Nei giorni 19, 20 e 21 aprile 1990, a Lugano, si è svolto il quarto seminario internazionale del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, sul tema I nuovi movimenti religiosi in Europa. A inviti, l’incontro ha registrato la presenza di circa sessanta studiosi provenienti da quindici paesi, di delegati di conferenze episcopali cattoliche — francese, svizzera e tedesca —, di rappresentanti di Chiese e di comunità protestanti e di alcuni giornalisti specializzati. Il 19 aprile, tuttavia, si è tenuta nell’aula magna del liceo cantonale del capoluogo ticinese una sessione pubblica di presentazione del seminario, a cui hanno partecipato oltre cento persone provenienti da varie località della Svizzera e dell’Italia. La seduta — dopo un breve saluto del vescovo di Lugano, S. E. mons. Eugenio Corecco — è stata aperta dal dottor Ermanno Pavesi, di Alleanza Cattolica, psichiatra a Sciaffusa, che ha trattato degli aspetti psicologici della problematica relativa alle nuove religioni e ha introdotto i successivi interventi dello storico Jean-François Mayer, del Fondo Nazionale Svizzero della Ricerca Scientifica — organismo co-organizzatore del seminario — e del dottor Massimo Introvigne, anch’egli di Alleanza Cattolica nonché direttore del CESNUR, che hanno brevemente illustrato la fenomenologia dei nuovi movimenti religiosi rispettivamente in Svizzera e in Italia. Ha concluso la seduta S. E. mons. Giuseppe Casale, arcivescovo di Foggia-Bovino e presidente del CESNUR, che ha collegato il seminario al venticinquesimo anniversario della dichiarazione sulla libertà religiosa del Concilio Ecumenico Vaticano II Dignitatis humanae. Le diverse affermazioni del documento conciliare sul diritto della persona e delle comunità alla libertà sociale e civile in materia religiosa — ha spiegato mons. Giuseppe Casale — vanno riferite, di volta in volta e con un’attenta esegesi, a due diverse nozioni di libertà: la “libertà da” — soprattutto dalle ingerenze degli Stati moderni in materia di religione — e la “libertà per”, la responsabilità nei confronti dell’unica religione vera. Queste nozioni rivestono una grande importanza anche per le relazioni fra Stato moderno e nuove religioni, dove i cattolici non devono favorire — con il pretesto della “lotta contro le sette” — un dilatarsi dello Stato in campo religioso, ma devono anche evitare di cadere in ogni relativismo sottolineando quali sono i diritti specifici che competono alla verità.
Il seminario, che si è svolto all’Hotel Excelsior, è stato a sua volta aperto — dopo un saluto di mons. Giuseppe Casale — da un’introduzione di mons. Eugenio Corecco, che ha inserito il fenomeno delle nuove religioni nella crisi spirituale dell’Europa successiva alla Riforma protestante e ha sostenuto che i cosiddetti “movimenti” ecclesiali possono costituire una valida alternativa per i cattolici, specie per i giovani, di fronte alle seduzioni delle nuove religioni, nelle quali spesso si ripresentano i tratti dell’antico gnosticismo. Sono seguite quattro sedute — presiedute rispettivamente dalla dottoressa Teresa Gonçalves, del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, dalla dottoressa Elisabeth Peter, del Pontificio Consiglio per il Dialogo con i non credenti, dal professor Régis Ladous, dell’Università di Lione, e dal professor Roland Campiche, dell’Università di Losanna — nel corso delle quali sono stati presentati rapporti sulla situazione delle “sette” cristiane — dai Testimoni di Geova ai mormoni —, dei “nuovi movimenti religiosi” — dai gruppi neo-orientali alla Scientologia —, dell’esotero-occultismo e della “nuova religiosità” in genere, relativamente a numerosi paesi europei. Il dottor Jean-François Mayer ha descritto la situazione in Svizzera, il dottor Massimo Introvigne — riassumendo una relazione preparata in collaborazione con don Gianni Ambrosio, docente presso la Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale, di Milano — lo scenario in Italia, dando pure lettura di una relazione sulla situazione in Spagna trasmessa da padre Juan Bosch O.P., del Centro Ecumenico di Valencia. A nome del Gruppo Pastorale e Sette della Conferenza Episcopale Francese don Yvon Le Mince ha presentato una relazione sulla Francia, mentre il professor Johannes Aagaard, del Dialog Center di Aarhus, ha parlato della Danimarca con cenni sui paesi scandinavi; la professoressa Eileen Barker, docente presso la London School of Economics e presidentessa della Society for the Scientific Study of Religion, della Gran Bretagna; il professor Rainer Flasche, dell’Università Philips di Marburgo, della Germania. La relazione della dottoressa Friederike Valentin, dell’Ufficio Pastorale dell’arcidiocesi di Vienna — impossibilitata a intervenire per ragioni di salute — è stata letta dalla dottoressa Elisabeth Peter, e particolare interesse ha destato la relazione del professor Tadeusz Doktór, dell’Università di Varsavia, sulla Polonia, dove molteplici forme di nuova religiosità manifestano una presenza ormai quantitativamente perfino superiore a quella dell’Europa Occidentale. Oltre a un’antica tradizione esoterico-occultistica polacca, lo studioso ha citato — fra le ragioni di questo successo — l’indubbio favore dei governi socialcomunisti degli anni Settanta e Ottanta per forme di religiosità in cui vedevano un fattore di potenziale indebolimento dell’influenza sociale della Chiesa cattolica.
Il CESNUR ha voluto affidare le conclusioni del seminario a due studiosi non europei. Il professor Isamu Nagami, giapponese, della Rikkyo University, ha formulato una serie di osservazioni di carattere metodologico ed epistemologico, mettendo in luce le insufficienze del metodo positivistico nell’accostamento alle nuove religioni. Il professor J. Gordon Melton, dell’Università della California a Santa Barbara, ha istituito un parallelo con la storia religiosa degli Stati Uniti e ha tratto alcune conclusioni. In genere — com’è emerso appunto da queste conclusioni — tutte le relazioni, benché con varie peculiarità nazionali, hanno messo in evidenza una situazione europea abbastanza omogenea e, insieme, abbastanza diversa rispetto a quella sia degli Stati Uniti che del Giappone. Le “sette” cristiane di origine ottocentesca, nate soprattutto nell’America Settentrionale — Testimoni di Geova, mormoni, e così via, senza dimenticare la rilevante presenza della Chiesa Neo-Apostolica, sorta invece in Germania —, sono quasi ovunque fenomeni quantitativamente rilevanti e hanno fatto registrare negli anni Settanta e Ottanta una rapidissima crescita; oggi i ritmi di crescita nell’Europa Occidentale sono diminuiti, ma si aprono nuovi e ampi spazi di proselitismo all’Est, in Polonia, ma anche nella Germania Orientale, in Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Unione Sovietica…
Dal punto di vista sociologico i settori in cui questi movimenti si affermano sono quelli in cui la presenza organizzata delle Chiese e delle comunità cristiane maggioritarie e del loro associazionismo è più debole, come, per esempio, il mondo degli immigrati. I “nuovi movimenti religiosi” in senso stretto e i movimenti magico-esoterici suscitano il maggior interesse nei mezzi di comunicazione di massa e le più vivaci polemiche — spesso create ad arte da chi chiede un maggior controllo dello Stato sulla religione in genere — ma, contrariamente a quanto si potrebbe ricavare dalle statistiche che gli stessi movimenti o le organizzazioni “anti-sette” diffondono, e che la stampa spesso riprende acriticamente, contano un numero ridotto di aderenti: in ogni nazione presa in esame le indagini più accurate mostrano che i movimenti di questo tipo che superano il migliaio di reali aderenti sono pochissimi. Tuttavia i “nuovi movimenti religiosi” e i gruppi magico esoterici — pur “convertendo” pochi europei — hanno un’influenza che va molto al di là della cerchia dei loro adepti e sono fra gli agenti principali di un cambiamento della mentalità religiosa, che costituisce uno dei fenomeni più imponenti e più preoccupanti della nostra epoca: per esempio, secondo indagini presentate al seminario di Lugano, un cittadino del Regno Unito su tre, uno svizzero su quattro e un italiano su cinque — compresi molti che pure si dicono cristiani — afferma di credere alla reincarnazione. In questa prospettiva, la vera sfida è costituita in Europa piuttosto dalla nuova religiosità che non dalle nuove religioni.
Il seminario ha avuto vasta eco sui quotidiani e sui periodici elvetici, non solo della Svizzera italiana, ed è stato seguito da giornali italiani — fra cui La Stampa, di Torino — e canadesi, nonché dalla televisione e dalla radio ticinese — quest’ultima il 19 aprile ha mandato in onda un’ampia intervista al dottor Massimo Introvigne e al dottor Jean-François Mayer — e dal primo canale della televisione italiana.