Torino, il 14 gennaio 1992, nella Sala Lauree della Facoltà di Scienze Politiche, si è svolto il seminario internazionale “Religione civile” e nuovi simboli politici, organizzato dal CESNUR , il Centro Studi sulle Nuove Religioni, con il patrocinio dell’Assessorato per la Cultura della Città di Torino, con la partecipazione di un folto pubblico di oltre cento persone e una significativa eco sulla stampa e presso le televisioni locali.
Dopo il saluto porto a nome del Comune dal vicesindaco, avvocato Marziano Marzano, l’avvocato Michele Vietti, consigliere comunale e membro della Commissione Cultura, ha presentato il programma del seminario ricordando la storia del CESNUR e i suoi legami con il capoluogo piemontese. Ha quindi preso la parola la dottoressa Elisabeth Peter, del Pontificio Consiglio per il Dialogo con i Non Credenti, che ha ricordato le origini dell’espressione “religione civile” nell’opera di Jean-Jacques Rousseau e della relativa teoria negli scritti del sociologo americano contemporaneo Robert Bellah; quindi ha trattato diversi possibili profili della “religione civile” secondo la teoria del sociologo americano, citando gli esempi degli Stati Uniti, del Giappone, della Svezia — dove il socialismo democratico si presenta come vera e propria “religione” atea — e della Russia, e segnalando i pericoli che la “religione civile” pone alla “religione religiosa” e di fronte ai quali la Chiesa cattolica non può non esprimere preoccupazione. Il professor Benjamin Beit-Hallahmi, docente di psicologia della religione presso l’Università di Haifa, in Israele, ha trattato il tema dei rapporti fra i partiti politici israeliani e la religione, notando come la comunità ebraica sia, nel mondo, il gruppo religioso più colpito dalla secolarizzazione e come Israele e la classe politica israeliana non facciano eccezione a questa regola — uno solo dei primi ministri israeliani del dopoguerra è stato un ebreo praticante; la religione viene tuttavia utilizzata come segnale di coesione e di appartenenza sociale anche dai partiti “laici”, ed esistono forze politiche “religiose” che hanno ottenuto recentemente un certo successo, anche se il successo elettorale non si traduce in un peso politico sostanziale e non corrisponde — a giudizio del relatore — a una rinascita religiosa quantitativamente rilevante.
Nella seconda parte del seminario il dottor Massimo Introvigne, di Alleanza Cattolica e direttore del CESNUR, e don Luigi Berzano, docente presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università di Torino, hanno svolto due relazioni sulle applicazioni della nozione di “religione civile” alla storia culturale e politica italiana recente. Il dottor Massimo Introvigne, dopo avere ricordato la storia del concetto di “religione civile” nella sociologia statunitense — che l’ha considerata un “fondo comune” etico-religioso capace di unificare americani di diverse fedi —, e dopo avere distinto la “religione civile” dai diversi fenomeni della “religione politica” studiata da Eric Voegelin — l’ideologia che si fa religione — e della “politica religiosa” — dove una dottrina sociale religiosa ispira forze politiche—, ha ricordato come lo stesso Robert Bellah abbia cercato di applicare all’Italia le sue categorie sostenendo in particolare che il liberalismo, il socialismo e il fascismo avrebbero tutti proposto “religioni civili”. Dopo avere mostrato pregi e debolezze delle tesi di Robert Bellah sull’Italia, il relatore ha proposto — a titolo di semplice ipotesi di lavoro, che non ne esclude altre — che un nuovo tipo di “religione civile”, intesa come proposta capace di unire persone diverse intorno a un “fondo comune” analogo a quello osservato negli Stati Uniti, sia oggi presente negli atteggiamenti e nelle tesi della Lega Lombarda e della Lega Nord. Questa ipotesi è stata ulteriormente illustrata da don Luigi Berzano, che ha analizzato il linguaggio e i simboli delle Leghe alla luce della teoria della “tradizione reinventata”, secondo cui una “tradizione” largamente inventata a tavolino può svolgere un ruolo aggregante traducendosi in simboli politici.
Il seminario è stato concluso dal professor Filippo Barbano, ordinario di sociologia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino.