Plinio Corrêa de Oliveira, Cristianità n. 1 (1973)
Traduzione degli articoli Enquanto Brejnev e Nixon se abracam e “Prodotta e imbottigliata in Russia“, comparsi sulla Fôlha de S. Paulo rispettivamente il 24-6-1973 e l’1-7-1973. Il titolo comune è redazionale.
Analisi “psico–politica” della crisi dell’anticomunismo
MENTRE BREZNEV E NIXON SI ABBRACCIANO
Risaliamo a una data alla quale le linee generali del panorama internazionale erano ancora chiare. Prendiamo in considerazione, per esempio, la situazione psico-politica mondiale di vent’anni fa.
L’espressione “psico-politica” può sembrare ricercata. Tuttavia non ne trovo altra che esprima con identica precisione ciò che voglio dire. Intendo cioè indicare una situazione che deriva non da oscure e arbitrarie combinazioni tra professionisti della politica, ma da uno stato psicologico molto stabile e definito della opinione pubblica. La situazione “psico-politica” ha, per sua propria natura, maggiore consistenza e durevolezza delle situazioni create dalle manipolazioni dei politici di carriera. Queste ultime possono essere fatte e disfatte a seconda degli interessi personali sempre mutevoli, mentre la situazione psico-politica può essere alterata – quando può esserla! – soltanto da un lungo lavoro di propaganda, che esige talora decine di anni e tonnellate d’oro. Per questa ragione, in materia politica ho sempre dato una importanza incomparabilmente maggiore ai panorami psico-politici che non alla politica dei politicanti. Secondo questa angolazione tenterò dunque di descrivere, anche se in modo sommario, la situazione mondiale di vent’anni fa.
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Il nostro globo si trovava chiaramente diviso in due zone.
Da una parte stava il blocco di nazioni soggiogate dal comunismo internazionale, ossia da una setta filosofica con implicazioni storiche, economiche, sociologiche e politiche. Tale setta si era impadronita della Russia nel 1917, al tramonto della prima guerra mondiale; e in seguito alla seconda guerra mondiale aveva esteso il suo dominio sull’Europa centrale, sulla Cina, su parte della Corea e dell’Indocina, e si preparava a conquistare poco dopo l’isola di Cuba, in pieno continente americano.
L’altro blocco era costituito dalle nazioni che rifiutavano la predicazione della setta comunista. Tale rifiuto era da tutte opposto perché spinte dall’orrore istintivo che la dottrina e il regime comunista suscitavano in quanto rimaneva di residualmente sensato e retto negli uomini delle più diverse religioni, tradizioni storiche e razze. Più specialmente le nazioni che formano il mondo cristiano si sentivano urtate dall’impatto comunista, dal momento che nessuna dottrina ha mai costituito l’opposto esatto del comunismo più precisamente che la Buona Novella predicata da Nostro Signore Gesù Cristo. Tra le nazioni cristiane, l’integrità assoluta della fedeltà alla Buona Novella appartiene esclusivamente a quelle cattoliche. Per questa ragione, all’interno del mondo cristiano, il mondo cattolico costituisce la punta di lancia nella lotta contro il comunismo.
Ben inteso, l’antagonismo tra i due grandi blocchi non derivava esclusivamente da un conflitto ideologico a sfondo religioso. Era alimentato anche dalle rivalità economiche, politiche e culturali tra le due grandi superpotenze.
D’altro canto, i motivi che univano le nazioni di ciascun blocco alle rispettive superpotenze non erano soltanto ideologici. Consistevano anche in legami politici, economici e sociali, in Occidente; e in qualche cosa di simile nel blocco rosso, con il sostegno decisivo della potenza politica e militare comunista, pronta a schiacciare le velleità di autonomia di qualsiasi provincia, nazione o Stato insoddisfatto.
Tuttavia, sul piano psico-politico il fattore essenziale di opposizione tra il mondo comunista e il mondo libero era ideologico. Consumando fiumi di denaro in proselitismo dottrinale, come anche nel produrre agitazioni e disordini di ogni genere, il comunismo non era mai riuscito a vincere una competizione elettorale nel mondo libero. Orbene, da ogni parte la grande maggioranza delle masse elettorali era costituita da lavoratori manuali, e ciò che portava questi lavoratori a dire di no al comunismo non erano complicate ragioni economiche o sociali, da loro mal conosciute, e la cui esposizione li lasciava indifferenti, ma era la percezione, nello stesso tempo potente e implicita, che un mondo fondato sulla negazione dei valori di religione, famiglia, proprietà e patria sarebbe stato il massimo del disordine e della infelicità.
Questa percezione levava contro il comunismo una barriera, una barriera di orrore. Questa barriera era un ostacolo per l’espansione del comunismo maggiore di tutti i dollari e di tutte le difese militari dell’occidente. Anche se gli eserciti comunisti avessero dominato un paese anticomunista, sarebbero stati esposti al rischio che contro di loro si sollevassero popoli interi, come fece la Spagna al tempo dell’invasione degli eserciti rivoluzionari di Giuseppe Bonaparte, e come fecero, già nel nostro secolo, il movimento messicano dei cristeros contro il tiranno Calles, e più tardi il popolo spagnolo contro la dominazione comunista, liquidata dall’Alzamiento.
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Questo orrore nei confronti del comunismo era, nello spirito delle grandi masse dell’occidente, rafforzato dall’orrore nei confronti dei comunisti. “Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei”, dice il vecchio proverbio. “Dimmi cosa pensi e ti dirò chi sei”, si potrebbe dire con molta più ragione ancora. Intuendo quest’ultima verità, i popoli d’occidente avevano la chiara percezione che soltanto un fanatismo posto al servizio della negazione di tutte le verità e di tutti i principi di ordine poteva portare qualcuno a dedicare la propria vita all’instaurazione del comunismo. Materialista, minaccioso, brutale, sanguinario, il comunista era visto come la personificazione stessa del male. È necessario aggiungere che la figura arruffata di Marx, lo sguardo felino di Lenin, le espressioni da orso sleale e crudele di Stalin favorivano molto la formazione di questo profilo morale del comunista, dedotto dal buon senso universale dai principi comunisti stessi. Fattore in più, e fattore potente, della costituzione della barriera di orrore contro la setta che aveva immerso la Russia in una serie ininterrotta di sanguinose persecuzioni religiose e politiche, che si erano gradatamente estese a tutti i paesi nei quali si piantava vittoriosa la bandiera rossa.
Per abbattere nell’opinione pubblica dei popoli liberi questa barriera di orrore, non era sufficiente la propaganda abilmente fatta in mezzo a essi dal Cremlino per inculcare che, in Russia, il progresso tecnico e la prosperità economica erano sulla via di portare al meglio. Se questo era vero – pensavano i popoli liberi – perché i sovietici proibivano agli occidentali di visitare liberamente il paradiso comunista? Perché impedivano ai russi di fare liberamente dei viaggi in Occidente? Per esempio, all’interno del mondo libero non c’è niente di più facile che viaggiare e perfino cambiare residenza da un paese all’altro. Perché i nostri Stati non hanno timore alcuno di questa piena libertà? Il fatto è che non hanno nulla da nascondere ai propri visitatori, e non hanno nessuna ragione per temere che i rispettivi sudditi emigrino in massa verso i territori dei paesi vicini. Nonostante questo, siamo assolutamente certi di non aver raggiunto il massimo di prosperità e di ordine! In che miserabile condizione dovevano trovarsi i sudditi degli Stati comunisti per essere costretti con la punta della baionetta a rimanere all’interno delle rispettive frontiere!
Ma soprattutto – non si insiste mai sufficientemente su questo punto – la barriera di orrore contro il comunismo attingeva il meglio della sua solidità nella convinzione di tutti i popoli non comunisti che una ideologia che professa la irreligione, la promiscuità sessuale, la comunità dei beni e la negazione di tutte le sovranità nazionali è ovviamente falsa, completamente antinaturale, mostruosa, assolutamente dannosa.
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Ciò che la Russia allora era riuscita ancora a nascondere, il peso dell’impoverimento collettivo l’ha obbligata a rivelarlo oggi. Essa geme nella miseria ed è obbligata a stendere la mano all’avversario, chiedendogli pane, capitali, tecnici, sotto pena di soccombere sotto il peso della indignazione popolare.
Nel momento in cui il fallimento russo, cui fanno eco il fallimento cubano e il fallimento cileno, dovrebbe essere sul punto di ridurre a zero il prestigio internazionale dei regimi comunisti, questi si stanno avvicinando – paradossalmente, più che mai – al dominio del mondo.
È facile rendersene conto nel momento in cui Nixon accoglie Breznev da pari a pari, se non addirittura da timido anfitrione di un alleato di cui è sul punto di diventare vassallo.
Come si è giunti a questo crollo spaventoso? Attraverso l’indebolimento della barriera psico-politica dell’orrore.
Vent’anni fa, la Chiesa e gli Stati Uniti erano, sui rispettivi piani, le due maggiori potenze anticomuniste. Oggi, ciascuna di esse sta attraversando un misterioso processo di autodemolizione. E proprio perché entrambe si autodemoliscono, il mondo comunista, benché disunito, affamato, in pessime condizioni, prende toni da vincitore. Come sono iniziati entrambi questi processi di autodemolizione? Che parte ha in essi chi ne è il grande beneficiario, cioè il comunismo internazionale?
La barriera di orrore si sta liquidando nel mondo libero grazie a entrambe queste autodemolizioni. Non, però, soltanto a causa di esse. La diffusione di una stupidità egoistica, ottimista e miope mina la volontà di resistenza dei nostri popoli. Ancora una volta, chi è responsabile di questo tragico fatto? E che parte ha in esso il grande beneficiario, mai istupidito, mai miope, sempre egoista, che è il comunismo internazionale?
Queste sono domande di natura soprattutto psico-politica, la cui risposta può chiarire, in ciò che ha di più profondo, il declino delle nazioni non comuniste, e l’ascesa del prestigio comunista.
Almeno ad alcune di queste domande cercherò di rispondere nel prossimo articolo. Esse, tra l’altro, hanno il pregio dell’attualità, nel momento in cui Breznev e Nixon si abbracciano …
“PRODOTTA E IMBOTTIGLIATA IN RUSSIA”
Nell’ultimo articolo ho enunciato un problema: come può indebolirsi in Occidente la barriera psico-politica di orrore nei confronti del comunismo, al punto che oggi il mondo libero tollera l’avvicinamento sovietico-americano che cinque o dieci anni fa avrebbe sollevato l’indignazione anche delle pietre delle strade?
In altre parole, nel momento stesso in cui la Russia, minata dalla insanabile deformazione della sua economia collettivistica, si prostra davanti al capitalismo occidentale, implorando oro, grano, brevetti e tecnici, il capitalismo salva dalla rovina il regime comunista, facendo un’idilliaca alleanza con il Cremlino, e concedendo tutto quanto questo gli chiede. E questa aberrazione è accettata con indifferenza da immense moltitudini.
A prima vista si direbbe che l’attuale disinteresse della opinione pubblica occidentale nei confronti dei problemi ideologici porta a uno stato di indifferenza a proposito della controversia capitalismo-comunismo e produce questa atonia. In realtà, una tale spiegazione è insufficiente.
Che cosa significa “disinteresse ideologico”? Significa indifferenza tra la verità e l’errore, tra il bene e il male. Significa divinizzazione cinica dei soli valori materiali. Orbene, da questo nasce un’altra domanda: come è comparsa questa indifferenza in seno a una opinione pubblica ancora non molti anni fa agitata dal gigantesco scontro dottrinale tra la religione e l’ateismo, la proprietà privata e il collettivismo, l’iniziativa privata e il dirigismo?
Questa domanda è tanto più importante in quanto ne contiene un’altra, ancora più sottile: dal momento che dall’indifferenza ideologica e dal cinismo dell’occidente trae grande vantaggio soltanto il comunismo, fino a che punto è esso autore di questa indifferenza?
Tutto questo argomento è carico di ombre. Prendiamone in esame altre ancora.
Anche dal punto di vista degli uomini a-ideologizzati, qualunque sia il loro modello economico, la salvezza del comunismo da parte dell’occidente è un assurdo.
Infatti, la sopravvivenza del comunismo in Russia è molto dannosa ai ricchi e alle classi medie, la cui condizione è continuamente scossa dalla propaganda rossa. E la è anche per i poveri, dal momento che, se il comunismo vincesse in Occidente, essi verrebbero a conoscere per esperienza diretta gli incanti del paradiso marxista: mancanza di tutto, file davanti ai negozi, repressione poliziesca, ecc., così come succede a Cuba o in Cile.
Come spiegare allora il fatto che gli a-ideologizzati di tutti i livelli vedano con simpatia l’opera di ridare forze al drago rosso, che minaccia di divorare tutti?
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All’uomo occidentale non mancano né intelligenza, né cultura e neppure erudizione. Come spiegare che vada avanti con una tale mancanza di prospettiva?
Nella sfera della vita privata, possiamo spesso vedere analoghe aberrazioni nel comportamento di persone dotate di innegabili risorse intellettuali.
Accade così nel caso di certi ammalati ai quali si consiglia un determinato regime, se non vogliono morire: alcuni, piegandosi di fronte ai fatti, prevedono le catastrofi alle quali la loro condizione potrebbe trascinarli, e accettano i sacrifici necessari per evitarle; altri, al contrario, sono incongruenti e imprevidenti: ammettono come certo il verdetto della scienza, ma sperano che “per un caso” non accada loro quanto il medico ha preannunciato. Sentono i sintomi del male che cresce, ma non li vogliono interpretare nel modo dovuto. E così sprofondano nella morte.
I primi sono temperanti. Sanno dominare i loro appetiti e i loro impulsi. Gli altri, a loro modo, sono viziati. La condotta del viziato di fronte alle prospettive di catastrofe è sempre segnata dalla illogicità e dalla imprevidenza.
Orbene, in questi ultimi decenni l’abitudine a vivere nei piaceri della società consumistica è diventato sempre più un vizio. Ma, per sfruttare in tutta la loro ampiezza questi piaceri, è indispensabile non avere preoccupazioni.
Lo spauracchio comunista porta con sé precisamente la preoccupazione. Allora, di fronte a questo spauracchio, il borghese assume l’atteggiamento caratteristico di tutti i viziati: non pensa, in attesa che un “caso” lo liberi dal pericolo imminente, e chiude gli occhi di fronte ai sintomi del male che avanza …
Di conseguenza, purché la propaganda comunista venga fatta senza molto clamore, non incontra grandissimi ostacoli.
I dirigenti del comunismo internazionale lo hanno perfettamente capito. Oggi sorridono. Si mostrano poveri e quindi, fino a un certo punto, inoffensivi. Parlano soltanto di disarmo, di trattati di pace. In altri tempi esportavano in tutto il mondo demagoghi irsuti e agitatori armati di bombe a mano. Oggi mandano balletti, circhi, esposizioni tecniche …
E guadagnano terreno, mentre il vizio “disideologizza” l’occidente gaudente.
José Carlos Castilho de Andrade, ottimo amico di sempre e brillante dirigente della TFP, mi ha mostrato in un recente numero della rivista Epoca di Milano un esempio di come la propaganda comunista lavora in questo senso i consumatori dell’establishment occidentale. Si tratta dell’annuncio pubblicitario a piena pagina della vodka Moskovskaya, merce “prodotta e imbottigliata in Russia“.
Una grande fotografia presenta il Palazzo d’Inverno degli zar a cui montano la guardia dei miliziani. La didascalia spiega: “Soldati e marinai rivoluzionari in armi, su un autoblindo piantonano il Palazzo d’Inverno da poco espugnato“.
Segue il commento: “Senza pane. Senza latte. Senza carne. Mai senza fucile e senza vodka. Strettamente legata ai suoi giorni più bianchi e più neri, e in particolare alle sue più dure battaglie per la sopravvivenza, per il popolo russo la vodka rappresenta qualcosa di più di una semplice bevanda“. È un modo discreto per ricordare che uomini ubriachi di vodka hanno dato il loro contributo allo scoppio della rivoluzione che ha intriso di sangue l’immenso suolo russo. E che il carattere principale di questa bevanda, secondo i suoi fabbricanti, è oggi il suo significato rivoluzionario e sanguinario.
L’annuncio pubblicitario prosegue: “[la vodka] è ormai simbolo dell’amore [del popolo russo] per la terra d’arare e per il grano da seminare. Ma anche per il fucile da impugnare e per le pallottole da sparare. Quand’è necessario. In quei giorni, a Pietroburgo, era necessario“.
La reazione del consumatore non comunista, coerente e previdente, consiste nel rifiutarsi di comprare una bevanda alla quale la propaganda lega un valore simbolico così sinistro, Ma l’atteggiamento del non comunista viziato a consumare tutto quanto gli piace è ben diverso. Se la Moskovskaya è alla portata della sua borsa e gli seduce il senso del gusto, la compra e la beve voluttuosamente.
Se si condanna la sua incoerenza dirà, con aria faceta, che non ha preconcetti ideologici. Se gli si mostra che, comprando la bevanda, alimenta la propaganda sovversiva, dirà che tutto questo può accadere soltanto a lungo termine e in fondo forse qualche imprevisto può ovviare al male. Oppure non dirà nulla e berrà un altro bicchiere. Se qualcuno insiste, egli lo taccerà di essere intollerante, inquisitorio, medioevaleggiante, ecc. E berrà un altro bicchiere. Parlerà dei lati buoni del comunismo, e della necessità di aiutare i poveri.
Se qualcuno gli mostra che il comunismo porta i poveri alla miseria più nera, manderà il suo interlocutore a quel paese. E berrà un altro bicchiere.
E in fondo continuerà a giudicarsi un uomo moderno, intelligente e lucido.
L’annuncio pubblicitario, si noti, non afferma che è necessario instaurare il comunismo nell’Italia attuale. Ricorda soltanto un fatto accaduto in Russia mezzo secolo fa.
Il caso della vodka è soltanto un esempio di questo tipo di propaganda comunista piena di veli, fatta a proposito delle piccole cose della vita quotidiana, esattamente dosata in modo da avere soltanto la percentuale di aggressività necessaria per non risvegliare dalla sua apatia il borghese viziato dai mille piaceri, innocenti e no, della società consumistica.
E così il vizio dei piaceri, abilmente sfruttato, contribuisce a indebolire la barriera dell’orrore verso il comunismo, mentre l’occidente vegeta pesantemente.
Come risolvere la situazione? Aprendo gli occhi dei “viziati” sulla catastrofe verso la quale li trascina il loro vizio. È quanto, nei limiti dei miei mezzi, ho cercato di fare con questo articolo.
PLINIO CORRÊA DE OLIVEIRA