Viene detto anche «il giovane» per distinguerlo da un san Nilo «l’asceta» vissuto nei primi secoli del Cristianesimo. O «di Rossano», dalla città in cui nacque nel 910 o poco dopo. La sua era una famiglia di tradizione illustre e di notevoli mezzi della Calabria bizantina, sì che ricevette un’educazione particolarmente accurata. Sposò quindi una giovane di condizione modestissima, dalla quale ebbe anche una bambina. Desideroso poi di lasciare il mondo, si ritirò a vita eremitica nelle caverne della regione, costretto spesso a spostarsi per le continue incursioni dei Saraceni, che avevano conquistato la Sicilia; molti fondatori di famiglie monastiche, a cominciare da san Benedetto, ebbero una lunga fase preparatoria di questo tipo. Organizzò poi una prima comunità, con la quale, dopo varie tappe, si stabilì a Serperi, presso Gaeta. Verso la fine del secolo fece diversi pellegrinaggi presso le tombe degli apostoli, approfittando di essi per procurarsi pergamene e libri. Nel 1004, avendo ricevuto in donazione dal conte Gregorio il territorio di Grottaferrata (l’antico Tusculum di Cicerone), fondò qui un nuovo monastero di tradizione greca. Era ormai molto vecchio e nello stesso anno morì. Ma proprio questa sua ultima fondazione era destinata ad essere la sua opera più duratura. I suoi successori completarono nei decenni successivi il cenobio e la chiesa, la quale fu dedicata alla Vergine, col titolo di «Santa Maria di Grottaferrata». Nonostante diverse devastazioni subite nei secoli successivi, quest’abbazia di rito greco a pochi chilometri da Roma conservò sempre una singolare importanza, culturale e religiosa; un’importanza tanto crescente quanto più la Chiesa greca si era venuta allontanando da Roma e dalla comunione cattolica. Oggi, affidata ai monaci basiliani d’Italia, continua ad essere un faro di cultura (anche per la sua preziosa biblioteca) ed un segno di speranza per un ecumenismo autentico, fondato sulla verità oltre che sulla comprensione reciproca. Che san Nilo preghi per esso.
Marco Tangheroni,
Cammei di santità. Tra memoria e attesa,
Pacini, Pisa 2005, p. 44