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Si può “guarire il mondo”?

19 Agosto 2020 - Autore: Marco Invernizzi

Una frase del Pontefice e una domanda per ciascuno: si può pensare di “guarire il mondo” davvero senza porsi il problema di come ripristinare un corretto rapporto fra salute del corpo e salvezza dell’anima? E senza combattere l’indifferenza verso la Verità e l’individualismo che distrugge i corpi sociali?


di Marco Invernizzi

Circolano diverse interpretazioni della pandemia che accompagna tutta l’umanità dal mese di marzo (in realtà da prima ma non lo sapevamo). Vi sono coloro che sono rimasti completamente soggiogati dalla sua diffusione, tanto da non vedere come vi siano governi e poteri forti che sfruttano il Covid-19 per acquisire o aumentare il proprio potere nei confronti della popolazione, ma vi sono altri che non ne colgono la pericolosità ritenendo un complotto ogni invito o provvedimento che miri a fermarne la diffusione.

Da parte mia non cercherò di sostenere alcuna lettura del fenomeno ma mi limiterò a commentare alcune parole del Santo Padre che mi paiono utili a cogliere il senso spirituale di quanto stiamo vivendo e, soprattutto, mi sono sembrate utili a spingere ciascuno di noi a “decidersi per Dio”, e quindi a operare per “guarire il mondo”. Constato semplicemente che la pandemia è un fatto che ha contagiato milioni di persone nel mondo, e che la sua percezione dipende anche dal luogo dove uno vive. Infatti, è diverso vivere in un Paese della Lombardia dove nello scorso inverno i morti sono almeno raddoppiati rispetto all’anno precedente e dove anche in estate si sente la sirena della croce rossa più volte al giorno come non era mai accaduto, dal vivere in una regione dove i contagi sono stati pochi e il numero dei morti rientra nella norma. Certamente bisognerà trovare il modo di convivere con il morbo anche per non “morire di fame” nei prossimi mesi, ma negarne l’esistenza o pensare solo ai complotti mi sembra il modo più sbagliato per salvaguardare la nostra sacrosanta libertà di fronte alle tentazioni liberticide di alcuni governi, fra cui certamente il nostro. Come ha insegnato sempre la storia della Rivoluzione, le contraddizioni e le ingiustizie rimangono, anche se spesso sono state il pretesto per i peggiori misfatti. Karl Marx (1818-1883), per fare solo un esempio, non ha inventato lo sfruttamento della classe operaia, lo ha semplicemente usato per proporre la lotta di classe.

Papa Francesco ha detto che “La pandemia ha messo in risalto quanto siamo tutti vulnerabili e interconnessi. Se non ci prendiamo cura l’uno dell’altro, a partire dagli ultimi, da coloro che sono maggiormente colpiti, incluso il creato, non possiamo guarire il mondo” (Udienza generale del 12 agosto).

“Guarire il mondo” è la frase che più mi ha colpito di questa udienza generale all’interno di un ciclo dedicato alla dottrina sociale della Chiesa, perché guarire il mondo è propriamente lo scopo della dottrina sociale. Essa infatti sa perfettamente che il mondo può essere curato e anche guarito da alcune malattie temporali, anche se non potrà diventare perfetto e definitivo se non dopo il ritorno glorioso di Cristo. 

Per guarire il mondo bisogna vincere le tentazioni maggiori che sono presenti in generale nell’uomo e in specie nell’uomo moderno e postmoderno, cioè la pretesa di potere fare a meno di Dio e delle relazioni con il prossimo (individualismo) e nell’escludere Dio dalla vita pubblica delle nazioni, quasi fosse un corpo estraneo o addirittura nocivo alla vita degli uomini (indifferenza).

Indifferenza e individualismo sono così i pericoli che il Pontefice indica sempre nel prosieguo della stessa udienza generale. 

Sapremo combattere questi due mali, che poi concretamente diventano indifferenza nei confronti della religione per esempio nel modo in cui i governi hanno affrontato la pandemia, oppure in tutti i provvedimenti che esaltano i pretesi “diritti” individuali e non si curano di quelle formazioni sociali, come la famiglia, senza le quali l’individuo è destinato a perdere la sua stessa umanità?

Forse è questa la vera domanda che ci porta il Covid-19. Si tratta di una prova, che come tutte le prove nasconde delle tentazioni. Ma le prove e le tentazioni possono essere superate e così potremo uscire dalla pandemia piú forti e più desiderosi di “guarire il mondo”.

Mercoledì, 19 agosto 2020

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Info Marco Invernizzi

Marco Invernizzi nasce a Milano nel 1952. Nel 1977 si laurea in filosofia all'Università Cattolica del Sacro Cuore con una tesi su Il periodico "Fede e Ragione" nell'ambito della storia del Movimento Cattolico italiano dal 1919 al 1929, relatore il professor Luigi Prosdocimi. Dopo gli studi universitari continua ad approfondire, in modo non puramente intellettualistico - dal 1972 milita in Alleanza Cattolica, della quale è stato responsabile per la Lombardia e per il Veneto fino al 2016-, le vicende del movimento cattolico in Italia. Ha pubblicato, fra l'altro, L'Unione Elettorale Cattolica Italiana. 1906-1919. Un modello di impegno politico unitario dei cattolici(Cristianità, Piacenza 1993); La Chiesa, la politica, il potere attraverso i secoli (contributo a Processi alla Chiesa. Mistificazione e apologia, a cura di Franco Cardini, Piemme, Casale Monferrato 1994); e, con altri, I Papi del nostro secolo, parte prima Da Leone XIII a Pio XII (Italica Libri/Editoriale del Drago, Milano 1991); e Guida introduttiva alla storia della Chiesa cattolica (Mimep-Docete, Pessano [Milano]). Collabora a Cristianità e ad altre riviste e quotidiani. Dal 1989 conduce a Radio Maria la trasmissione settimanale La voce del Magistero. Nella linea di quanto già edito si pone Il movimento cattolico in Italia dalla fondazione dell'Opera dei Congressi all'inizio della seconda guerra mondiale (1874-1939), un'opera di sintesi in cui viene ripercorsa la storia del movimento cattolico, con particolare attenzione alle sue espressioni politiche, dalla Breccia di Porta Pia alla vigilia del secondo conflitto mondiale. Dal 28 maggio 2016 è Reggente Generale di Alleanza Cattolica.

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