di Andrea Morigi
Sigrid Undset (1882-1949)
1. La formazione «nordica»
Sigrid Undset nasce il 20 maggio 1882 in Danimarca, a Kalundborg, primogenita di tre figlie, e si trasferisce a Christiania — l’attuale Oslo —, in Norvegia, all’età di due anni in seguito alla malattia del padre Ingvald (1853-1893), archeologo, non più in grado di compiere viaggi e ricerche all’estero. La figura paterna — perde il padre all’età di undici anni — influirà comunque molto sulla vita della giovane, spingendola a interessarsi di archeologia e tradizioni scandinave — come le saghe nordiche e le ballate popolari —, sì che legge L’Edda e i carmi norreni sin da bambina. Ormai adulta, per spiegare quale frutto le abbia dato questo tipo di formazione, dichiarerà, con riferimento alla Norvegia: «Ho vissuto duemila anni in questo Paese», con ciò affermando di farsi portatrice della tradizione ininterrotta delle genti scandinave mediata attraverso il cattolicesimo. Rimasta sola con le sorelle e la madre, Anne Charlotte Gyth (1855-1939), anch’ella appassionata di cultura nordica, frequenta la scuola di Ragna Nielsen (1845-1924), dominata da una dottrina radicale di sinistra, che Sigrid rifiuta per l’ideologismo intollerante degli insegnanti. Deve tuttavia rinunciare, per motivi economici, a frequentare l’università, limitandosi a studiare per conseguire un diploma di segretaria che le fa ottenere, a sedici anni, un impiego in una ditta tedesca, nella quale lavora fino al 1908. La pratica d’ufficio e l’ordine appreso in questo periodo si dimostrano particolarmente utili per la sua carriera di scrittrice, sia per l’apprendimento della dattilografia che per la capacità di organizzare il proprio lavoro. Infatti, già a sedici anni, sottraendo tempo al sonno notturno, inizia la sua prima opera, un romanzo ambientato nel Medioevo norvegese, mentre acquisisce un bagaglio di cultura letteraria nordica e soprattutto inglese. Studia William Shakespeare (1564-1616), Geoffrey Chaucer (1340-1400) e i racconti della Tavola Rotonda, ma anche i moderni Henrik Ibsen (1828-1906), August Strindberg (1849-1912), Georg Brandes (1842-1927), le sorelle Emily (1818-1848) e Charlotte (1816-1855) Brontë e Jane Austen (1775-1817), acquisendo la tecnica narrativa necessaria alla propria produzione letteraria.
2. L’attività letteraria
Il primo romanzo è pronto quando la Undset ha ventidue anni. Ambientato nella Danimarca medioevale e con un particolare carattere romantico, il manoscritto viene tuttavia respinto dalla casa editrice a cui è proposto. La delusione non impedisce alla giovane scrittrice di preparare, due anni più tardi, un secondo romanzo, Fru Marta Aulie, «La signora Marta Aulie», la cui narrazione stavolta si svolge nella Christiania piccolo-borghese contemporanea e desta scandalo a causa dell’incipit nel quale la protagonista confessa il proprio tradimento coniugale.
Visto il successo dell’esordio, fra il 1907 e il 1919 la Undset prosegue la sua attività con altre opere letterarie in cui descrive l’ambiente conosciuto durante gli anni di lavoro e, nel 1909, esce Fortellingen om Viga-Ljot og Vigdis, «Il racconto di Viga-Ljot e di Vigdis», ambientato nel Medioevo vichingo. Con una borsa di studio, nello stesso anno la Undset si reca a Roma, luogo dove sarebbe nata se non fosse intervenuta la malattia del padre. Là, per nove mesi, frequenta l’ambiente intellettuale scandinavo e conosce Anders Castus Svarstad (1869-1943), un pittore norvegese più anziano di lei, con il quale si sposerà nel 1912, dopo il divorzio di lui dalla prima moglie. In questo periodo escono Jenny, nel 1911, romanzo incentrato sul suicidio di una pittrice delusa dalla propria disordinata vita sentimentale, e Vaaren, «Primavera», nel 1914, in cui si narra il tentativo riuscito di risolvere una crisi familiare da parte di una donna. I temi, affrontati in modo certamente distante dalla moda letteraria del periodo, pongono la Undset ai margini della corrente femminista che in quel periodo è considerata d’avanguardia. Alle accuse delle femministe scandinave, che la tacciano di essere reazionaria, risponderà che «il tentativo di dare a una madre gli stessi diritti del padre non comporta affatto la parità, ma un sovraccarico per la donna».
I profitti ricavati dalle vendite del terzo romanzo consentono nel frattempo all’autrice di svincolarsi dalla necessità del lavoro quotidiano. I coniugi Svarstad vanno a vivere a Londra, ma il primo dei tre figli di Sigrid Undset, Anders (1913-1927), nasce a Roma nel gennaio del 1913. Le difficoltà legate alla crescita della seconda figlia, handicappata, determinano il ritorno della scrittrice in Norvegia, a Lillehammer, dove, nel 1919, nasce il suo terzo figlio, mentre il matrimonio naufraga.
3. Il capolavoro: «Kristin figlia di Lavrans»
Nonostante la Prima Guerra Mondiale appena conclusasi non avesse coinvolto la Norvegia, l’evento bellico, complice anche il disastro coniugale, conduce la Undset a riflessioni che sfociano in un crescente interesse religioso. Dalla tranquilla abitazione di Lillehammer, dove prosegue i suoi studi di letteratura medioevale dando alle stampe anche una versione norvegese del Ciclo arturiano, nel 1919 può dare avvio alla sua opera principale, il romanzo Kristin Lavransdatter, «Kristin figlia di Lavrans», pubblicato dal 1920 al 1922, trilogia storica ambientata nella prima metà del secolo XIV, con un tentativo di ricupero dell’atmosfera medioevale anche attraverso l’uso di arcaismi letterari e di uno stile vicino al linguaggio delle saghe. Nel proprio capolavoro, diviso in tre parti, Kransen, «La ghirlanda», Husfrue, «La padrona di casa» e Korset, «La Croce», la Undset descrive il matrimonio contrastato di Kristin con Erlend, la sua vita matrimoniale e la sua maturità, e indaga sui rapporti umani collocandoli nel Medioevo norvegese ma con lo scopo di analizzare da lontano le caratteristiche eterne della natura degli uomini, dei loro legami sociali e del loro rapporto con Dio. Esce intanto nel 1923 il romanzo Ida Elisabeth.
4. La conversione al cattolicesimo e la produzione successiva
Anche personalmente, partendo da un atteggiamento marcatamente agnostico, la scrittrice inizia a indagare sul senso e sul mistero della vita, percorrendo una strada che la conduce, nel 1924, alla conversione al cattolicesimo, nonostante fosse stata battezzata nella comunità luterana norvegese. Lo scandalo provocato nell’ambiente intellettuale norvegese le causa pesanti attacchi da parte di esponenti protestanti, ma soprattutto da parte del mondo laicista e socialcomunista. La risposta di Sigrid Undset consiste in un’attività di polemista che si svolge prevalentemente sul periodico della diocesi cattolica di Oslo, St. Olav — con una copiosissima produzione di articoli e di saggi in difesa della Chiesa di Roma —, ma anche su importanti riviste letterarie norvegesi come Samtiden. La sua coraggiosa critica al luteranesimo, assolutamente maggioritario in Norvegia, giunge a definirlo una religione troppo «alla mano e dove Dio sembra l’incarnazione di un uomo di sinistra».
Il suo secondo grande romanzo storico, Olav Audunssøn — pubblicato negli anni dal 1925 al 1927 in quattro volumi, nei quali si descrive la lotta dell’uomo alla ricerca del senso della vita e il tentativo di comprenderne il mistero —, è ambientato nella seconda metà del secolo XIII. Il successo ottenuto con Kristin Lavransdatter le frutta anche, nel 1928, il Premio Nobel per la letteratura. I romanzi successivi alla conversione, Gymnadenia, del 1929, e Den brennende busk, «Il roveto ardente», del 1930, descrivono entrambi il passaggio del protagonista, Paul Selmer, al cattolicesimo, con una realistica descrizione degli stati d’animo e del travaglio intellettuale dell’uomo moderno di fronte alla scoperta della fede. In queste ultime opere, la conversione è stata interpretata dallo scandinavista Mario Gabrieli (1915-2008) come il «superamento dell’individualismo liberale e del collettivismo comunista». La prima opera autobiografica di Sigrid Undset, Elleve år, «Undici anni», viene pubblicata nel 1934. In La moglie fedele, del 1936, i critici hanno visto l’opposizione agostiniana fra amor sui e amor Dei risolto nella certezza religiosa. È del 1937 la pubblicazione di Norske helgener, «Santi norvegesi», cui seguiranno altre opere agiografiche.
5. Il realismo
Accostabile per alcuni versi all’opera di Fëdor Dostoevskij (1821-1881), soprattutto nella descrizione dei conflitti interiori, e considerata da alcuni critici romantica e da altri realista, la sua produzione letteraria si avvicina più a quest’ultima definizione, se non la si assimila al naturalismo di autori come Émile Zola (1840-1902). Il realismo di Sigrid Undset trae le sue origini esplicitamente dal neo-tomismo, è legato alla verità e all’oggettività dell’essere ed è del tutto consapevole della dimensione soprannaturale della realtà. Nella raccolta di saggi Selvportretter og landskapsbilleder, «Autoritratti e immagini del paesaggio», del 1938, la scrittrice afferma che la terra, «dipinta con misure vitali umane, è antichissima e allo stesso tempo come un sorriso fuggente sul viso del globo terrestre. Tutto ciò che conosciamo con i sensi del corpo è materia che incessantemente muta di forma». Da qui, la necessità del superamento del determinismo delle leggi della natura, praticabile soltanto tramite la libertà umana che consente di compiere la scelta a favore della «morale naturale» senza opporsi all’ordine della Creazione. Perciò Sigrid Undset aborrisce tutto quanto, nel pensiero a lei contemporaneo, tenta di mutare la natura dell’uomo come se fosse frutto di un esperimento malriuscito. Il risultato pratico di questo tentativo trova la sua espressione storica nei totalitarismi che in quel periodo si affermano in Europa. Mentre la scrittrice sta ultimando un romanzo storico ambientato nella Scandinavia del secolo XVIII, di cui esce nel 1939 soltanto la prima parte, Madame Dorthea, muore la figlia handicappata e scoppia la Seconda Guerra Mondiale. Le sue opere erano state sequestrate in Germania già dall’inizio degli anni 1930. Nel 1940, dopo che suo figlio Anders, ufficiale dell’esercito norvegese, viene ucciso a ventisette anni in un’azione di guerra contro i tedeschi, per evitare ritorsioni a causa della sua accesa attività anti-nazionalsocialista, Sigrid Undset si rifugia prima in Svezia e poi negli Stati Uniti d’America. In esilio diffonde la conoscenza della cultura scandinava e pubblica Tilbake til fremtiden, «Ritorno al futuro», in cui descrive la propria attività e le condizioni della Norvegia sotto l’occupazione nazista. Nel 1947, al suo rientro, è la prima donna norvegese a ricevere la Gran Croce dell’Ordine di Sant’Olav. Si spegne due anni dopo, il 10 giugno 1949, a Lillehammer, ancora nel pieno dell’attività di saggista e di scrittrice, di cui rimangono complessivamente trentasei opere tradotte in numerose lingue.
Andrea Morigi
25 ottobre 2018
Per approfondire: vedi Mario Gabrieli, Le letterature della Scandinavia, Sansoni, Firenze 1969, pp. 340-344; Margherita Giordano Lokrantz (1935-2004), La tematica religiosa nella letteratura del Nord Europa, in Ferdinando Citterio e Luciano Vaccaro (a cura di), Storia religiosa dei popoli nordici, Centro Ambrosiano, Milano 1995, pp. 276-281; Margherita Podestà, introduzione a Sigrid Undset, La saga di Vigdis, trad. it., Iperborea, Milano 1992, p. 7-12; e Davide Rondoni, introduzione a Sigrid Undset, Kristin figlia di Lavrans, trad. it., Rizzoli 1996, pp. V-IX.