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Quando e perché è cominciata la convivenza difficile tra le due France

6 Luglio 2023 - Autore: Alleanza Cattolica

Il Foglio - testata

Di Mauro Zanon da Il Foglio del 05/07/2023

Parigi. “Come nel 2005, c’è una controsocietà che si ribella contro la società maggioritaria. Già diciotto anni fa avevamo assistito alla comparsa di profonde fratture identitarie tra una Francia a maggioranza laica e cristiana e una Francia figlia dell’immigrazione e a maggioranza musulmana, che non si integra più e che per il minimo pretesto vuole far sapere che non si riconosce più nei valori repubblicani”. Ivan Rioufol, saggista ed editorialista del Figaro, aveva già previsto molto nel 2008 con il suo “La fracture identitaire”, diagnosi lucida e spietata della realtà delle banlieue. Nel 1990, durante le rivolte di Vaulx-en-Velin, in seguito alla morte di un giovane del quartiere popolare del Mas du Taureau, c’era lo stesso problema e si capiva che “la coabitazione tra queste due France sarebbe stata difficile”, secondo Rioufol. 

Cosa differenzia invece le rivolte di oggi da quelle del 2005 e del 1990? “La prima differenza è la diffusione delle rivolte a livello nazionale. Oggi le violenze non sono limitate alle banlieue: si sono propagate in tutta la Francia, anche nei borghi più piccoli. Non c’è un dipartimento francese che non sia stato coinvolto nei disordini”, dice Rioufol, prima di aggiungere: “La seconda differenza è che i figli dei riottosi del 2005 sono ancora più violenti dei loro genitori. Da parte di questi ragazzini c’è una disinibizione e un’assenza totale di limiti sconvolgente”. La terza differenza è che questa Francia separatista è sostenuta per ragioni elettorali e ideologiche dall’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon e dai suoi compagni di partito della France insoumise. “La gauche radicale vede in questa parte della popolazione che oggi insorge un modo per rilanciare la ‘lotta di classe’ attraverso una sorta di ‘lotta delle razze’”, sottolinea Rioufol. Quarant’anni di immigrazione indiscriminata e di negazione della realtà “alimentata dal goscismo culturale”, come ha scritto lo storico Georges Bensoussan sul Figaro, hanno prodotto quello che sta accadendo in questi giorni. 

Nicolas Sarkozy, da ministro dell’Interno di Jacques Chirac, aveva promesso nel 2005 di ripulire le banlieue con il kärcher, metafora estrema con cui l’ex presidente voleva riportare l’ordine repubblicano oltre il périphérique che cinge Parigi: fallì. Il suo successore all’Eliseo, il socialista François Hollande, parlò apertamente di “secessione dei territori” in un libro-intervista curato da due giornalisti del Monde, ma non fece mai nulla per arginarla. Emmanuel Macron ha cestinato nel 2018 il piano Borloo per le banlieue, che per molti educatori, operatori e politici che lavorano nelle periferie avrebbe potuto cambiare le cose. “Macron lo cestinò anche perché sosteneva che non spettasse a due ‘uomini bianchi’, lui e Borloo appunto, dire come dovevano vivere nei quartieri popolari. Un argomento assolutamente sciocco”, secondo Rioufol. 

Sulle “violenze della polizia” francese che, secondo diversi osservatori, sono un problema sistemico, l’editorialista del Figaro dice: “L’estrema sinistra, per clientelismo elettorale, flirta con i discorsi anti-flic che provengono in maggioranza da questa Francia separatista che oggi incendia le banlieue. C’era una polizia di prossimità in questi ‘territori perduti della République’, per riprendere il titolo di un celebre saggio di Georges Bensoussan, ma è stata cacciata da questa controsocietà. Jean-Luc Mélenchon, ma anche il sindaco di Trappes, Ali Rabeh, portano avanti un discorso secondo cui i poliziotti sono abitati da un sentimento di impunità, quando invece questo sentimento è proprio quello dei piccoli criminali delle periferie che una giustizia lassista ha rinunciato a punire”. Nella notte tra lunedì e martedì, si è registrato un calo netto degli incidenti e l’ipotesi dello stato d’emergenza si allontana. “Il picco è passato”, ha dichiarato Macron, che ha accolto ieri all’Eliseo 241 sindaci di comuni colpiti dalle rivolte, promettendo loro di ripristinare “l’ordine repubblicano”.

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