di Michele Brambilla
Con mercoledì 7 agosto finisce la pausa estiva delle udienze infrasettimanali. Papa Francesco dedica quindi la prima udienza generale di agosto al celebre episodio del mendicante risanato nel Tempio, che viene raccontato nel capitolo 3 degli Atti degli Apostoli.
«Ci troviamo oggi dinanzi al primo racconto di guarigione» compiuta dagli Apostoli dopo l’Ascensione di Gesù. «Esso», sottolinea il Santo Padre, «ha una chiara finalità missionaria, che punta a suscitare la fede», e questo significato viene amplificato dal luogo e dall’ora in cui il miracolo avviene.
«Pietro e Giovanni vanno a pregare al Tempio», spiega il Pontefice, «centro dell’esperienza di fede d’Israele, a cui i primi cristiani sono ancora fortemente legati. I primi cristiani pregavano nel Tempio a Gerusalemme. Luca registra l’ora: è l’ora nona, cioè le tre del pomeriggio, quando il sacrificio veniva offerto in olocausto come segno della comunione del popolo col suo Dio; e anche l’ora in cui Cristo è morto offrendo sé stesso “una volta per sempre” (Eb 9,12; 10,10)». Un mendicante storpio si avvicina ai due apostoli con la sua domanda di rito, alla quale san Pietro risponde confessando candidamente: «non possiedo né argento né oro, ma quello che ho te lo do: nel nome di Gesù Cristo, il Nazareno, alzati e cammina!» (At 3,6).
Francesco osserva che «gli apostoli hanno stabilito una relazione, perché questo è il modo in cui Dio ama manifestarsi, nella relazione, sempre nel dialogo, sempre nelle apparizioni, sempre con l’ispirazione del cuore: sono relazioni di Dio con noi; attraverso un incontro reale tra le persone che può accadere solo nell’amore».
Il numero di testimoni dell’avvenimento è tale che nemmeno i sommi sacerdoti e i farisei possono negare la realtà del miracolo. Tentano allora di obbligare gli Apostoli a non predicare mai più nel nome di Cristo, ricevendo come risposta: «se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato» (At 4,19-20).
L’episodio, secondo il Pontefice, serve a ricordare alla Chiesa che la prima e fondamentale risorsa dell’apostolato è proprio il nome e la persona di Gesù: «Pietro e Giovanni ci insegnano a non confidare nei mezzi, che pure sono utili, ma nella vera ricchezza che è la relazione con il Risorto. Siamo infatti – come direbbe san Paolo – “poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto” (2Cor 6,10). Il nostro tutto è il Vangelo, che manifesta la potenza del nome di Gesù che compie prodigi».
Questo vale per ogni epoca storica. In coda all’udienza il Papa menziona non a caso l’imminente memoria liturgica (9 agosto) della carmelitana santa Teresa Benedetta della Croce (1891-1942), filosofa ebrea nota con il nome di Edith Stein convertita poi al cattolicesimo e martirizzata nel campo di concentramento nazionalsocialista di Auschwitz: «Dopodomani celebreremo la festa di Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), Vergine e Martire, Compatrona d’Europa. Invito tutti a guardare alle sue scelte coraggiose, espresse in un’autentica conversione a Cristo, come pure nel dono della sua vita contro ogni forma di intolleranza e di perversione ideologica».
Giovedì, 8 agosto 2019