Di Andrea Morigi da Libero del 16/04/2019. Foto redazionale
Partita come «figlia primogenita della Chiesa», finisce patria del laicismo. La Francia ha seguito, a modo suo, l’invito di san Remigio al re Clodoveo che stava ricevendo il Santo Battesimo nella cattedrale di Reims: «Piega il capo, fiero Sicambro: adora ciò che hai bruciato e brucia ciò che hai adorato». Era la notte di Natale del 496 e allora si appiccava il fuoco agli idoli pagani. Oggi s’incendiano le chiese.
Nella parrocchia di San Nicola a Maison-Lafitte, a nord di Parigi, il tabernacolo della chiesa è stato strappato del muro e distrutto per terra. Il gesto di violenza, l’ennesimo in poche settimane, ha sconvolto la popolazione del luogo.
Il 5 febbraio la chiesa di Saint Alain a Lavaur, vicino a Tolosa, è stata data alle fiamme: distrutto il tabernacolo. La stessa chiesa ha subito una profanazione del crocifisso: un 17enne è stato fermato e ha ammesso le sue responsabilità.
Il 6 febbraio a Nimes una chiesa è stata vandalizzata e le ostie consacrate sono state disperse. I vandali hanno anche disegnato croci con feci umane e animali sulle mura. A Digione, la settimana precedente, una chiesa è stata vandalizzata e le ostie sono state gettate per terra.
Nella capitale, il portone della chiesa di Saint-Sulpice è stato incendiato il 17 marzo 2019 e si sospetta il rogo doloso: al momento dell’incendio c’erano persone nella chiesa.
L’Osservatorio sulla Cristianofobia, ormai da anni, elenca uno per uno tutti gli episodi di profanazione dei luoghi di culto cattolici, un fenomeno che Oltralpe ha assunto dimensioni sempre più preoccupanti. Nel 2017, su 978 atti vandalici, 878 sono stati commessi ai danni di chiese. Nei primi tre mesi del 2019 gli atti vandalici contro il patrimonio culturale cristiano hanno registrato una crescita di oltre il 53% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Dietro le aride
statistiche, ci sono decine di cimiteri e tombe distrutti, furti di arredi
sacri, tabernacoli scassinati per sottrarne l’Eucaristia. Gli attacchi non
risparmiano nemmeno le persone consacrate: preti e suore vengono insultati per
le strade, accusati di essere pedofili o puttane. Accade a Marsiglia, come
riferiva Le Figaro del 5 aprile scorso.
Si cancellano così anche le ultime vestigia di una civiltà. Il Medioevo è l’obiettivo
di un odio che ha radici nella rivoluzione protestante, ma prosegue nelle
nostre scuole e nelle università. Sono i secoli bui. Un bel rogo quindi
contribuirà ad accendere la luce della modernità. Lo dicevano anche i
nazionalsocialisti quando bruciavano i libri: ciò che è sano risorge da solo.
Ma per far risorgere opere come la cattedrale parigina di Notre-Dame, monumento
gotico dedicato alla Madre di Dio e che ha più di 800 anni, occorre ritornare alla
fede di quei tempi, quando artigiani e semplici cittadini collaborano a un’opera.
Nel 1163, il vescovo della capitale Maurice de Sully e re Luigi VII, suo compagno di classe, avevano dato avvio al progetto, che sarà portato a termine nel 1272, dopo più di un secolo. Prima ancora di essere ultimato, il tempio ospiterà le spoglie di san Luigi IX, il re morto a Tunisi durante le Crociate. E perfino Napoleone aveva deciso di farvisi incoronare Imperatore nel 1804, peraltro da Papa Pio VII, che in seguito avrebbe rapito e tenuto prigioniero per quasi cinque anni. Attualmente appena il 4% dei battezzati partecipa alla messa domenicale: la fede cattolica dei francesi si è spenta. Il rogo di Notre-Dame suona come un monito soprannaturale per riaccenderla.