Drammatica e autorevolissima testimonianza – resa alla presenza del regnante Pontefice, nel corso del suo viaggio in Polonia – sulle condizioni della giovane generazione in un paese comunista. La tragicità del quadro ancora maggiorata dalla sua descrizione fatta confessatamente “con parole moderate” e dalla conosciuta e resistente cattolicità della nazione polacca. La denuncia dell’aborto e l’appello alla lotta civica contro di esso. Nostra traduzione da Nouvelles de la vie réligieuse en Pologne, 1-15 settembre 1919, pubblicato dall’Ufficio Stampa del segretariato dell’episcopato polacco.
Lettera pastorale dei vescovi polacchi
Il rispetto dei diritti del fanciullo
La Organizzazione delle Nazioni Unite ha proclamato l’anno in corso Anno Internazionale del Fanciullo. In numerosi paesi, come anche in Polonia, sono stati costituiti comitati che hanno il compito di attirare l’attenzione sui diritti e sui bisogni dei fanciulli. Ne siamo lieti, perché l’atteggiamento verso il fanciullo è la più sensibile bilancia di precisione della cultura sociale. I popoli indifferenti alla sorte dei propri cittadini più giovani scalzano i fondamenti della propria esistenza e si privano della speranza dello sviluppo nell’avvenire. Ogni sviluppo e ogni progresso reali recano i loro frutti prima di tutto alle giovani generazioni e, mediante esse, alla società intera.
- La dignità del fanciullo nella società umana
La Chiesa Cattolica sostiene con tutta la sua autorità morale le iniziative assunte dagli uomini di buona volontà per la difesa dei diritti del fanciullo. La Chiesa, infatti, ha il dovere di propagandare l’insegnamento di Cristo, che ha proclamato: “Lasciate stare i fanciulli e non impedite loro di venire a me, poiché proprio di loro è il regno dei cieli” (1); “Chi riceve un fanciullo come questo in nome mio, riceve me” (2); “Se voi […] non diventerete come i piccoli, non entrerete nel regno dei cieli” (3).
Alla luce dell’insegnamento cristiano e della esperienza della vita, bisogna constatare che non si può servire il bene del fanciullo, se non si apprezza la sua dignità umana. E il fondamento della dignità umana, e dunque di quella di ogni fanciullo senza eccezione, è la verità secondo cui egli è creato a immagine e a somiglianza di Dio. Fin dall’inizio della sua esistenza, l’uomo è una persona chiamata da Dio a unirsi a lui nell’amore. Ciò è espresso in modo splendido dalla quarta preghiera eucaristica, in cui diciamo: “Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza: tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore, a tua immagine hai formato l’uomo, alle sue mani operose hai affidato l’universo perché nell’obbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato” (4).
La dignità dell’uomo è stata mirabilmente rinnovata e confermata nel mistero della incarnazione del Figlio di Dio e della redenzione degli uomini. “Con l’incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo ad ogni uomo” (5). Questa stupefacente verità – come ci insegna Giovanni Paolo II nella sua enciclica Redemptor hominis – produce in noi, dunque, frutti non soltanto di adorazione verso Dio per la sua immensa bontà, ma anche di profonda meraviglia per la grandezza della dignità dell’uomo. “Quale valore deve avere l’uomo davanti agli occhi del Creatore […], se “Dio ha dato il suo Figlio”, affinché egli, l’uomo, “non muoia, ma abbia la vita eterna”” (6). “Non si tratta dell’uomo “astratto”, ma reale, dell’uomo “concreto” “storico”” (7). Ogni uomo, fin dall’istante del suo concepimento accanto al cuore di sua madre, è voluto da Dio, amato, scelto da tutta l’eternità da lui, destinato alla grazia e alla gloria. “Si tratta di “ciascun” uomo, perché ognuno è stato compreso nel mistero della Redenzione, e con ognuno Cristo si è unito, per sempre, attraverso questa mistero” (8). A motivo di ciò, ogni uomo che viene in questo mondo è, fin dal suo concepimento, affidato alla sollecitudine della Chiesa.
Di fronte a questo insegnamento di Cristo, la Chiesa “non può rimanere insensibile a tutto ciò che serve al vero bene dell’uomo, così come non può rimanere indifferente a ciò che lo minaccia” (9). Per questo, noi sottolineiamo con forza che la dignità del piccolo d’uomo, al quale si unisce Cristo, non dipende unicamente dall’apprezzamento che ne hanno i genitori, né, tantomeno, dai diritti conferiti dalla società al fanciullo. Voluto o non voluto, desiderato o rifiutato dagli uomini, in buona salute o malato, egli è figlio di Dio, valore per il quale Cristo ha dato la sua vita e con il quale si è identificato in maniera singolare. Ogni fanciullo, fin dal momento del suo concepimento, appartiene a lui e, come persona umana, supera infinitamente tutti i valori umani. Egli ha la sua vocazione e i suoi fini personali. I suoi diritti umani sono inviolabili, poiché è uomo e uomo resterà.
- I diritti fondamentali e talune difficoltà derivanti dal loro mancato apprezzamento
Il diritto primordiale del fanciullo è il diritto alla vita che, con la collaborazione dei genitori, è in definitiva l’opera del Creatore. Eva ne era consapevole, quando, dopo la nascita del suo primogenito, disse: “Ho acquistato un uomo da parte del Signore” (10). In modo simile l’eroica madre dei Maccabei spiegava ai suoi figli: “Non io infatti vi ho dato e spirito e anima e vita; né io ho formato le membra di ciascuno di voi. Ma il creatore del mondo, che ha disposta la nascita dell’uomo” (11). Così, dunque, nessuno ha il diritto di andare contro quest’opera divina. Al contrario, spetta ai genitori e alla società circondare di protezione e di sollecitudine ogni bambino concepito, affinché possa svilupparsi nelle condizioni più favorevoli e crescere per una vita temporale prospera e per il proprio destino eterno.
Dunque, tutte le disposizioni e ordinanze che attentano alla vita del bambino concepito si oppongono ai diritti sovrani dell’uomo e – in quanto ingiuste – esse devono essere al più presto revocate. La tolleranza riguardo alle leggi che permettono di privare un uomo innocente, senza difesa, del suo bene più grande, specificamente della vita, grava pesantemente sulla coscienza di ogni uomo. E che dire della coscienza del cristiano? Quando la urtante discriminazione dei bambini concepiti è riconosciuta come legge, questo crimine non può essere velato da nessun vantaggio di ordine sociale. Ricordiamo a questo punto la preghiera del poeta: “Possa il diritto essere sempre diritto, e la giustizia essere giustizia” (12), per tutti, senza differenza, anche per gli uomini non ancora nati!
Il Magistero della Chiesa dichiara con gravità che, “qualunque cosa a questo riguardo venga stabilita dalla legge civile, l’uomo non può mai ubbidire ad una legge intrinsecamente immorale […]. Non potrà neppure collaborare alla sua applicazione” (13). Questo concerne soprattutto i medici e altri membri del servizio sanitario, tanto spesso posti di fronte alla situazione di essere esecutori della legge ingiusta. Qui trova la sua applicazione il principio enunciato dal primo Papa, l’apostolo Pietro: “Bisogna ubbidire a Dio piuttosto che agli uomini” (14). Nessuno, dunque, che collabori direttamente all’aborto, cerchi di giustificarsi con le norme legislative o altre disposizioni delle autorità. Nessun atto legislativo abolisce la responsabilità morale personale per la sua esecuzione, quando ciò si identifica con la violazione dei diritti fondamentali dell’uomo.
Il dovere dello Stato consiste nel “tutelare i diritti di ciascun cittadino e di proteggere i più deboli” (15). Ma chi, dunque, ha bisogno di aiuto e di protezione più del bambino che si sviluppa nel seno di sua madre? Il compito della legge consiste nel “promuovere una riforma della società e delle condizioni di vita […] affinché sia resa possibile, sempre e dappertutto, ad ogni bambino che viene in questo mondo un’accoglienza degna dell’uomo […] [e] perché si abbia sempre un’alternativa concretamente possibile ed onorevole all’aborto” (16).
Il bambino sarà pienamente considerato dai genitori, solo quando essi saranno preparati a una padronanza responsabile della loro sessualità. Ciò richiede una diffusione radicata nella società polacca, specialmente tra le persone che si preparano al matrimonio e i giovani sposi, della conoscenza dei metodi naturali per la pianificazione dei concepimenti. Finora questo compito è svolto unicamente dalla Chiesa, mentre invece altrove si diffonde ancora la contraccezione, senza tenere conto delle sue conseguenze nocive per la salute e per l’amore coniugale. Inoltre, i giovani che studiano le scienze mediche sono indotti in errore circa l’insuccesso apparente dei metodi naturali di regolazione delle nascite. Questo stato di cose, deliberatamente sostenuto per ragioni ideologiche, è inconciliabile con le dichiarazioni pubbliche di servizio al fanciullo, perché provoca nei genitori atteggiamenti ostili verso il bambino, cosa che più di una volta conduce all’infanticidio.
Ogni bambino ha il diritto inviolabile di essere atteso e accolto dai genitori con amore. Questo atteggiamento dei genitori è condizionato dalla consapevolezza del grande valore del bambino e richiede l’aiuto necessario da parte della società. Una situazione in cui la messa al mondo di un nuovo uomo diviene per i genitori un fardello tanto pesante, che essi non potrebbero adempiere il loro dovere se non con grande sacrificio, è radicalmente ingiusta, e attenta al bene più essenziale della nazione. Tra i numerosi problemi che turbano la nostra vita collettiva, tale questione è di rilievo primario.
Lo stretto legame che unisce la madre e il bambino, soprattutto durante i primi anni dopo la nascita, è la condizione assoluta dello sviluppo normale della personalità umana. La legislazione crea in Polonia, teoricamente, per ogni madre, la possibilità di occuparsi esclusivamente del suo bambino durante i primi tre anni dopo la nascita. Disgraziatamente, la maggior parte delle donne non si avvale di questa possibilità. La causa di ciò è economica: il salario del marito non basta al mantenimento della famiglia e le spese crescono progressivamente. I giovani cittadini ne sono le tristi vittime. Essi sono praticamente privati della possibilità di restare accanto alla propria madre, proprio quando ne hanno più bisogno. L’annuncio di sovvenzioni per la madre dà speranza del mutamento di questo stato di cose, ma non risolve il problema prima della sua attuazione reale.
Singolarmente dolorosa è la questione della violazione del diritto dei fanciulli cristiani alla educazione religiosa. Ogni uomo ha l’incontestabile diritto di conoscere il suo Padre celeste e di aderire a lui con tutto il cuore, come pure quello di divenire capace, mediante una educazione appropriata, di realizzare la propria vocazione. E invece i fanciulli, anche quelli che sono figli di genitori credenti, sono sottoposti alla ateizzazione pianificata, attraverso le istituzioni educative pubbliche. Tale ateizzazione è condotta talvolta in modo brutale, comprendendo anche lo scalzare l’autorità dei genitori e il sottoporre a vessazioni i fanciulli che confessano le loro convinzioni. Numerosi organi del potere pubblico sono stati evidentemente avviati al servizio dell’ateismo, ideologia imposta sistematicamente alla società, nonostante il riconoscimento ufficiale dei diritti dell’uomo, specialmente del diritto alla libertà di coscienza e di religione. Serve da strumento di questa ideologia, tra gli altri, la diffusione di informazioni incomplete o false, così come uno scrupoloso “passare sotto silenzio” le fonti religiose della nostra cultura nazionale. Come conseguenza di tali manipolazioni, la giovane generazione non viene introdotta nell’eredità intera della cultura nazionale polacca, e dimostra talvolta una sgradevole ignoranza nel campo dei problemi che all’uomo colto, indipendentemente dalla sua ideologia, non dovrebbero essere estranei. L’ateismo programmatico è a tal punto riconosciuto come obiettivo primordiale dell’educazione scolastica, che gli vengono subordinati i principi stessi della morale, imponendo alla gioventù idee nocive e irresponsabili circa la vita sessuale dell’uomo, circa i cosiddetti benefici della infedeltà coniugale, dei divorzi, ecc. Grazie a questo metodo si conduce la giovane generazione al conflitto con i riconosciuti valori religiosi. Si devono segnalare ugualmente, in questa sede, casi non isolati di applicazione di pene per esercizio di pratica religiosa, cosa che forza talune categorie di fanciulli e di giovani a nascondere le proprie convinzioni religiose e favorisce la doppiezza e la scomparsa di ogni responsabilità nel campo delle convinzioni.
I mezzi di comunicazione sociale, che dovrebbero consolidare nella società i supremi valori morali, limitano la loro attività a propagare modelli di persona utili per i programmi della politica socio-economica, senza tenere conto dello sviluppo universale dell’uomo. La giovane generazione ha diritto incontestabile a crescere in un sano clima morale, che favorisca la formazione normale della coscienza e il senso di responsabilità verso sé stessi e verso il bene comune. Al contrario, l’azione reale dei mass media non raramente provoca l’alterazione, presso i fanciulli e i giovani, del sistema dei valori da essi posseduti, suggerendo loro la vita facile, la mancanza di responsabilità, il lasciar andare, la sottomissione alle passioni e l’allontanamento dagli stabili principi di condotta, sotto il pretesto del “moderno” e del “progresso” malintesi. La ipertrofia dell’erotismo, di ciò che viene chiamato cultura di massa, accresce in maniera inquietante le difficoltà del periodo della pubertà e favorisce esplicitamente la de-moralizzazione.
- Appello ai genitori e agli educatori
In breve sunto e con parole moderate vi abbiamo presentato alcuni aspetti della situazione dei fanciulli nella nostra società. Non lo abbiamo fatto per sminuire le effettive conquiste sociali, ma per rendere consapevole ogni cittadino dell’ambito della sua responsabilità e dell’enorme campo di lavoro per il bene della giovane generazione.
Conformemente alla volontà del suo divino Fondatore e alla secolare tradizione, la Chiesa è portavoce degli uomini deboli, poveri, e che patiscono mali. Essa prende, dunque, la parola in nome dei fanciulli che non possono o non sanno difendersi da soli. La Chiesa apprezza e sostiene tutti gli sforzi onesti miranti a migliorare la condizione del fanciullo nella famiglia e nella società, ma non può tacere quando sono calpestati i diritti dei più piccoli. Gesù Cristo è venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità. Per questo, in quanto cristiani, ai quali il Signore ha raccomandato: “voi siete miei testimoni” (17), e come cittadini che hanno a cuore l’avvenire della patria terrestre, abbiamo il dovere di dire la verità.
Siamo invitati a farlo dal Santo Padre Giovanni Paolo II, che ha detto: “Dunque, questo servizio alla verità come partecipazione al servizio profetico di Cristo è un compito della Chiesa […]. Bisogna chiamare col loro nome l’ingiustizia […], lo sfruttamento dell’uomo da parte dello Stato, delle istituzioni, dei meccanismi dei sistemi economici e dei regimi operanti qualche volta senza sensibilità. Bisogna chiamare per nome ogni ingiustizia sociale, discriminazione, violenza inflitta all’uomo contro il corpo, contro lo spirito, contro la sua coscienza e contro le sue convinzioni. […] Bisogna parlare di essa in modo chiaro e semplice. E non per “biasimare” gli uomini, ma per servire la causa dell’uomo” (18).
Per il suo coraggio nel dire la verità, per il suo avere assunto la difesa dei diritti umani lesi, per la sua lotta nella causa del rispetto dei diritti familiari, Stanislao di Szczepanwów, vescovo di Cracovia e patrono della Polonia, subì la morte del martire. In questo 900° anniversario del suo martirio noi ci sentiamo specialissimamente obbligati a difendere l’ordine morale per il quale san Stanislao ha dato la sua stessa vita.
Il bene reale della nazione è inseparabile dal bene di tutti i suoi cittadini, in particolare dal bene rettamente inteso dei fanciulli. Noi vi invitiamo a diventare coraggiosi portavoce dei diritti del fanciullo nel vostro ambiente e in tutta la vita sociale. Nessuno passi con indifferenza accanto al male fatto o minacciato ai fanciulli. Ciascuno si senta personalmente responsabile di aprire gli spiriti e i cuori della giovane generazione ai valori supremi. Le parole tanto spesso ripetute: “tutti i bambini sono nostri” non diventino uno slogan, ma siano la reale testimonianza della nostra maturità civica e cristiana.
Noi rivolgiamo un’ardente preghiera alla Madre di Cristo, regina della Polonia, che “con la sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora peregrinanti e posti in mezzo ai pericoli e affanni” (19). Come un tempo ella circondava il Bambino Gesù delle più tenere cure, voglia oggi proteggere tutti i fanciulli contro ciò che, fisicamente o moralmente, tende alla loro distruzione. Possa ella condurli in totale sicurezza verso la pienezza dello sviluppo e della felicità e fare sì che nel nuovo millennio si affermi nel nostro paese il regno del Figlio suo, regno di amore, di verità, di giustizia e di pace.
Per il generoso servizio a Cristo nella giovane generazione della Polonia, con tutto il cuore vi benediciamo: nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen.
Jasna Gora, 5 giugno 1979
169ª conferenza dell’episcopato di Polonia
con la partecipazione del Santo Padre Giovanni Paolo II
Firmato da:
i cardinali, arcivescovi e vescovi presenti alla conferenza
Note:
(1) Mt, 19, 14.
(2) Ibid., 18, 5.
(3) Ibid., 18, 3.
(4) Messale romano. Ordinario della Messa, Preghiera eucaristica IV.
(5) CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, n. 22.
(6) GIOVANNI PAOLO II, Enciclica Redemptor hominis, del 4-3-1979, n. 10.
(7) Ibid., n. 13.
(8) Ibidem.
(9) Ibidem.
(10) Gen. 4, 1.
(11) 2 Macc. 7, 22-23.
(12) JULIAN TUWIN, Kwiaty polskie [Fiori polacchi], parte I, cap. II, verso VIII.
(13) SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dichiarazione sull’aborto procurato, del 18-11-1974, n. 22.
(14) Atti 5, 29.
(15) SACRA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE, Dichiarazione sull’aborto procurato, cit., n. 21.
(16) Ibid., n. 23.
(17) Lc. 24, 48.
(18) GIOVANNI PAOLO II, Discorso all’udienza generale, del 21-2-1979, in L’Osservatore Romano, 22-2-1979 .
(19) CONCILIO ECUMENICO VATICANO II, Costituzione dogmatica Lumen gentium, n. 62.