Da La Verità del 10/01/2019. Foto da Aleteia
«Il decreto Salvini è pienamente in linea con le disposizioni europee», cosi Alleanza Cattolica si sfila dal coro di quel mondo cattolico che sui migranti sostiene l’obiezione di coscienza dei sindaci contro il Viminale. «L’anomalia era quella in vigore prima, perché la richiesta di protezione internazionale era lo strumento per una sanatoria di fatto e permanente», spiega la nota dell’associazione di laici cattolici che si propone lo studio e la diffusione della dottrina sociale della Chiesa. L’associazione cerca quindi di fare chiarezza: «La sostanza della contesa riguarda l’articolo 13 del decreto, in base al quale il richiedente asilo non può ottenere l’iscrizione anagrafica finché è in corso l’istruttoria. Ciò vuol dire che quello straniero può godere della prima accoglienza, dal mantenimento all’assistenza sanitaria, ma non delle misure di integrazione che spettano a chi sia entrato in Italia in modo regolare, ovvero a chi abbia già ottenuto la protezione internazionale».
Viene inoltre ricordato che il decreto accelera le pratiche di asilo, sia davanti alle commissioni, il cui personale è stato moltiplicato, sia nella fase del ricorso al giudice: «Logico quindi che esso non permetta il radicamento a una persona che nella gran parte dei casi ha proposto una domanda infondata ed è destinalo a essere espulso». Tra l’altro le nuove disposizioni collegano la protezione umanitaria a un’epidemia in corso nel Paese di provenienza, una grave malattia del richiedente 0 l’essere vittima di tratta 0 di sfruttamento. «Sorprende la protesta di alcuni sindaci, tanto più che in precedenza molti avevano chiesto di snellire e razionalizzare la disciplina italiana», si legge ancora nel comunicato che non risparmia una stoccata al mondo cattolico, «sorprende anche la presa di posizione di alcuni ambiti ecclesiali che evocano in materia l’obiezione di coscienza. Avremmo voluto ascoltare richiami analoghi quando è entrata in vigore la legge Cirinnà, che chiama il sindaco a registrare unioni civili prossimi ai matrimoni gay, o la legge sulle dat che spinge il medico a trattamenti eutanasici (entrambe le leggi non prevedono l’obiezione ai coscienza) ». «Non si tratta di essere pro o contro Matteo Salvini, ma di leggere i documenti e di capire cosa c’è scritto», ha detto il reggente nazionale di Alleanza Cattolica, Marco Invernizzi alla Verità.
Sulla stessa linea anche Alfredo Mantovano, vicepresidente del Centro studi Rosario Livatino, realtà che riunisce giuristi di ispirazione cattolica, secondo il quale non c’è alcuna violazione del diritto umanitario e con questo decreto «si esce dall’arbitrio e ci si aggancia a parametri oggettivi e non più soggettivi».
Anche tra gli alti prelati si registrano voci controcorrente. Monsignor Luigi Negri, arcivescovo emerito di Ferrara-Comacchio, in un’intervista alla Stampa ha detto che «i sindaci che usano l’obiezione di coscienza, nei confronti di legittimi interventi di autorità, abusano del concetto». Più in generale il pensiero di monsignor Negri sulla gestione del fenomeno migratorio guarda attentamente al bilanciamento tra diritti e doveri: «Chi chiede di integrarsi deve compiere passi di immedesimazione con la nostra società. Chi integra deve valutare tutti i costi, anche economici, e chi chiede di essere i ntegrato deve assumersi delle precise responsabilità». Parole di buon senso condivise da buona parto di un mondo cattolico che non gode della simpatia né della stampa progressista, né di quella che dovrebbe essere amica come Avvenire e Famiglia Cristiana.
Ignazio Mangrano