Da asianews.it del 26/10/2020
Personalità di almeno 35 città hanno partecipato a un’assemblea on-line sul tema “Salvate i 12 di Hong Kong”. Esse chiedono al mondo di non dimenticare i 12 giovani pro-democrazia di Hong Kong, al presente detenuti in Cina. Gli organizzatori temono che i giovani subiscano oppressione e torture, confessioni obbligate, ecc..
I 12 sono stati fermati in agosto dalla guardia costiera cinese mentre erano imbarcati su un motoscafo. Secondo le autorità cinesi essi stavano fuggendo verso Taiwan per cercare rifugio e hanno superato i confini delle acque territoriali. Ora sono in prigione a Shenzhen da oltre due mesi e alle loro famiglie è vietata ogni visita. Vietato pure nominare un avvocato a loro scelta. Il governo cinese esige che i prigionieri scelgano fra una lista di avvocati proposta dal governo.
I 12 sono accusati di “separatismo”, essendo coinvolti nelle manifestazioni pro-democrazia dello scorso anno. La polizia di Hong Kong ha già chiesto l’estradizione, ma non vi è stata risposta. Il capo dell’esecutivo, Carrie Lam, sembra temporeggiare.
Le 35 città che hanno partecipato, ognuna a suo modo, alla manifestazione on-line sono San Francisco, New York, Toronto, città della Corea del Sud, Giappone, Olanda, Svezia. A Taiwan, nella capitale si è tenuta una manifestazione a cui hanno partecipato almeno 3mila persone (v. foto). Fra i partecipanti vi era anche Lam Wing-kee, uno degli editori rapiti in Cina nel 2015 per aver venduto libri critici della leadership politica cinese. In seguito, Lam si è rifugiato a Taiwan.
Gli osservatori sono attenti al caso per verificare se, dopo la legge sulla sicurezza nazionale, voluta da Pechino per Hong Kong, sarà un fatto normale l’ingerenza di Pechino nel giudicare pretese violazioni alla legge, che condanna atti e attività di secessione, sovversione, terrorismo e collaborazione con forze straniere.
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