Di Giulio Meotti da Il Foglio del 26/01/2022
Päivi Räsänen, medico e ministro dell’Interno finlandese tra il 2011 e il 2014, oltre che leader della Democrazia cristiana dal 2004 al 2015, è stato accusata di “crimini d’odio” e da ieri è in aula per affrontare un processo. Ha invitato alla morte di una minoranza etnica? Ha chiesto la lapidazione dei gay? No. Räsänen aveva criticato la partecipazione della Chiesa luterana (di cui è membro) ai festival lgbt e aveva citato san Paolo e la Bibbia (Genesi, “maschio e femmina li creò”) nei social. “Non mi considero colpevole di minacciare, calunniare o insultare alcun gruppo di persone”, ha detto l’ex ministro. Ma se ritenuta colpevole rischia due anni di carcere. Räsänen aveva detto di sostenere dignità e diritti di tutti gli omosessuali, perché “la visione cristiana degli esseri umani si basa sulla dignità intrinseca e uguale di tutte le persone”. Ma che non è favorevole alle nozze gay. Ha sottolineato l’importanza che i cittadini dei paesi democratici utilizzino il diritto fondamentale di esprimere le proprie opinioni: “Più tacete su temi controversi, più si restringerà lo spazio per la libertà di parola”. In sua difesa l’Alliance Defense International, il cui direttore Paul Coleman, autore di Censored: How European Hate Speech Laws are Threatening Freedom of Speech, ha detto: “In una società libera a tutti dovrebbe essere consentito di condividere le proprie idee senza timore di censura. La criminalizzazione attraverso le ‘leggi sull’incitamento all’odio’ rappresenta una grave minaccia per le democrazie. Il caso Räsänen mostra quanto velocemente lo stato può rivolgere le sue leggi contro i propri cittadini”. Anche il vescovo finlandese Juhana Pohjola andrà a processo con la stessa accusa. Accademici americani hanno scritto alla commissione per la Libertà religiosa sollevando il caso finlandese. Studiosi ebrei, come Peter Berkowitz di Stanford e Sergiu Klainerman di Princeton, e cattolici, come Robert George di Princeton e Mary Ann Glendon di Harvard.
In un articolo per l’Helsinki Times, l’ex ministro dell’Interno Räsänen ha rivendicato il diritto alla libertà di parola: “In una società democratica, dobbiamo essere in grado di non essere d’accordo e far fronte a discorsi che insultano i nostri sentimenti. Altrimenti lo sviluppo è verso un sistema totalitario con una sola visione corretta. La libertà di parola è la pietra angolare della vita democratica. Il diritto alla libertà di espressione non è certo meno importante del diritto a vivere in pace. Questo è un tesoro da non perdere”.
Dal verdetto che uscirà dall’Aula vedremo quanto quel tesoro vale davvero. Ma già che abbiano trascinato un ex ministro in tribunale per aver citato la Bibbia, più che d’oro questo tesoro sembra d’ottone.