L’avanzata di atei e islamici. In dieci anni gli anglicani calano di quasi sei milioni. I musulmani crescono, ma i non credenti sono secondi in classifica
di Andrea Morigi, da Libero , Mercoledì 30 Novembre 2022, Pagina 15
I cristiani sono una minoranza una maggioranza relativa per chi preferisce consolarsi – che in dieci anni ha conosciuto un declino che l’ha portata dal 59,3% al 46,1% della popolazione in Inghilterra e in Galles. Tutto certificato dall’Ufficio Nazionale di Statistica britannico, che ha pubblicato ieri il censimento sull’appartenenza religiosa di una parte dei sudditi di Sua Maestà Carlo III. Se fossero stati presi in considerazione anche gli irlandesi dell’Ulster e gli scozzesi, magari il risultato sarebbe stato diverso. La tendenza alla scristianizzazione della società c’è, comunque.
Ce n’eravamo accorti anche di qua dalla Manica, seguendo le dinamiche interne dei Conservatori britannici, che esprimono attualmente il premier di religione indù Rishi Sunak, mentre i Laburisti londinesi sono riusciti a far eleggere un sindaco islamico, Sadiq Khan. In realtà i numeri indicano che la sfida arriva dal secolarismo. Il crollo dell’appartenenza ecclesiale- benché non venga fatta distinzione fra anglicani, cattolici o protestanti – indicato in calo del 12,1% corrisponde a una crescita speculare di atei, agnostici e senza Dio, pari al 37,2% (contro un 25,2% del 2011, con un incremento del 12%).
È ipotizzabile che non si tratti di un travaso puro e semplice di coloro che risposero di essere cristiani in un indistinto calderone dell’agnosticismo. Anche perché le cifre parlano chiaro: se nel censimento del 2011 erano stati scovati 33 milioni 268.056 cristiani, in quello dell’anno scorso ci si è fermati a 27.552.672. Ne mancano all’appello 5 milioni 715.384. Alcuni di loro saranno anche deceduti e quindi potenzialmente traslati dalla Chiesa militante a quella trionfante.
IL BOOM DELL’ATEISMO Il dato più significativo riguarda comunque coloro che dichiarano di non avere nessuna fede: erano 14 milioni 115.359 dieci anni fa e ora sono 22 milioni 162.062. A conti fatti hanno visto la loro consistenza crescere di 8 milioni 46.703 persone. Anche se condividono solo una dimensione terrena priva di speranza soprannaturale.
Di certo, la concorrenza delle altre confessioni sembra debole. I musulmani effettivamente passano dal 4,9 al 6,5% che corrisponde a una crescita pari a poco più di un milione di persone, che porta la consistenza numerica della comunità islamica inglese e gallese a 3 milioni 868.133 persone, mentre gli induisti salgono dall’1,5 all’1,7%, superando perla prima volta il milione di membri. Non sembrano movimenti eclatanti quanto il fenomeno dell’abbandono delle chiese, che lo studioso inglese Philip Jenkins aveva già rilevato ben più di dieci anni fa, descrivendo la graduale sostituzione delle vecchie parrocchie anglicane in luoghi di culto per denominazioni cristiane autocefale e prevalentemente di origine africana.
Alla Chiesa d’Inghilterra, la prospettiva della scomparsa sembra non fare né caldo né freddo. Stephen Cottrell, arcivescovo di York, ha affermato che il Paese «si è lasciato alle spalle l’epoca in cui molta gente si identificava quasi automaticamente come cristiana», si legge sul Telegraph. «La Chiesa cristiana esiste per condividere la buona novella di Gesù Cristo, servire il prossimo nostro e portare speranza a un mondo turbato», ha aggiunto l’arcivescovo, «questo è quello che abbiamo fatto per duemila anni, in tempo di guerra e pace, difficoltà e abbondanza, risorgenza e declino ed è quello che dobbiamo fare oggi più che mai». «Non è una grande sorpresa che il censimento mostri meno gente in questo Paese che si identifica come cristiana rispetto al passato ma comunque ci lancia la sfida non solo di credere che Dio costruirà il suo Regno in Terra ma anche di fare la nostra parte nel far conoscere Cristo», ha concluso il prelato anglicano. Un’analisi del processo di scristianizzazione, gli suggerirebbe semmai che si è spezzato il legame fra credere, appartenere e comportarsi di conseguenza. I sociologi di lingua inglese, a partire da Grace Davie, rappresentano così le dimensioni religiose: believing, belonging, behaving. Nel magistero della Chiesa cattolica, si individua la causa della crisi nella frattura fra la fede e la vita. ©️ RIPRODUZIONE RISERVATA.