Da asianews.it del 04/06/2020. Foto da articolo
Messe in memoria degli uccisi, candele a ricordo del massacro in tutte le parti del territorio, manifestazione a gruppi di otto – come obbligano le regole anti-pandemia – sono i gesti che la popolazione di Hong Kong ha escogitato per ricordare i morti di piazza Tiananmen a 31 anni dal tragico evento.
Nella notte fra il 3 e il 4 giugno, i carri armati e l’esercito cinese hanno sgombrato la piazza, occupata da alcune migliaia di giovani dimostranti uccidendoli con fucili e maciullandoli sotto le ruote dei carri armati. I giovani, studenti e operai erano da mesi in sit-in nella piazza per domandare democrazia e fine della corruzione. Secondo organizzazioni indipendenti, quella notte sono state uccise da 200 a 2mila giovani. Il governo cinese non ha mai voluto rendere pubblico il numero delle vittime. In compenso ha avvolto il massacro con il silenzio: chiunque in Cina osa ricordare quell’evento anche alla lontana, è colpito dalla censura e dalla prigione.
In almeno sette chiese del territorio ci saranno celebrazioni liturgiche in memoria dei massacrati (Holy Cross Church, St Bonaventure Church, St Francis of Assisi Church, Holy Redeemer Church, Saints Cosmas and Damian Church, St Benedict Church, St Andrew’s Church). Le messe sono preparate dalla commissione diocesana di Giustizia e Pace. Ieri sera, il vescovo ausiliare della diocesi, mons. Joseph Ha ha tenuto una meditazione a ricordo di Tiananmen, trasmessa su Facebook. Stasera egli presiederà la messa alla chiesa dell’Holy Cross.
Tutta la popolazione è invitata alle 20 di stasera ad accendere una candela ovunque essi siano. Vi sono gruppi che hanno programmato di accendere candele in alcuni luoghi pubblici della città.
Tutti gli eventi di memoria saranno trasmessi in streaming e già in questi giorni su internet vi sono documentari, suggerimenti, strumenti per ricordare Tiananmen, fare un minuto di silenzio, ascoltare canzoni che esaltano la libertà.
Tutti questi gesti sono anche il modo in cui si cerca di sfuggire al divieto di tenere la veglia a lume di candela che per 30 anni si è celebrata al Victoria Park, raccogliendo fino a 180mila partecipanti.
Ufficialmente, il divieto della veglia è dovuto a motivi “sanitari”, essendo proibito ogni assembramento con più di 8 persone. Ma per gli organizzatori della veglia – l’Alleanza a sostegno dei movimenti patriottici e democratici della Cina – è evidente che questa è una scusa per cercare di eliminare il ricordo del massacro, secondo il volere di Pechino. Tanto più che la settimana scorsa il parlamento cinese ha votato per una legge da imporre alla popolazione di Hong Kong che in nome della sicurezza potrà sopprimere le libertà civili.
Almeno 3mila poliziotti in tenuta anti-sommossa sono stati ingaggiati per fermare i tentativi di manifestazioni. Essi hanno il compito di cacciare le persone dal Victoria Park che pur essendo radunati a gruppi di otto, saranno considerati dalla polizia come un gruppo unico, che viola la legge. Organizzatori e avvocati accusano la polizia di interpretare la legge in modo repressivo e si dicono pronti a pagare la multa prevista. Violare il distanziamento sociale costa 2mila dollari di Hong Kong (circa 230 euro) ad ogni partecipante e 25mila dollari (circa 2878 euro) e sei mesi di prigione per gli organizzatori.
La richiesta di democrazia dei giovani cinesi di 31 anni fa è sentita in continuità con le manifestazioni per la democrazia che da un anno si susseguono nel territorio, dopo il tentativo del governo di far passare una legge per l’estradizione. Ieri sera, un gruppo di attivisti ha celebrato una memoria di Tiananmen a lume di candela, davanti alla prigione di Lai Chi Kok, dove sono reclusi molti degli arrestati in questi mesi.
Paul Wang