Di Francis Khoo Thwe da Asianews del 22/02/2021
Uno sciopero generale è in corso in tutto il Myanmar, con la partecipazione di centinaia di migliaia di persone di ogni settore sociale: negozi, banche, uffici, scuole, università. Gli slogan sono comuni dal sud al nord. “Basta con la dittatura militare” e “Liberate Aung San Suu Kyi”.
La fiumana di persone continua a manifestare nonostante la messa in guardia della giunta che alla radio statale ha avvertito che i giovani, incitati a scendere in strada, rischiano “di perdere la vita”.
A tre settimane dal colpo di Stato militare, la giunta si trova davanti una resistenza mai vista. Viva via che le minacce e le violenze dei soldati aumentano, aumentano pure le manifestazioni.
Due giorni fa a Naypyidaw si sono tenuti i funerali della prima “martire” della rivolta, Mya Thwate Thwate Khaing, ferita da un proiettile letale durante una delle prime manifestazioni.
Lo stesso giorno si sono tenute manifestazioni in molte città, in particolare a Mandalay. Qui, secondo diverse testimonianze, in una manifestazione sono state colpite due persone con proiettili letali. Anche un ragazzo di 16 anni è morto. Diverse fonti locali parlano di centinaia di feriti.
A Yangon, un uomo di 30 anni è stato ucciso mentre pattugliava il suo quartiere per evitare gli arresti notturni degli oppositori al regime. La televisione di Stato ha detto che la sua morte è avvenuta dopo che 20 persone hanno attaccato un veicolo della polizia, che ha sparato colpi per disperdere gli assalitori.
Nonostante l’escalation della violenza delle forze armate, l’opposizione al regime non si ferma. Ieri vi sono state manifestazioni in tutto il Paese: a Myitkyina, nello Stato Kachin, si è tenuta una commemorazione in memoria dei morti di Mandalay; altre migliaia di persone hanno marciato per le strade di Monywa e Pagan, a Dawei e Myeik, a Lashio e a Yangon. Anche molti cristiani, compresi preti e suore hanno manifestato a Yangon, dove hanno partecipato almeno 1000 fedeli; a Mandalay, a Taunggu, Loikaw, Kengtung.
Cresce anche la voce della comunità internazionale nel condannare la violenza dell’esercito e nel domandare il ritorno alla democrazia. Ai Paesi democratici e occidentali in genere, si sono aggiunti anche il Giappone e Singapore: quest’ultimo aveva tenuto finora una posizione molto pragmatica ed equidistante. Singapore è il maggiore investitore straniero in Myanmar. Il Segretario generale dell’Onu Antonio Guterres ha dichiarato che la forza letale usata dall’esercito è inaccettabile.
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