senato, nel quadro di un iter legislativo che potrebbe riaprirsi, in caso di resistenze significative dei senatori rispetto all’avallo già dato dai deputati lo scorso ottobre.
«La mobilitazione ha permesso di lanciare l’allarme e di riportare la questione fra le preoccupazioni della gente», considera Caroline Roux, vicedelegata generale di Alliance Vita, uno dei movimenti trainanti del corteo. Un parere analogo a quello di Bertrand Lionel-Marie, segretario generale della Confederazione delle associazioni familiari cattoliche (Cnafc): «Grazie a queste manifestazioni, ci sono una tensione e un’attenzione nella società che hanno permesso anche a tante persona-lità, fra loro molto diverse di esprimersi ». Pragmaticamente, sembra il momento migliore per accrescere la pressione: «La manifestazione è stata un successo – commenta Aude Mirkovic, alla guida dell’Associazione dei giuristi per l’infanzia –, ma saremo soddisfatti solo quando il progetto di legge sarà ritirato. Abbiamo inviato un messaggio chiaro al Parlamento, ovvero che i francesi sono determinati a lungo termine, e che non ci ritireremo ». Che sia una partita fondata sulla resistenza è assodato anche per Patrice Obert, presidente dei «Poissons roses» (pesci rosa), movimento politico di sinistra confluito nella cordata: «È una mobilitazione nel tempo. In ottobre avevamo organizzato una manifestazione d’allerta, oggi siamo in una situazione d’emergenza ». La trasversalità generazionale e politica del fronte associativo ha ancora una volta colpito molti osservatori, persino fra i più avvezzi a stigmatizzare i movimenti per la difesa della vita.
Per Aude Mirkovic lo stesso mondo politico è oggi spaccato: «Il tema divide i partiti e su- pera gli steccati. Ciò è incoraggiante, anche se è un po’ normale, dato che stiamo parlando dell’avvenire dell’umanità e dell’integrità della specie umana. La misura dell’estensione della fecondazione assistita anche alle donne single e alle coppie di donne, molto grave, ha al contempo occultato gli altri aspetti del progetto di legge, non meno preoccupanti». Fra questi: Il congelamento di gameti per concepimenti procrastinati, non più limitato a casi patologici; un via libera ancor più spinto alla ricerca sugli embrioni; la possibilità di estendere il ricorso alla diagnosi pre-impianto per prevenire nuove patologie nei nascituri.
La tattica del governo è all’insegna della scaltrezza, secondo Bertrand Lionel-Marie: «I primi articoli riguardano l’estensione della fecondazione assistita ma è molto difficile esprimere delle riserve, anche nel modo più misurato possibile. Non appena lo si fa, si è bollati come superati, reazionari, o persino omofobi. Questi primi articoli sono il cavallo di Troia del progetto bioetico, utili anche per far passare tutto il resto».
Nonostante ciò, Caroline Roux percepisce un movimento in corso nell’opinione pubblica: «Molti francesi cominciano a prendere coscienza della gravità di questa bozza di legge sulla questione della fabbricazione di bambini privati della loro origine, ma anche su altri aspetti come la spinta verso un crescente eugenismo e le violazioni nei confronti degli embrioni umani, con embrioni transgenici ed embrioni chimere. La posta in gioco è ormai l’integrità della specie umana».
Proprio per questo affiora la speranza che pure la Francia più sensibile all’ecologia finisca per comprendere le numerose poste in gioco di ampio respiro dietro i singoli articoli: «Siamo forse al capolinea della logica secondo cui tutto può essere alterato e distrutto dal dominio tecnico – osserva Patrice Obert –. È inquietante constatare che le foreste bruciano in Australia e che noi passiamo il tempo a modificare la vita. Viviamo in una società che si è consegnata alla tecnica, in nome del ‘tutto è possibile’. Una società che sembra spesso aver perduto la sua coscienza ». Anche per Bertrand Lionel-Marie non si potrà schivare o occultare a lungo la tendenza di fondo di cui è figlia la bozza di legge: «Sono temi che interrogano la coscienza di ciascuno, che si creda in Dio o no, che si sia di destra o di sinistra. La questione fondamentale posta dal progetto di legge riguarda l’ascendente della tecnica e del mercato sugli esseri umani e in primo luogo sui più fragili».
Non è dunque il momento di mollare, riassume Caroline Roux, esprimendo fiducia: «Ciò che ci unisce è la denuncia di un testo che passa al setaccio la vita e artificializza la procreazione. La denuncia di un ultraliberismo che sfrutta sempre più l’umano e innanzitutto i più deboli ». Un impegno nel quale il variegato fronte sceso in piazza domenica – con decine di migliaia di manifestanti pacifici, colorati e vocianti – trova al proprio fianco la Chiesa cattolica. «Se restiamo in silenzio, grideranno le pietre» è il titolo d’ispirazione evangelica della nota con la quale monsignor Michel Aupetit, arcivescovo di Parigi, era sceso in campo pochi giorni prima della mobilitazione popolare. «Dopo che avremo iniziato a distruggere il pianeta, lasceremo sfigurare la nostra umanità? – si era chiesto il pastore della Chiesa parigina, medico e bioeticista –. Chi oserà alzare la voce? Mentre il Senato esamina la legge sulla bioetica, la consapevolezza si fa urgente. (…) Lo ripeto ancora una volta: il bambino è un dono da ricevere, non un dono da fare. L’assenza di un padre è un danno che può essere subìto, ma è mostruoso infliggerlo apposta».
La piazza di domenica ha rilanciato nei senatori contrari l’ambizione a cambiare il controverso progetto voluto da Macron. Il Paese colpito dalla trasversalità generazionale, politica e culturale di un fronte apparso compatto