La dottrina del concilio di Firenze (1439) nel Battesimo di Cristo di Piero della Francesca.
di Michele Brambilla
Il 10 gennaio si celebra la festa del Battesimo di Cristo. La commemorazione del battesimo di Gesù nel fiume Giordano, istituita come festa autonoma nel 1970, è storicamente legata alla solennità dell’Epifania e spinge i fedeli a pensare alla propria immersione nel mistero di Cristo. Come riportano i Vangeli, non appena san Giovanni Battista versò l’acqua sul capo di Gesù si udì la voce del Padre e si manifestò anche lo Spirito Santo, sotto forma di colomba.
La teofania avvenuta sulle rive del Giordano ha ispirato i pittori cristiani fin dalle catacombe, ma l’opera che viene comunemente utilizzata per illustrare il grande mistero è il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca (1415-92), una pala di dimensioni ragguardevoli (167×116 cm) realizzata tra il 1448 e il 1450.
Il Battesimo doveva essere originariamente la parte centrale di un trittico, dipinto in un clima segnato dalla forte emozione suscitata dal concilio di Firenze (1439), che aveva visto convergere nella città italiana vescovi occidentali e vescovi orientali, il Papa Eugenio IV (1431-47) e l’imperatore bizantino Giovanni VIII Paleologo (1425-49). I tre angeli collocati alla sinistra della composizione alluderebbero proprio all’assise fiorentina: essi si stringono le mani in segno di rinnovata alleanza e uno di loro indossa una corona d’alloro, segno fin dai tempi dei Cesari della dignità imperiale. I tre angeli sono anche il modo tradizionale di raffigurare la SS. Trinità: Piero della Francesca riprodurrebbe così, attraverso l’intreccio delle mani, la formula del Credo niceno-costantinopolitano che riguarda la processione dello Spirito Santo dal Padre e dal Figlio: et ex Patre Filioque procedit. Il Filioque fu aggiunto spontaneamente in ambito franco nel IX secolo, senza una vera discussione teologica, ed era diventato uno dei principali motivi di attrito tra Roma e Costantinopoli, ma nel 1439 i rappresentanti greco-ortodossi l’avevano ufficialmente convalidato.
Al centro della pala c’è ovviamente Gesù, sormontato dalla colomba dello Spirito Santo. Il Padre non è raffigurato esplicitamente: tra le fronde dell’albero che fa ombra a Gesù sembra di intravedere una luminescenza dorata. Cristo è frontale, etereo nella coloritura rosea dell’incarnato e solenne nella gestualità. Piero si ispira alle icone bizantine, ma si distanzia dal modello disegnando un corpo nudo, anatomicamente perfetto, con i piedi ben piantati a terra. Non c’è solo la gloria trascendente, ma anche la fisicità dell’Incarnazione.
La nudità, celata solo da un perizoma, rimanda anche alla crocifissione: Cristo è l’Emmanuele, il Dio-con-noi che si mette in fila con i peccatori per iniziare a redimerli. Alla destra di san Giovanni, che regge una conchiglia dorata e fa uno scatto verso il Cugino per compiere il gesto liturgico, si nota proprio un gruppo di penitenti che attendono il loro turno. Uno di essi ha cominciato a spogliarsi e si protende verso l’acqua trasparente, che riflette il paesaggio.
Il fiume, che sembra quasi un laghetto, si ferma ai piedi di Cristo: con Gesù finisce la prefigurazione (il battesimo che dava Giovanni era un semplice gesto penitenziale, nell’attesa del ministero pubblico del Messia) e inizia la realtà del Sacramento.
Sabato, 9 gennaio 2021