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San Paolo e i “rigidi”

24 Giugno 2021 - Autore: Michele Brambilla

Durissima requisitoria del Papa contro coloro che dividono la Chiesa, come i giudaizzanti che seminavano zizzania tra i Galati. La “via del riscatto” passa dall’annuncio del Vangelo


di Michele Brambilla

Con l’udienza generale del 23 giugno Papa Francesco dà inizio ad un nuovo ciclo di catechesi: «oggi desidero riflettere su alcuni temi che l’apostolo Paolo propone nella sua Lettera ai Galati. È una Lettera molto importante, direi anzi decisiva, non solo per conoscere meglio l’Apostolo, ma soprattutto per considerare alcuni argomenti che egli affronta in profondità, mostrando la bellezza del Vangelo. In questa Lettera, Paolo riporta», per esempio, «parecchi riferimenti biografici, che ci permettono di conoscere la sua conversione e la decisione di mettere la sua vita a servizio di Gesù Cristo. Egli affronta, inoltre, alcune tematiche molto importanti per la fede, come quelle della libertà, della grazia e del modo di vivere cristiano, che sono estremamente attuali perché toccano tanti aspetti della vita della Chiesa dei nostri giorni».

«Il primo tratto che emerge da questa Lettera è la grande opera di evangelizzazione messa in atto dall’Apostolo, che almeno per due volte aveva visitato le comunità della Galazia durante i suoi viaggi missionari. Paolo si rivolge ai cristiani di quel territorio», discendenti dell’unica tribù celtica insediatasi in Oriente. La loro capitale era Ancyra, l’attuale Ankara, dove l’imperatore Augusto (63 a.C.-14 d.C.) aveva fatto edificare il Monumentum Ancyranum, su cui era stata scolpita la sua “autobiografia ufficiale”. «Paolo riferisce soltanto che, a causa di una malattia, fu costretto a fermarsi in quella regione (cfr Gal 4,13). San Luca, negli Atti degli Apostoli, trova invece una motivazione più spirituale. Dice che “attraversarono la Frigia e la regione della Galazia perché lo Spirito Santo aveva impedito loro di proclamare la Parola nella provincia di Asia” (At 16,6). I due fatti», osserva il Papa, «non sono in contraddizione: indicano piuttosto che la via dell’evangelizzazione non dipende sempre dalla nostra volontà e dai nostri progetti, ma richiede la disponibilità a lasciarsi plasmare e a seguire altri percorsi che non erano previsti».

Ad ogni modo, san Paolo era riuscito a fondare in Galazia diverse comunità cristiane molto dinamiche, insidiate, però, dall’arrivo di alcuni convertiti dal Giudaismo che predicavano il ritorno ad alcune usanze della Legge mosaica. «I Galati si trovavano in una situazione di crisi. Che dovevano fare? Ascoltare e seguire quanto Paolo aveva loro predicato, oppure dare retta ai nuovi predicatori che lo accusavano? È facile immaginare lo stato di incertezza che animava i loro cuori» di neoconvertiti, già alle prese con le controversie dottrinali. Una situazione che a Francesco ricorda quella di molti cattolici nostri contemporanei: «questa condizione non è lontana dall’esperienza che diversi cristiani vivono ai nostri giorni. Non mancano nemmeno oggi, infatti, predicatori che, soprattutto attraverso i nuovi mezzi di comunicazione, possono turbare le comunità. Si presentano non anzitutto per annunciare il Vangelo di Dio che ama l’uomo in Gesù Crocifisso e Risorto, ma per ribadire con insistenza, da veri e propri “custodi della verità” – così si chiamano loro -, quale sia il modo migliore per essere cristiani. E con forza affermano che il cristianesimo vero è quello a cui sono legati loro, spesso identificato con certe forme del passato, e che la soluzione alle crisi odierne è ritornare indietro per non perdere la genuinità della fede». Allora «seguire l’insegnamento dell’Apostolo Paolo nella Lettera ai Galati ci farà bene per comprendere quale strada seguire. Quella indicata dall’Apostolo è la via liberante e sempre nuova di Gesù Crocifisso e Risorto; è la via dell’annuncio, che si realizza attraverso l’umiltà e la fraternità, i nuovi predicatori non conoscono cosa sia umiltà, cosa sia fraternità; è la via della fiducia mite e obbediente, i nuovi predicatori non conoscono la mitezza né l’obbedienza. E questa via mite e obbediente va avanti nella certezza che lo Spirito Santo opera in ogni epoca della Chiesa», compresa la nostra.

Giovedì, 24 giugno 2021

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