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“Sì, la famiglia ha dei nemici e riconoscerlo vuol dire agire”

26 Agosto 2020 - Autore: Marco Invernizzi

di Marco Invernizzi da Tempi di Agosto 2020

Un giudizio non scontato

C’è una frase nel Rapporto 2020 del Centro internazionale studi famiglia del maggiore studioso italiano su questo tema, Pierpaolo Donati, che merita attenzione: «Potenti forze collettive, impersonali, artificiali, influenzano sempre più le decisioni delle persone che non hanno gli strumenti e le risorse per prendere decisioni meditate. Per lo più, i soggetti decidono di fare famiglia sulla base di motivazioni provvisorie, contingenti, poco trasparenti a loro stessi, sulla base di identità mobili e fluttuanti».

L’affermazione non è scontata. Anche nei migliori ambienti, per esempio in gran parte del mondo cattolico, pochi credono che la famiglia abbia dei nemici e molti pensano che la crisi della famiglia in Occidente sia conseguenza delle difficoltà economiche e non invece anche da «una guerra mondiale contro il matrimonio», come ha detto papa Francesco nel 2016.

Una guerra esiste perché qualcuno l’ha dichiarata e la porta avanti. Sempre Donati scrive di «una rivoluzione sessuale iniziata negli anni Sessanta del secolo scorso che ha comportato un profondo cambiamento nelle relazioni di gender, e quindi una ridefinizione di tutti i rapporti familiari». Le rivoluzioni non nascono da sole, ma quando vi sono uomini che le progettano e poi cercano di realizzarle. Così è avvenuto anche per la famiglia.

Lottare in Parlamento e nel paese
Rendersi conto che la famiglia ha dei nemici non la fa uscire immediatamente dalla crisi, ma ha delle conseguenze. Per esempio significa denunciare l’ideologia gender, quello «sbaglio della mente umana», per usare sempre le parole del Pontefice, che mette in discussione la natura sessuata della persona; significa denunciare le politiche degli Stati che non aiutano le famiglie, soprattutto quelle numerose che si oppongono alla drammatica crisi demografica in corso. Capire che la famiglia ha dei nemici significa attirare l’attenzione dei genitori sui programmi scolastici dei figli, sulle letture proposte a scuola e su quello che guardano in tv, significa battersi in Parlamento e nel paese perché non passi quella proposta di legge sulla omotransofobia che ha come scopo di indurre preti ed educatori, genitori e catechisti a tacere la verità per timore di essere processati per un reato di opinione, come ha bene spiegato la Cei.

Rendersi conto che la famiglia ha dei nemici significa non trascurare il fatto che sempre di più il compito è educare alla verità sull’uomo e testimoniare la verità della famiglia mostrandola incarnata nella vita di due coniugi. È diabolico contrapporre la necessità di un grande lavoro educativo per contrastare la crisi della famiglia e il suicidio demografico in corso al dovere di opporsi con tutte le forze al disegno di legge Zan sulla omotransfobia. È diabolico sostenere – come fanno anche alcuni cattolici – che ci si deve occupare dei singoli perché ormai le famiglie sono decostruite. Bisogna fare l’una e l’altra cosa, insieme.

Indicare i nemici della famiglia significa dare una spiegazione del disprezzo diffuso verso la famiglia e così comprendere perché un terzo dei giovani non vuole sposarsi e un quarto non vuole avere figli, dato che questi giovani sono cresciuti dentro una cultura che disprezza la bellezza della famiglia; significa spiegare il perché le leggi contro la famiglia (e la vita) sono state portate avanti da alcune forze politiche e combattute da altre.

Nessuna illusione, solo speranza
Se la famiglia ha dei nemici, chi vuole difenderla deve fare qualcosa per promuoverla, deve smettere di dare per scontata la sua esistenza perché oggi la famiglia ha bisogno di ciascuno di noi, delle nostre preghiere, dei sacrifici e della testimonianza che sapremo dare in suo favore, del nostro impegno culturale e politico combattendo chi la vuole emarginare o addirittura distruggere.

Niente illusioni: come scrive Donati, «stiamo entrando in una società postfamigliare». E tuttavia non bisogna perdere la speranza: partendo dalla consapevolezza di essere minoranza, gli amici della famiglia sanno di essere nella verità e di rispettare la natura delle cose. Sulla distanza, i nemici della realtà creano solo disperazione e odio sociale e molte persone cercheranno di uscire da una società diventata invivibile. Gli amici della famiglia ci saranno, pronti ad accoglierle e a restituire loro la speranza perduta.

Foto redazionale

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Info Marco Invernizzi

Marco Invernizzi nasce a Milano nel 1952. Nel 1977 si laurea in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi su Il periodico "Fede e Ragione" nell'ambito della storia del Movimento Cattolico italiano dal 1919 al 1929, relatore il professor Luigi Prosdocimi. Dopo gli studi universitari continua ad approfondire, in modo non puramente intellettualistico - dal 1972 milita in Alleanza Cattolica, della quale è stato responsabile per la Lombardia e per il Veneto fino al 2016-, le vicende del movimento cattolico in Italia. Ha pubblicato, fra l'altro, L'Unione Elettorale Cattolica Italiana. 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici(Cristianità, Piacenza 1993); La Chiesa, la politica, il potere attraverso i secoli (contributo a Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, a cura di Franco Cardini, Piemme, Casale Monferrato 1994); e, con altri, I Papi del nostro secolo, parte prima Da Leone XIII a Pio XII (Italica Libri/Editoriale del Drago, Milano 1991); e Guida introduttiva alla storia della Chiesa cattolica (Mimep-Docete, Pessano [Milano]). Collabora a Cristianità e ad altre riviste e quotidiani. Dal 1989 conduce a Radio Maria la trasmissione settimanale La voce del Magistero. Nella linea di quanto già edito si pone Il movimento cattolico in Italia dalla fondazione dell'Opera dei Congressi all'inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), un'opera di sintesi in cui viene ripercorsa la storia del movimento cattolico, con particolare attenzione alle sue espressioni politiche, dalla Breccia di Porta Pia alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Dal 28 maggio 2016 è Reggente Generale di Alleanza Cattolica.

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