Accadrà anche all’Europa se avrà regine come sant’Edvige, dice il Papa ai pellegrini polacchi
di Michele Brambilla
Centrale nell’udienza generale dell’8 giugno è, dice Papa Francesco, la figura di Nicodemo. A lui Gesù confidò «Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna» (Gv 3,16) come risposta alla domanda «come può un uomo nascere quando è vecchio?» (Gv 3,4).
Come spiega il Papa, «non si tratta di ricominciare daccapo a nascere, di ripetere la nostra venuta al mondo, sperando che una nuova reincarnazione riapra la nostra possibilità di una vita migliore. Questa ripetizione è priva di senso. Anzi, essa svuoterebbe di ogni significato la vita vissuta, cancellandola come fosse un esperimento fallito, un valore scaduto, un vuoto a perdere», mentre «questa vita è preziosa agli occhi di Dio: ci identifica come creature amate da Lui con tenerezza. La “nascita dall’alto”, che ci consente di “entrare” nel regno di Dio, è» quindi «una generazione nello Spirito, un passaggio tra le acque verso la terra promessa di una creazione riconciliata con l’amore di Dio».
Per Francesco «l’obiezione di Nicodemo è molto istruttiva per noi. Possiamo infatti rovesciarla, alla luce della parola di Gesù, nella scoperta di una missione propria della vecchiaia. Infatti, essere vecchi non solo non è un ostacolo alla nascita dall’alto di cui parla Gesù, ma diventa il tempo opportuno per illuminarla, sciogliendola dall’equivoco di una speranza perduta»: in realtà, la Speranza c’è sempre. «La nostra epoca e la nostra cultura, che mostrano una preoccupante tendenza a considerare la nascita di un figlio come una semplice questione di produzione e di riproduzione biologica dell’essere umano, coltivano poi il mito dell’eterna giovinezza come l’ossessione – disperata – di una carne incorruttibile», come nelle ideologie trans-umane. La vecchiaia è disprezzata «perché porta l’evidenza inconfutabile del congedo di questo mito». In proposito, «mi vengono in mente le parole di una saggia attrice italiana, la Magnani, quando le hanno detto che dovevano toglierle le rughe, e lei disse: “No, non toccarle! Tanti anni ci sono voluti per averle: non toccarle!”»: chi “invecchia bene”, ovvero testimoniando valori perenni, non ha paura del decadimento fisico, perché è l’anima che deve restare sempre “bambina” nel senso indicato dal Vangelo. Nicodemo è un anziano saggio perché non ha mai smesso di farsi le domande esistenziali e, incontrato Gesù, si affida come un bambino alla Verità di Cristo. «I segni» dell’autentico successo della nostra vita «sono quelli dell’amore evangelico, in molti modi illuminati da Gesù. E se li possiamo “vedere”, possiamo anche “entrare” nel regno, con il passaggio dello Spirito attraverso l’acqua che rigenera».
Ecco perché il Pontefice, parlando ai pellegrini polacchi, rammenta significativamente che «oggi ricordate la regina santa Edvige, apostola della Lituania e fondatrice dell’Università Jagellonica. Durante la sua canonizzazione, san Giovanni Paolo II ricordò che per opera sua la Polonia fu unita alla Lituania e alla Rus’» sotto una corona che aveva come primo obbiettivo l’inculturazione della Fede cattolica. «Affidatevi alla sua intercessione, pregando come lei ai piedi della Croce per la pace in Europa», che viene solo da Lui, solo da una riconciliazione con le radici cristiane del continente. L’accenno alla Rus’ illumina ulteriormente l’intento del Santo Padre: come disse la Madonna a Fatima, anche per la Russia la vera pace verrà solamente convertendosi a Cristo.
Giovedì, 9 giugno 2022