Piccoli e grandi miracoli del quotidiano
di Michele Brambilla
Come spiega Papa Francesco introducendo l’Angelus del 6 febbraio, «il Vangelo della Liturgia odierna ci porta sulle rive del lago di Galilea. La folla fa ressa attorno a Gesù, mentre alcuni pescatori delusi, tra cui Simon Pietro, lavano le reti dopo una notte di pesca andata male. Ed ecco che Gesù sale proprio sulla barca di Simone; poi lo invita a prendere il largo e a gettare ancora le reti (cfr Lc 5,1-4)».
Il Papa sottolinea che «anzitutto, Gesù sale sulla barca di Simone. Per fare cosa? Per insegnare. Chiede proprio quella barca, che non è piena di pesci ma è tornata a riva vuota, dopo una notte di fatiche e delusioni. È una bella immagine anche per noi», che vediamo spesso le reti di quella barca particolare che è la Chiesa semivuote, alla pari di quelle della nostra vita. «Ogni giorno la barca della nostra vita lascia le rive di casa per inoltrarsi nel mare delle attività quotidiane; ogni giorno cerchiamo di “pescare al largo”, di coltivare sogni, di portare avanti progetti, di vivere l’amore nelle nostre relazioni. Ma spesso, come Pietro, viviamo la “notte delle reti vuote” – la notte delle reti vuote –, la delusione di impegnarci tanto e di non vedere i risultati sperati», constata il Santo Padre.
«Che cosa fa allora il Signore? Sceglie», dice il Pontefice, «proprio di salire sulla nostra barca. Da lì vuole annunciare il Vangelo. Proprio quella barca vuota, simbolo delle nostre incapacità, diventa la “cattedra” di Gesù, il pulpito da cui proclama la Parola. E questo ama fare il Signore – il Signore è il Signore delle sorprese, dei miracoli nelle sorprese –: salire sulla barca della nostra vita quando non abbiamo nulla da offrirgli; entrare nei nostri vuoti e riempirli con la sua presenza; servirsi della nostra povertà per annunciare la sua ricchezza, delle nostre miserie per proclamare la sua misericordia. Ricordiamoci questo: Dio non vuole una nave da crociera, gli basta una povera barca “sgangherata”, purché lo accogliamo» tra noi e in noi.
«Così il Signore ricostruisce la fiducia di Pietro», che sulla Sua parola getta di nuovo le reti e raccoglie una quantità di pesce insperata, ma «è così anche per noi: se ospitiamo il Signore sulla nostra barca, possiamo prendere il largo. Con Gesù si naviga nel mare della vita senza paura, senza cedere alla delusione quando non si pesca nulla e senza arrendersi al “non c’è più niente da fare”. Sempre, nella vita personale come in quella della Chiesa e della società, c’è qualcosa di bello e di coraggioso che si può fare, sempre». Porta ad esempio lo sforzo collettivo dei marocchini per tirare fuori dal pozzo il piccolo Rayan: al di là dell’esito infausto delle ricerche, il Papa plaude alla capacità di unirsi per uno scopo positivo. Racconta anche una vicenda che, secondo lui, non conquisterà le prime pagine dei giornali, ma permetterà a John, un giovane immigrato africano ammalatosi di cancro, di rivedere, grazie ad una colletta del paese piemontese d’adozione, che ha pagato il viaggio aereo, suo padre prima di morire.
Il richiamo alla vicenda di John rievoca a sua volta il tema della Giornata nazionale per la vita: «oggi, in Italia, si celebra anche la Giornata per la Vita, sul tema “Custodire ogni vita”. Questo appello vale per tutti, specialmente per le categorie più deboli: gli anziani, i malati, e anche i bambini a cui si impedisce di nascere. Mi unisco ai vescovi italiani nel promuovere la cultura della vita come risposta alla logica dello scarto e al calo demografico».
Lunedì, 7 febbraio 2022